Dopo una giornata intensa e il confronto inaspettato con il gruppo di bulli, ero stanca, sia fisicamente che mentalmente. Martina, Andrea ed io ci stavamo dirigendo verso l'uscita del Collodi. Il sole stava calando, gettando lunghe ombre sul cortile mentre camminavamo lentamente, parlando di tutto e di niente, cercando di allentare la tensione accumulata durante la giornata.
"Allora, Liyana," iniziò Martina, con quel suo tono vivace che avevo già imparato a riconoscere. "Domani sera ci sarà una festa a casa di Alessandro. È uno dei ragazzi del quarto anno, e le sue feste sono sempre spettacolari. Ci piacerebbe molto se venissi anche tu."
Sospirai leggermente, sentendo un'ondata di esitazione avvolgermi. L'idea di trovarmi in mezzo a una folla di ragazzi che probabilmente non conoscevo e che magari mi avrebbero guardata con lo stesso disprezzo di quel gruppo in aula mi faceva sentire nervosa. Dopo quello che era successo oggi, l'ultima cosa che desideravo era mettermi in una situazione simile.
"Non lo so, Martina," risposi, mordicchiandomi il labbro inferiore. "Non credo di essere pronta per una festa... specialmente dopo tutto quello che è successo oggi."
Martina mi guardò con comprensione, ma non sembrava intenzionata a mollare. "Capisco come ti senti, davvero. Ma pensa a questa festa come a un'opportunità. Non tutti qui sono come quei cretini. Anzi, la maggior parte delle persone è davvero carina e non vede l'ora di conoscerti."
Andrea intervenne, con il suo tono calmo e rassicurante. "Potrebbe essere una buona occasione per farti conoscere in un ambiente più rilassato, senza la pressione delle lezioni o degli sguardi in aula."
Esitai, giocherellando con la tracolla dello zaino. "È solo che... non so se sono pronta a farmi vedere da tutti. E se quegli stessi ragazzi fossero alla festa? Non voglio ritrovarmi in una situazione simile."
"Non possiamo garantire che non ci saranno," ammise Martina, "ma possiamo garantirti che noi saremo lì con te. Non dovrai affrontare niente da sola. E poi, ci sarà anche tanta altra gente, potresti divertirti. Alla fine, è solo una festa."
Rimasi in silenzio per un momento, riflettendo sulle sue parole. C'era una parte di me che voleva dire di no, rifugiarsi nel comfort della mia stanza e fingere che questo primo giorno non fosse mai successo. Ma c'era anche un'altra parte, più piccola ma persistente, che mi diceva che forse andare alla festa poteva aiutarmi a spezzare il ghiaccio, a trovare il mio posto in questa nuova scuola.
"Ci penserò," dissi infine, cercando di non sembrare troppo incerta. "Non prometto niente, ma... ci penserò."
Martina sorrise, soddisfatta di aver ottenuto almeno una possibilità. "Perfetto! E se decidi di venire, prometto che ci divertiremo un sacco."
Con un cenno d'intesa e un saluto veloce, ci dirigemmo verso le nostre rispettive uscite. Quando raggiunsi la zona parcheggi, vidi Zayn appoggiato alla sua macchina, chiacchierando con due ragazzi che non conoscevo.
"Liyana!" Zayn mi salutò con entusiasmo, facendo segno ai due di voltarsi verso di me. "Vieni, voglio presentarti due amici."
Mi avvicinai, notando che entrambi i ragazzi sembravano gentili e rilassati. Il primo, un ragazzo alto dai capelli scuri, mi sorrise. "Ciao, io sono Damiano."
"E io sono Fabio," aggiunse l'altro, più basso e con capelli altrettanto scuri.
"Piacere di conoscervi," risposi con un sorriso leggero, cercando di scrollarmi di dosso il peso della giornata.
