9 luglio 1810, castello dei duchi di Sassonia
Heinrich guardò le pedine degli scacchi che gli erano rimaste, deglutendo appena perché sapeva che stava perdendo.
Il ragazzo di dieci anni più grande gli fece un sorriso d'incoraggiamento, non volendo che il fratello minore si scoraggiasse subito.
"Albert! Così non vale, vinci sempre tu!" ammise il ragazzino, mettendo le braccia conserte e guardando di lato, evidentemente triste poiché era la decima volta che stava perdendo contro suo fratello.
Heinrich non era il primogenito della famiglia, anzi, era il disperato tentativo di suo padre e sua madre di avere un degno erede per il ducato. Menomale che dopo di lui erano venuti altri fratelli, altrimenti se fosse morto ci sarebbe stata una duchessa, e non un duca al potere, con la conseguenza di una possibile invasione di territorio da parte degli altri ducati tedeschi per avere più terreno e più prestigio.
Certo, si sarebbe tenuto un matrimonio che avrebbe conciliato due famiglie potenti e assai nobili, ma i sassoni, da brava gente del nord della Prussia, odiava dover sottostare ad un altro ducato.
Albert era il primogenito, suo padre era stato felicissimo quando la levatrice gli aveva dato la buona novella, ma si dovette ricredere quando vide il bambino per la prima volta: il piccolo pesava pochissimo, sembrava uno scheletrino ed aveva le gambe deformi, con dei piedi minuscoli che non gli avrebbero mai permesso di camminare.
Pensò che fosse una maledizione, la punizione divina per aver sposato in giovane età la sua attuale moglie. Lei aveva soli diciassette anni, mentre lui diciannove, e si erano sposati circa un anno prima.
Il bambino scalpitava ed urlava, come se fosse sorpreso di essere venuto al mondo nonostante tutti i suoi difetti.
L'anno dopo nacque una bambina, e gli anni dopo ancora nacquero altre bambine: dopo sette figlie femmine il duca di Sassonia aveva perso le speranze di avere un erede maschio ed in buona salute, poiché Albert ogni anno che passava stava sempre peggio.
Un mese dopo che era nato gli avevano diagnosticato la terribile malattia conosciuta come emofilia, dunque non si sarebbe dovuto fare alcun male, se non avesse voluto morire.Suo padre e sua madre avevano attrezzato il castello affinché il bambino non si facesse alcun taglio o graffio e giocasse in tutta tranquillità, al riparo dalle spade giocattolo o dai coltelli. Quando veniva servito il pesce o la carne, dei servitori gliela servivano già tagliata, ed il bambino si sentiva anormale, oltre che imbarazzato.
Gli anni passarono, e finalmente il duca ebbe un figlio maschio sano e forte. Albert non provò un minimo di gelosia nei confronti del fratello, anzi, fu il primo a tenere tra le braccia il neonato urlante e a riempirlo di baci.
Ovviamente Albert era costretto a stare su una sedia a rotelle dato che i suoi piedi erano troppo piccoli per sorreggere tutto quel peso che era il suo corpo. Vi fu sin da subito un'intesa fraterna, ed Albert faceva il possibile per rendere felice il fratello minore, anche se fra di loro vi erano dieci anni di differenza.
Heinrich era contento di avere un fratello speciale, anche se notava che la sua salute diventava sempre più cagionevole con il tempo, mentre il suo corpo stava diventando fragile.
Un giorno, quando Heinrich aveva sette anni, le domestiche che si prendevano cura di suo fratello notarono che egli non riusciva più ad alzarsi nemmeno per sedersi sulla sedia a rotelle, ma era quasi "incollato" al letto.Il bambino corse subito da lui per confortarlo, mentre Albert posò una mano sui capelli castani e arruffati del piccolo, come per rassicurarlo. Non aveva perso l'uso delle mani e riusciva a girare la testa, ma il resto del suo corpo era definitivamente paralizzato.
Sembrava che vi fosse un limite alle sciagure, ma dopo tre anni la carnagione di Albert diventò più chiara, assumendo lo stesso tono di quella di un cadavere. Le sue sorelle gli fecero tante battute, poiché ammettevano che il poveretto era sempre stato un cadavere, ma speravano che avrebbe superato anche questa sfida. Albert Augustus Emmanuel Friedrich aveva sempre lottato per la vita, e nonostante i suoi vari acciacchi e la salute cagionevole, se l'era sempre cavata con successo.
Purtroppo, la malattia che gli avevano diagnosticato i dottori non era legata al tifo, né era un sintomo della gotta o epilessia, ma era leucemia.
L'emofilia gli era peggiorata così tanto da farlo paralizzare, e le cellule si erano ammalate, facendogli venire quella patologia che lo avrebbe portato alla morte.Tornando a quel pomeriggio, Heinrich si congratulò con il fratello, per l'ennesima vincita, per poi salutarlo, poiché doveva tornare a studiare per l'esame che avrebbe svolto a settembre:
"A domani fratellone" gli sussurrò, dandogli un dolce e tenero bacio sulla fronte prima di allontanare le labbra dalla sua pelle. Il fratello maggiore, contraendo la faccia in un sorriso, lo fece avvicinare di nuovo, per potergli schioccare vari baci sulle sue guanciotte ancora da bambino."Hen, mi raccomando, quando sarai grande sii un bravo duca, e cerca di non trattare male i tuoi figli, come invece fa papà. Prenditi cura della mamma, le sorelle e i fratellini, non lasciarli mai da soli e fa ricordare loro che io resterò sempre nei loro cuori."
Il ragazzo di vent'anni scoppiò a piangere, conscio che non sarebbe vissuto a lungo, ma quelle sarebbero state le sue ultime ore. Heinrich lo strinse forte forte e gli accarezzò il petto, scoppiando a piangere anche lui, non volendo che il suo caro fratellone morisse per un brutto male che non si riusciva a curare.
Si asciugò le lacrime con la manica della sua giacca, vedendo per l'ultima volta, prima che passasse all'altro mondo, il viso di suo fratello: i capelli mossi, quasi ricci si posavano con leggerezza sulla sua fronte, mentre i bellissimi occhi azzurri erano chiusi per via del pianto. La bocca carnosa era contratta in una smorfia, e la lunga camicia da notte bianca nascondeva il corpo del ragazzo, che era diventato leggero come una piuma.
Si soffermò anche sui suoi piedi deformi, prima di scappare via dalla stanza, per poter piangere in solitudine nella sua cameretta e sbattere forte contro il muro tutti i libri che teneva sopra la scrivania, crollando addormentato sul suo letto a causa della stanchezza e del pianto.
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DEUTSCHE STUPOR MUNDI
Historical Fiction"Non è facile essere un albino e il figlio ereditario di un duca, soprattutto se costui ti odia e non riesce mai a guardarti negli occhi" Frederick Albert è un ragazzino curioso, affascinato dai libri e sempre desideroso di imparare. Nato prematuro...