Capitolo 2

1K 23 1
                                    

Quando arrivammo davanti alla nostra nuova casa, mi sorpresi. Non era la villa imponente che mi aspettavo, ma una casa modesta, più piccola rispetto alle altre che avevamo visto lungo la strada dei Parioli. Nonostante la sua semplicità, aveva un aspetto accogliente, con la facciata di un tenue color crema e alcune piante rampicanti che decoravano le pareti.

Il giardino era piccolo ma curato, con un vialetto di ghiaia che conduceva all'ingresso principale. Aprii la porta e, appena entrata, notai che l'interno, pur essendo semplice, emanava un calore rassicurante. Il pavimento in legno scricchiolava leggermente sotto i piedi, e il soggiorno, illuminato dalla luce soffusa delle lampade, aveva un aspetto confortevole con mobili in legno scuro e un paio di poltrone vecchie ma ben tenute.

"È diversa dalla casa di Milano, vero?" chiese mia madre, guardandomi con un sorriso.

"Sì," risposi, osservando attentamente ogni dettaglio. "Ma ha un certo fascino."

"Ecco perché l'abbiamo scelta," aggiunse mio padre. "Volevamo un posto più raccolto, dove poterci concentrare davvero su quello che conta."

Annuii, apprezzando la loro scelta. Anche se era modesta rispetto agli standard del quartiere, c'era qualcosa in quella casa che mi faceva sentire meno estranea.

"Vieni, ti faccio vedere la tua stanza," disse mamma, guidandomi su per la scala di legno che cigolava leggermente a ogni passo.

La mia camera si trovava al primo piano. Era piccola, ma luminosa, con una finestra che dava su un angolo del giardino. Il letto, coperto da una coperta di lana dai colori tenui, occupava buona parte della stanza, e accanto ad esso c'era una scrivania semplice ma funzionale. C'era anche un armadio abbastanza capiente e qualche scaffale per i miei libri.

"Non è grande, lo so," disse mamma osservando la stanza, "ma penso che qui potrai sentirti a casa."

"Mi piace," risposi sinceramente. Dopo anni passati in una casa molto più grande, apprezzavo la semplicità e l'intimità di questo nuovo spazio.

Iniziai subito a sistemare le mie cose. Ogni oggetto che disponevo nella stanza sembrava riempirla di un po' della mia vecchia vita, ma allo stesso tempo dava a quel nuovo ambiente un senso di appartenenza. Mentre riponevo i miei vestiti nell'armadio e sistemavo i libri sugli scaffali, cominciavo a sentirmi più a mio agio. Forse, pensai, poteva essere davvero un nuovo inizio.

Dopo aver finito di sistemare, scesi in cucina, dove tutta la famiglia si era riunita per la cena. La cucina, come il resto della casa, era modesta ma ben organizzata, con una tavola apparecchiata in modo semplice e una luce calda che rendeva l'ambiente accogliente.

Mamma aveva preparato un pasto casalingo: una zuppa calda, insalata e pane fatto in casa. Ci sedemmo intorno al tavolo, e subito si cominciò a chiacchierare.

"Mi sembra ieri che camminavamo per queste strade da fidanzati," disse papà, sorridendo a mamma. "Ci conoscevamo tutti qui, sai? Ogni angolo ha una storia."

Mamma annuì, i suoi occhi scintillanti di nostalgia. "E ogni storia è legata a un ricordo speciale," aggiunse lei. "Ricordo le passeggiate serali lungo le strade alberate, e il piccolo caffè dove ci fermavamo sempre per un dolce. Mi manca quel posto."

"E ti ricordi della gelateria?" intervenne papà, ridendo. "Facevano il miglior gelato di Roma."

Zayn ed io ascoltavamo in silenzio, immersi nei racconti dei nostri genitori. Mi faceva piacere sentirli parlare di quei tempi felici, ma allo stesso tempo non potevo fare a meno di sentire un po' di invidia per quella serenità che sembrava appartenergli così naturalmente.

"Domani sarà una giornata importante per voi due," disse papà, cambiando argomento. "Il primo giorno di scuola in un posto nuovo non è mai facile, ma sono sicuro che andrà tutto bene."

"Cercheremo di farci degli amici," disse Zayn con un tono più ottimista del mio, anche se sapevo che anche lui era nervoso.

"Sì, farò del mio meglio," aggiunsi io, cercando di nascondere la mia ansia. La scuola era sempre stata una sfida per me, e l'idea di dover ricominciare da capo mi spaventava.

Dopo cena, mentre mamma e papà continuavano a raccontare aneddoti del loro passato ai Parioli, Zayn ed io ci ritirammo nelle nostre stanze per prepararci al giorno successivo. Mi infilai sotto le coperte, stanca ma incapace di smettere di pensare a cosa mi aspettava il giorno dopo.

Roma era un mistero per me, un luogo pieno di possibilità ma anche di incognite. Chiusi gli occhi, cercando di calmare i pensieri. Forse, questa nuova vita avrebbe avuto qualcosa di buono da offrirmi, anche se per ora l'incertezza sembrava prevalere. Sapevo che l'indomani sarebbe stato l'inizio di qualcosa di nuovo, e anche se avevo paura, non potevo sfuggire al cambiamento.

Così, nel silenzio della mia nuova stanza, cercai di convincermi che, in fondo, un nuovo inizio poteva essere esattamente quello di cui avevo bisogno.

STILL FIGHTINGDove le storie prendono vita. Scoprilo ora