20 agosto 1809
La bambina dai lunghi capelli bianchi e dagli occhi azzurri come il cielo d'estate stava piangendo come una fontana, passandosi di tanto in tanto la mano destra sul bel viso per asciugarsi tutte le lacrime.
Il suo vestitino azzurro e bianco si era bagnato per via del pianto isterico della piccola, la quale si era nascosta dietro una statua dell'immenso giardino del castello che da generazioni apparteneva alla famiglia di suo padre.
Alzò di tanto in tanto lo sguardo, per osservare meglio quella bellissima statua che rappresentava la dea greca della bellezza e dell'amore, Afrodite.
La divinità dell'olimpo era raffigurata insieme al suo amante, Ares, ed i due si stavano scambiando delle effusioni amorose.
Erano entrambi nudi, ad eccezione dell'elmo che indossava il dio della guerra ed i calzari ai piedi.Gli artisti ottocenteschi non riuscirono mai a raggiungere il canone di perfezione che si era raggiunto in età classica, dunque le due divinità erano appoggiate su due colonne di ordine dorico, mentre i loro piedi appoggiavano sulla colonna portante.
Helene si domandò se in futuro sarebbe riuscita a sposare un uomo che l'avrebbe amata per il suo aspetto, che sarebbe stato bello come un dio greco e che l'avrebbe trattata con i guanti.
Lei non era affatto bella come Afrodite, anzi, credeva che i suoi capelli fossero alquanto brutti e che assomigliassero a quelli di una vecchia.
Glielo avevano detto pure le sue cugine, che era brutta: era il motivo per cui si era nascosta dietro la statua a piangere, non volendo che sua madre la vedesse con gli occhi lucidi.Quella mattina non aveva creduto di ricevere delle critiche così brutte: era stata svegliata di buon'ora dalla sua governante, che le aveva spazzolato i lunghi capelli e glieli aveva sistemati con le forcine prima di farle indossare il vestito "alla marinara".
Quasi tutti i bambini benestanti avevano un vestito da marinaio: alcuni lo avevano bianco con le strisce blu, mentre altri lo preferivano azzurro.
Era usanza portare un fazzoletto ben stretto al collo con lo stesso disegno, ma si poteva anche lasciarlo cadere dolcemente sulle spalle."Anne, voglio che le mie cugine mi facciano i complimenti per il vestito e per come mi stanno i capelli, augurami buona fortuna."
La bambina si slanciò tra le braccia della governante, appoggiando le manine sul suo collo.
La dolce domestica le lasciò un bacio sui suoi capelli, che profumavano di miele, mentre le sussurrò all'orecchio destro alcune parole:
"bambina mia, sarete stupenda quando entrerete nel salone. Non fate vedere che stringete troppo la mano di vostro padre, ma siate sicura di fare una buona figura."Le lasciò un secondo bacio sulla fronte, prima di posarla delicatamente a terra, come se fosse stata un oggetto prezioso.
Ad Anne le scoppiò quasi da piangere nel vedere la sua adorata bambina così cresciuta, e si asciugò le lacrime con un fazzolettino. Si spostò poi i capelli rossi dalla fronte, uscendo dalla stanza quando vide entrare il duca nella stanza.Edouard prese la mano destra di Helene, non dopo averle dato due grossi baci. La bambina soffrì il solletico causato dagli imponenti baffi del padre, per poi stringergli forte la mano. Uscì dalla stanza con aria fiera, alzando volutamente la testa e camminando velocemente.
Quando però mise piede nel salone, la situazione iniziò ad essere a suo sfavore.
Le sue cugine, ossia le figlie dei fratelli di suo padre, iniziarono a voltare lo sguardo da un'altra parte, oppure a ridere malevole.
Lei cercò di mantenere la calma, fermandosi davanti al quintetto di vipere:
"A-Alix, Alexandra, Josephine, Amber, Juditte, b-benvenute. Io sono stata incaricata da mio padre di-."
Venne subito interrotta da Josephine, la quale si era sistemata alcune ciocche di capelli neri mentre Helene stava parlando:
"Dovevi presentarti tu al nostro cospetto, albina? Perché non viene mai Lorenz a porgerci i suoi saluti?
Sicuramente è mille volte più bello di te, vecchia.""Hai la pelle grinzosa come le vecchie, e i tuoi capelli sembrano essere stati lavati con l'olio di merluzzo!"
Alix appoggiò due dita sul naso, facendo un'espressione disgustata, e le altre sorelle la seguirono di conseguenza."Noi siamo giovani donne, tu sembri una vecchia, non una bambina. Dovresti non frequentarci più."