"Damiano e Fabio sono compagni di classe miei e pensavano di andare alla festa domani sera," spiegò Zayn. "Te ne ha già parlato qualcuno, immagino?"
"Sì, Martina mi ha invitato," dissi, cercando di non suonare troppo indecisa. "Ma non so ancora se ci andrò."
Damiano annuì comprensivo. "Le prime feste sono sempre un po' strane quando non conosci nessuno, ma se decidi di venire, ci sarà anche Zayn. E non sei obbligata a restare tutta la sera, puoi sempre andare via quando vuoi."
"Grazie," risposi, apprezzando la sua gentilezza. "Ci penserò."
Dopo aver salutato Damiano e Fabio, Zayn ed io ci infilammo in macchina. Il viaggio di ritorno fu tranquillo all'inizio, con solo il suono della radio a riempire il silenzio. Ma sapevo che Zayn non avrebbe resistito a lungo senza chiedermi come fosse andata la mia giornata.
"Allora, com'è stato il primo giorno?" chiese infine, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
"È stato... intenso," ammisi. "Ho conosciuto un paio di persone simpatiche, ma ho avuto anche un incontro piuttosto spiacevole con alcuni ragazzi."
"Che è successo?" Zayn chiese subito, la sua voce diventata seria.
Gli raccontai del gruppo che mi aveva insultata, del loro atteggiamento sprezzante e delle cose che avevano detto. Mentre parlavo, sentii la rabbia crescere dentro di me, una rabbia che avevo cercato di reprimere per tutto il giorno.
Zayn strinse le mani sul volante, visibilmente infastidito. "Quei tipi non valgono nulla. Mi dispiace che tu abbia dovuto affrontare questo il primo giorno. Purtroppo, in ogni scuola ci sono sempre degli idioti."
"Lo so," risposi con un sospiro. "Ma è stato difficile non prenderla sul personale."
"Certo che lo è," disse Zayn, il tono rassicurante. "Ma non devi lasciarti abbattere. Non possono farti del male se non glielo permetti."
Annuii, apprezzando le sue parole. Poi gli parlai della festa, di come Martina e Andrea mi avessero invitata e del mio dilemma se andare o meno.
"Damiano mi ha detto che ci sarebbe andato," commentò Zayn. "Sembra che sarà una festa piuttosto grande. Potrebbe essere un buon modo per socializzare un po'. Ma se non te la senti, non c'è problema. Puoi sempre saltarla."
Ci pensai per un momento, poi scrollai le spalle. "Forse dovrei andare. Non posso evitare tutti per sempre."
"Questo è lo spirito," disse Zayn, lanciandomi un sorriso incoraggiante. "E se decidi di andare, io ci sarò. Non sarai sola."
Il resto del viaggio fu tranquillo, con noi che parlavamo di argomenti più leggeri per distrarci dalle tensioni del giorno. Quando finalmente arrivammo a casa, mi sentii più calma, anche se una leggera inquietudine continuava a serpeggiare dentro di me.
Dopo cena, mi ritirai nella mia stanza, il posto dove mi sentivo più al sicuro. Mi sdraiai sul letto, fissando il soffitto mentre la giornata ripassava davanti ai miei occhi. Mi sentivo sopraffatta da tutto ciò che era accaduto, dalle nuove conoscenze agli insulti gratuiti, fino all'invito alla festa.
Era solo il primo giorno, e già mi sembrava di essere passata attraverso una montagna russa di emozioni. Chiusi gli occhi, cercando di mettere ordine nei miei pensieri. Forse andare alla festa poteva essere un modo per iniziare a far parte di questo nuovo mondo. O forse sarebbe stato solo un'altra occasione per sentirmi fuori posto.
Mentre il sonno iniziava a farsi strada, decisi che avrei preso una decisione domani. Per ora, avevo bisogno di riposare. Ero appena all'inizio di un viaggio, e sapevo che avrei avuto molte altre sfide da affrontare lungo la strada.