Capitolo 8

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Dopo che lui si allontanò, rimasi per qualche istante immobile, con il cuore che ancora batteva forte. Mi sentivo confusa e vulnerabile, ma anche incredibilmente attratta da quell'aura misteriosa che lo circondava. Scossi la testa, cercando di liberarmi di quei pensieri. Non volevo permettergli di occupare tanto spazio nella mia mente.

Decisi di rientrare dentro la villa, sperando di trovare Martina, Andrea o Zayn. Mi aggirai tra la folla, ma di loro non c'era traccia. Il frastuono della musica e le voci dei ragazzi intorno a me creavano un'atmosfera ovattata, come se fossi separata dal resto del mondo.

"Chissenè," mormorai tra me e me, lasciando che la musica mi conquistasse. Se non potevo trovare i miei amici, avrei comunque trovato un modo per divertirmi. Un'altra cosa che amavo fare, forse quanto la lettura, era ballare. Ero sempre stata brava a muovermi al ritmo della musica, e ballare mi dava una sensazione di libertà che poche altre cose riuscivano a darmi.

Mi infilai in mezzo alla pista, iniziando a muovere i fianchi in modo naturale, lasciando che la musica guidasse ogni mio movimento. Il ritmo era coinvolgente, i bassi vibravano attraverso il mio corpo, e per un momento dimenticai tutto: il liceo, i bulli, quel ragazzo misterioso. C'ero solo io e la musica.

Mentre ballavo, persa nel movimento, sentii improvvisamente uno sguardo bruciante addosso. Era un calore che mi attraversava la pelle, facendomi rabbrividire. Non c'era bisogno di girarmi per sapere chi fosse. Quel contatto visivo era così intenso da farmi sentire nuda, come se potesse leggere ogni mio pensiero.

Continuai a ballare, ma il mio corpo ora era consapevole di quella presenza, di quegli occhi che non mi lasciavano un secondo di tregua. Ogni movimento era un misto di sfida e di abbandono, come se ballassi per lui, come se cercassi di scoprire fino a che punto avrei potuto spingerlo.

Era lì, in un angolo della sala, immerso nella penombra, ma il suo sguardo mi trovava comunque, mi trafiggeva. C'era qualcosa di magnetico in lui, qualcosa che mi spingeva verso l'ignoto, verso un'emozione che non avevo mai provato prima. Sentivo il mio respiro accelerare, il cuore battere ancora più forte. Ero sopraffatta da quella sensazione, come se fossi caduta in una trappola di cui non riuscivo a trovare l'uscita.

Poi, in mezzo alla folla, finalmente intravidi Martina. Le luci intermittenti mi permisero di riconoscere la sua figura che ballava poco lontano. Con uno sforzo, mi staccai da quell'intensità travolgente e la raggiunsi. Nonostante tutto, quello sguardo non mi abbandonava, continuava a bruciarmi la pelle anche se non lo vedevo più.

"Martina!" la chiamai, mentre mi avvicinavo. Lei mi sorrise, e senza dire nulla, iniziammo a ballare insieme. Era bello avere la sua compagnia, sentirmi parte di qualcosa. Martina era una ragazza spensierata, e il suo modo di muoversi era leggero, senza preoccupazioni.

Ma mentre ballavamo, ogni fibra del mio corpo sentiva ancora quel legame invisibile con lui. Mi sforzavo di concentrarmi sulla musica, sui movimenti, ma c'era sempre quella sensazione di essere osservata, studiata. Era come se quel ragazzo fosse in grado di legarmi a lui con la sola forza del pensiero, e io non sapevo come reagire.

Con Martina accanto, la serata sembrava più normale, più tranquilla. Ridevamo, ci divertivamo, ma non potevo ignorare quel peso sul petto, quella consapevolezza che lui era ancora lì, da qualche parte, a guardarmi. E non sapevo se mi spaventava di più la sua presenza o la mia reazione a essa.

In quel momento capii che quella sera non sarebbe stata solo una festa come tante altre. C'era qualcosa di diverso nell'aria, qualcosa che stava per cambiare. E io, per quanto volessi resistere, non ero sicura di essere pronta a ciò che sarebbe venuto.

Devo scoprire chi è quel ragazzo.

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