Juditte si mise a ridere, mentre le altre fecero dei ghigni malvagi, aprendo i loro ventagli colorati e dirigendo l'aria contro la bambina, come a volerla allontanare da loro.Helene era scoppiata in lacrime dopo le ultime parole, che l'avevano ferita nel profondo del suo cuore. Era scappata velocemente dal vasto salone in stile roccocò, con il soffitto dorato e le pareti rosso porpora, andando a rifugiarsi dietro la statua di Afrodite e di Ares.
"Non sarò mai bella come Afrodite, io sono solo una stupida bambina con una malattia alquanto stupida. Le mie sorelle non hanno fatto nulla per difendermi, eppure io sono come loro, quasi tutti in famiglia siamo albini!
Sono rimaste a guardare, forse avranno anche loro riso alle mie spalle.
Non posso fidarmi di nessuno, nemmeno delle mie bambole."Mise le ginocchia al petto, continuando a piangere e a disperarsi di quanto fosse brutto aver ereditato l'albinismo da entrambi i genitori, quando senti dei piccoli passi avvicinarsi alla statua.
Lorenz, che aveva due anni in più rispetto alla sorella, si era precipitato in direzione del giardino dopo che l'aveva vista scappare.
Le parole che le avevano rivolto le cugine erano state fin troppo cattive: difatti prima di lanciarsi all'inseguimento di sua sorella aveva rivolto un'occhiataccia nei confronti di quest'ultime, provando ribrezzo nei loro confronti.Anche se aveva solo otto anni, lo chiamavano "il piccolo saggio", poiché aveva sempre il consiglio giusto da darti e sapeva rispondere a tono agli adulti.
Era l'unico in famiglia a non aver ereditato l'albinismo, dunque lui si era sempre sentito come un estraneo.
Quando usciva fuori dal castello, gli estranei erano i suoi genitori ed i suoi fratelli e sorelle, ma dentro lui era l'unico dalla pelle "normale".Aveva i capelli riccioli e mori, mentre gli occhi erano dello stesso colore azzurro di quelli di Helene. Sul viso gli erano comparse delle piccole lentiggini, poiché si esponeva frequentemente alla luce del sole, soprattutto durante i mesi più caldi.
Anche lui si era vestito come sua sorella, d'altronde era uno dei vestiti che mettevano per le occasioni speciali e per le visite che suo padre doveva fare con gli altri ducati per mantenere l'equilibrio interno.Si sedette vicino ad Helene, sapendo bene quale fosse il suo nascondiglio segreto quando scoppiava nelle crisi di rabbia o di pianto, e l'abbracciò con tutta la forza che aveva in corpo:
"Lene, non devi piangere per quelle cinque oche. Sei unica nel tuo genere, l'albinismo è una malattia che abbellisce le persone, non le fa diventare brutte. Non capisco come mai esistano circhi dove espongono come bestie gli albini o altre persone con altre malattie, ognuno è bello nel suo genere.
Devono solamente provare invidia nei tuoi confronti, e tu devi dimostrare loro che non ti abbasserai mai al loro livello, capito?"
Prese la testa di sua sorella tra le due mani, guardandola dritta negli occhi.
"Helene, non voglio che tu sia triste per delle critiche così di poco conto, tu sei bellissima e non assomigli affatto ad una vecchia.
I tuoi capelli sono stati ben curati e profumano più del roseto, io ti invidio per questo.
Ho sempre invidiato papà, mamma e gli altri fratelli, poiché mi sentivo diverso da voi.
Ho capito però di avere altre potenzialità, e che potevo essere apprezzato anche se non ero albino.
Fidati di me, lascia perdere loro e le loro chiacchiere inutili, e pensa solo a come diventare più bella delle stelle del cielo."Sospirò, lasciando tanti dolci baci sulla fronte della bambina, mentre Helene smise di piangere improvvisamente, ricambiando l'abbraccio dell'adorato fratellone.
Sì,avrebbe fatto come lui le aveva detto: avrebbe lasciato perdere le critiche e le brutte parole che le avevano rivolto fino a quel momento, ed avrebbe iniziato un nuovo percorso, per migliorarsi sempre di più, fino a raggiungere la perfezione.
Deglutì, asciugandosi le ultime lacrime ed addormentandosi tra le braccia del fratello, liberandosi da tutti i cattivi pensieri che circolavano nella sua mente.
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DEUTSCHE STUPOR MUNDI
Historical Fiction"Non è facile essere un albino e il figlio ereditario di un duca, soprattutto se costui ti odia e non riesce mai a guardarti negli occhi" Frederick Albert è un ragazzino curioso, affascinato dai libri e sempre desideroso di imparare. Nato prematuro...