Undici

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I sogni sono frutto della nostra immaginazione, frutto di ciò che pensiamo, sono parte di quello che vogliamo e sono la nostra paura più grande.

Se un sogno è bello vogliamo dormire e non svegliarsi, per paura dalla realtà. Se un sogno è brutto vogliamo svegliarsi per paura da quello che i sogni di dicono.
A volte vogliamo andare in un posto, soli, senza nulla, senza niente, in un posto perso, isolato.
In un posto dove possiamo trovare ciò che stiamo cercando, anche se quel posto è deserto.

Troviamo la nostra essenza nell'unico posto dove non pensiamo ti trovarlo. Troviamo la nostra anima nel posto dove non vogliamo neanche stare un ora. Troviamo la nostra pace con la persona che più odiamo.
Che ironia la vita.

Prendi quello che cerchi li dove non lo aspetti. 

-Dimmi un po', com'era Allison? - chiedo all'uomo vicino a me. Ci siamo accomodati in cucina.
Sposto lo guardo che prima guardavo fuori dalla finestra su di lui e la vedo intento a giocare con il piccolo tovagliolo arancione di stoffa.
Apre la bocca e poi la richiude sovrappensiero.

-Non sei obbligato a rispondere. -cerco di sistemare la situazione con un sorriso imbarazzato.
-No, non è un problema. -mi guarda negli occhi e poi piega le labbra in un sorriso. -Lei è una bellissima donna. Capelli lunghi scuri, grandi occhi marroni, pelle olivastra, alta, sorridente, dolce, lei è... - i suoi occhi brillano quando parla di questa donna, la stessa donna che gli ha spezzato il cuore. -Le piaceva mangiare yogurt al mango e il suo profumo dolce era cosi perfetto nella sua pelle. - prende un respiro e porta gli occhi su di me. -Amavo viaggiare, visitare nuovi posti, nuova gente. Ha un sorriso simile al tuo, molto simile direi. Cioè le labbra sono praticamente identiche. -posa i suoi occhi sulle mie labbra e per un momento mi sento a disagio.
Non è che mi vuole baciare per caso.

Allarme rosso... Allarme rosso
Non sono Allison amico, apri gli occhi.

Mayday Mayday

Si riprende dal suo stato di shock e mi chiede un perdono silenzioso - con gli occhi.
Credo di capirlo, anch'io dopo la rottura con Mike ogni volta che incontravo un ragazzo dagli occhi azzurri, li fissavo come una pazza.

-Credo sia arrivato il momento di andare. -si alza dal divano con uno scatto e sistema i pantaloni che si erano alzato leggermente. Prende la giacca che aveva lasciato sullo schienale del divano e la indossa.
Le sue spalle sembrano più grandi ora, e il gilet si vede di poco.
-Grazie di nuovo per la tua ospitalità. Sei gentile... Maisy... -ed ecco come pronuncia il mio nome di nuovo.
Si abbassa alla mia altezza e lascia un piccolo bacio casto sulla mia guancia destra, un po' vicino alla bocca.

Un po' troppo vicino per i miei gusti.

Sorrido imbarazzata e sorpresa allo stesso tempo e lo guardo negli occhi con le guance che si scaldano di poco.

Sto arrostendo per un piccolo bacio all'età di ventitré anni.
Sembro una verginella.

Mi do uno schiaffo mentale e subito lo riaccompagno alla porta e dopo un semplice saluto, gira i tacchi e come ogni volta guardo la sua possente figura allontanarsi fino a sparire.

Chiudo la porta lentamente e prendo un profondo respiro, mi catapulto in salotto per continuare con la mia scrittura.

Guardo negli occhi l'uomo sopra di me.
La sua folta barba gli copre il viso come un velo scuro.
Mi lascio cadere nei suo occhi neri e oscuri come in un pozzo senza fine.
S'infittisce dentro di me con la forza e l'eleganza di una pantera.

ESCAPEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora