Quattordici

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Maisy

Il suo profumo mi riempiva le narici, e le sue braccia cosi grandi mi circondavano lo spalle e la mia testa era appoggiata sul suo petto.

Avevo bisogno di questo abbraccio, mi sentivo cosi sola.

Chiudo gli occhi per un istante e cerco di memorizzare ogni singolo attimo.
Riesco a sentire il suo leggero respiro sulla mia testa, che mi scompiglia leggermente i miei capelli, riesco anche a sentire il battito del suo cuore che batte regolarmente - anche il battito del suo cuore è affascinante.

-Mi piace il tuo profumo di lavanda. -dice sui miei capelli e non posso fare a meno di sorridere.
-Anche a me piace il tuo. -dico e credo di esser diventata rossa nel viso - odio diventare rossa - diversamente dalle protagoniste dei libri che diventano rosse solo sulle guance assumendo un espressione dolce io divento rossa fino alle orecchio sembrando ridicola.

Trattengo il respiro quando sento che mi lascia un bacio nei capelli, lo fa cosi delicatamente, dando a questo bacio casto qualcosa di platonico.

O forse io sono una scrittrice di romanzi e tutto mi sembra platonico?

Si stacca dall'abbraccio e mi guarda negli occhi in modo dolce, come se io fossi la sua sorellina - da tenere stretta e proteggere.
-Credo che sia arrivato il momento per me di andare. -afferma sfregando le mani sul tessuto dei pantaloni.

La sua frase mi porta sulle righe che ho scritto nel mio nuovo libro.
Sono le stesse identiche parole che l'uomo dice alla donna.

Annuisco col capo e sorrido alzandomi dal divano e buttando sulle spalle la coperta che Dorofey ha recuperato dalla mia stanza.

-Domani di va di cenare fuori, insieme? -chiede una volta davanti a me sulla soglia della porta.
-Verso che ora mi viene a prendere? -con la mia domanda li lascio intendere che ho accettato.

Sorride come un ebete e infila la mani nelle tasche dei pantaloni.
-Per le sette e mezza, va bene? -
-Va perfetto. Come mi devi vestire? -sorride furbo alzando e abbassando le sopracciglia.
-Elegante. -afferma e mi guarda con sfida, spostando gli occhi sul mio corpo coperto dalle pigiama.

Sa che non sono una ragazza sofisticata e il suo sorriso lo dimostra.
-A domani allora. -mi da un piccolo bacio sulla guancia e perdo un battito nel sentire la morbidezza delle sue labbra sulla mia pelle.
-B... Buonanotte. -balbetto come una bambina e guarda l'uomo che va via con la mani in tasca.
E come sempre osservo nei minimi dettagli le sue spalle larghe, la schiena dritta, e la sua postura dritta.

Scuoto la testa e entro appena l'uomo è fuori dal mio campo visivo.

Domani andiamo fuori a cena!

Mordo il labbro inferiore eccitata e corro in camera da letto con la coperta sulle spalle e i piedi con solo un paio di calze.

Mi siedo sul morbido materasso e fisso la porta chiusa della mia stanza sovrappensiero.
Gli occhi mi cadono sulla piccola cornice nera che continuo a portare con me in ogni posto dove vado.

Tengo questa foto perché mi porta ai tempi dell'adolescenza, quando non pensavo a nulla, tranne che leggere scrivere e passare del tempo sui campi dei girasoli.
Ci andavo spesso con Mike, e anche da sola.

Questa foto l'abbiamo scattata proprio là, stavamo facendo un picnic, i miei genitori, io, Mike e Julies.
Era il compleanno di mio padre, ho scelto io il posto.
A Julies non piaceva essere fotografata, quindi era lei che scattava le foto.

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