Heinrich salì lentamente le scale che conducevano al piano superiore e alla camera degli sposi, senza proferire una parola.
Quella mattina era uscito insieme a suo fratello minore, il maggiordomo della villa ed altri suoi fedelissimi amici per andare ad ammazzare il cinghiale che stava terrorizzando l'intero villaggio, in quanto aveva distrutto tutti i raccolti e spaventava gli animali, in particolar modo le galline e le oche.
Nella sua furia devastatrice aveva ammazzato alcuni tra questi volatili, e minacciava l'economia dell'intero paese.
Heinrich aveva deciso di ammazzarlo senza troppi se e ma: non voleva che gli abitanti del villaggio organizzassero una rivolta contro egli stesso per non averli protetti dalla fauna della sua tenuta di caccia ed avrebbe gradito mangiare un po' di cinghiale in umido, in quanto non lo mangiava dall'estate scorsa.
Avevano accerchiato l'animale ed Heinrich gli aveva sparato varie volte sul muso e sul torace, dandogli il colpo di grazia con un coltellaccio da macellaio che si portava sempre dietro quando andava a caccia. Aveva guardato l'animale con odio e lo aveva accoltellato come se avesse dovuto uccidere una persona vera. In quel cinghiale aveva rivisto suo padre, che non aveva fatto niente per salvare il suo amato fratello maggiore, ma lo aveva lasciato morire come se fosse una bestia.
Odiava diventare padre, ma lo avrebbe dovuto fare per il bene del ducato e per non farlo cadere in mano di uno straniero.
Dopo aver accoltellato la povera bestia ed averla ridotta a brandelli, sfigurandola completamente, aveva deciso di cacciare altra selvaggina, di modo che la sera stessa avrebbero potuto festeggiare con una bella grigliata di carne e con litri di birra prussiana, finendo addormentati sul pavimento dopo aver cantato a squarciagola le canzoni tradizionali.
Ritornò a palazzo solo dopo che la sua rabbia si fu affievolita, ma appena vide Helene che era ad aspettarlo sulle scale, gli vennero molti dubbi. Di sicuro vi starete chiedendo perché a quell'uomo vendicativo gli vennero dei dubbi solo guardando sua moglie, ma Heinrich la conosceva bene e sapeva che lei non sarebbe corsa mai giù al salone di ingresso a salutarlo, ma si sarebbe chiusa in camera, come una reclusa, per poter disegnare e dipingere nella più completa tranquillità.
Il duca decise comunque di non aver visto niente e un sorrisino comparve sulla sua faccia da bastardo, esortandola poi a seguirlo e a raccontargli tutto quello che aveva fatto durante quella mattina.
Si accorse che Helene era molto strana: si guardava attorno con circospezione, deglutiva ogni cinque secondi ed aveva appoggiato quella maledetta mano destra sulla sua pancia, iniziando ad accarezzarla.
L'avrebbe sistemata bene lui, le avrebbe ricordato che era stata una moglie cattiva e che aveva disubbidito al proprio padrone, inoltre l'avrebbe minacciata che avrebbe dovuto abortire, altrimenti avrebbero divorziato. Ci mancava uno stupido moccioso che avrebbe pianto tutto il giorno e che avrebbe sbavato sul pavimento!
I bambini neonati per lui erano la cosa più ripugnante che il Signore aveva creato, non sapevano fare altro se non lamentarsi, succhiare avidamente il latte dal seno della propria madre e dire parole senza senso, volendo imitare i genitori.
Il suo rapporto con queste creaturine era cambiato da quando suo fratello Albert era morto per via della leucemia e sua madre, pochi mesi dopo, diede alla luce un bambino albino ed alquanto paffuto.
Gli tornò alla mente il giorno in cui era nato quel piccolo rospo: già nelle prime ore di vita si era appiccicato al seno di sua madre per poter mangiare e per poter, a detta sua, succhiare tutta la linfa vitale che aveva dentro il suo corpo, aveva aperto gli occhi sì e no tre volte mentre aveva dormito beato per quasi tutto il tempo, tempo in cui non mangiava.
Quel piccolo bastardo, che avevano chiamato Isaiah, lo aveva guardato per vari minuti senza dire una parola, anzi, sempre a detta sua aveva assottigliato gli occhi quasi lo stesse sfidando.
Heinrich uscì dalla stanza dopo pochi minuti, deciso a compiere la vendetta su quel piccolo fagottino che non aveva altri peccati se non quello originale.
Quella stessa notte, dopo che la balia gli rimboccò le coperte e spense la luce delle candele del lampadario, sgattaiolò fuori dalla stanza, prendendo un coltellino che suo padre gli aveva regalato per il suo ottavo compleanno.Non aveva mai creduto che quel coltellino gli sarebbe servito, in quanto ad otto anni aveva pensato solamente a giocare con i soldatini e a nascondino con le sue sorelle maggiori, e non ad intagliare il legno. Aveva iniziato a comporre delle graziose figure in legno due mesi dopo la morte di Albert, e sua madre credette che lo facesse solo per gioco, e non per sfogare tutta la sua rabbia repressa.
Entrò facilmente nella stanza del bambino, sperando che la sua balia non si accorgesse della sua presenza. Guardò per vari minuti quella creaturina dormiente, che stringeva i pugnetti e che aveva un'espressione angelica sul viso, per poi prendere il coltellino e sfregiargli la faccia con un lungo taglio che andava dalla tempia sinistra fino alla guancia destra, e che passava per il naso.
Rise nel toccare con la punta della lama la carnagione lattea del fratellino, il quale singhiozzò, senza riuscire a piangere da quanta paura gli incuteva il fratello. Heinrich assomigliava in quel momento ad uno di quei malati che ricoveravano in manicomio: la sua faccia era contratta in un sorrisino malefico ed i suoi occhi erano spalancati come quelli di un serial killer: sicuramente avrebbe fatto paura anche a Jack lo squartatore, sebbene non fosse ancora nato.
"Bastardo non mi sfidare più o ti taglio la gola come faccio con i conigli."
sussurrò lettera per lettera al povero bambino, il quale si mise a piangere come una fontana poiché sentiva il sangue corrergli lungo tutti i pori facciali dato che aveva una ferita aperta.Heinrich fece in tempo a posare il coltello sul grembiule della balia, per poi tornarsene nella sua stanza senza aver fatto il minimo rumore. Il giorno dopo suo padre decise di cercare il colpevole, ed Heinrich additò subito la colpa sulla povera balia del fratello, la quale venne licenziata e rimpiazzata immediatamente con una nuova.
Il povero fratellino non si sarebbe mai più lamentato di Heinrich, poiché gli faceva una tremenda paura e poiché non voleva procurarsi un'altra cicatrice, magari fatale. Anche Joseph, il fratello che era nato subito dopo Heinrich, ebbe paura di lui e quasi tutti si allontanarono, non volendo la sua compagnia.
Sapevano che non era stata quella povera balia a deturpare la faccia di Isaiah, quindi cercavano di stare alla larga da quel ragazzino malefico.
Isaiah non si era nemmeno presentato al matrimonio di Heinrich, ma l'ormai duca aveva bandito il fratello dal castello perché lo considerava come un parassita.Appena giunse nella camera da letto, prese Helene per un braccio, sbattendola sul materasso e levandosi i guanti:
"Bastarda, quando pensavi di dirmi che eri incinta?"
La guardò con due occhi infuocati e strinse forte i pugni, deciso a punirla mediante le botte.Helene deglutì, cercando di pensare alle parole giuste da dire al suo despotico marito, mentre si lasciava colpire le gambe e le braccia dalla cintura del marito, soffrendo in silenzio e singhiozzando.
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DEUTSCHE STUPOR MUNDI
Historical Fiction"Non è facile essere un albino e il figlio ereditario di un duca, soprattutto se costui ti odia e non riesce mai a guardarti negli occhi" Frederick Albert è un ragazzino curioso, affascinato dai libri e sempre desideroso di imparare. Nato prematuro...