Maisy
Sorrido leggermente e lui entra in casa con un sorriso felice sulle labbra, su quelle labbra che ora hanno preso il loro colorito normale, un rosee bellissimo.
Stende le labbra mostrando i denti candidi e i suoi occhioni azzurri mi scrutano in ogni centimetro del mio corpo, mettendomi in imbarazzo.
È da tempo che non ci vediamo.
Due anni.Non riesco a comandare le mie gambe che camminano verso di lui e lui verso di me.
Il tempo si ferma quando mi trovo di fronte a lui, troppo vicini.
Sembrerei una scema, un idiota agli occhi degli altri.
Sembrerei una donna senza rispetto per sé stessa in questo momento, ma a volte il cuore fa quello che sente.Il contatto delle nostre labbra, è la cosa che mi è mancata tutto questo tempo. Mi è mancato, cazzo e lo ammetto.
Lo tiro più vicino a me mettendo le mani a coppa sulle sue guance e lui stringe i miei fianchi per scontrate i nostri corpi.
Mi bacia lentamente, succhiando il labbro inferiore e poi lo tira con i denti.
-Ti devo ricordare di nuovo delle scarpe? -alzo un sopracciglio e lui sorride sulle mie labbra.
-Hai ragione. -si stacca e va verso il mobile vicino all'entrata per toglierli, e la stessa cosa fa con il giubbotto.Appoggio la schiena al muro freddo e lo guardo in tutta la sua bellezza, ritorna da me cercando ti trattenere un sorriso mordendosi il labbro inferiore.
-Dov'eravamo rimasti? -chiede poggiando di nuovo le mani sui miei fianchi.
-Ti rinfresco la memoria. -soffio sulle sue labbra gonfie e unisco di nuovo le nostre bocche questa volta unendo anche le lingue calde che si cercano e si legano una all'altra.
Metto le mani sulle sue spalle, poi inzio a sfiorarli il collo con le punte delle dita.La sua mano va dietro la mia schiena e sale sempre più su fino ad arrivare dietro la nuca e tirarmi leggermente i capelli.
Mordo il suo labbro inferiore e lui il mio labbro superiore.
In una mossa veloce mi tira da sotto il sedere e incrocio le gambe intorno alla sua vita e aderisco la schiena al muro.
Stringe forte le mie chiappe e gemo nella sua bocca che succhia la mia con tanta decisione.Porta una mano sul mio collo e inizia a scendere sempre più giù, fino ad arrivare alla scollatura del vestito.
La pelle mi si riempie di brividi, ma non per il freddo.
Porta la mano sotto la stoffa morbida a stringe tra le dita il mio seno prosperoso.
-Ah... -mi allontano dalla sua bocca per baciare il suo collo e lui fa lo stesso, succhiando la mia pelle fino a farmi male.
-Dov'è la tua stanza? -chiede con voce roca e inarco la schiena quando porta di nuovo la mano sotto la stoffa per stringere il capezzolo duro, che si può intravedere da sopra il vestito.
-In fondo al corridoio la porta a sinistra. -dico affannosa, e lo stringo con le braccia, quando butta la sua bocca in mezzo allo spazio tra i seni.Segue quello che ho detto e appena entra, con me in braccio chiude la porta con un leggero calcio.
Mi butta sul letto in modo rude e sale anche lui mettendo una gamba in mezzo alle mie.
-Cazzo! -non è cambiato per nulla, anche prima diceva sempre così quando era eccitato.
Mordo il labbro inferiore quando le sue labbra baciano le mie labbra, poi il mento, fino al collo, e poi in tutta la scollatura.
Mi abbassa il vestito dalle spalle e lascia i miei seni nudi, chiudendoli nelle sue grandi mani e palpandoli letteralmente mandando il mio autocontrollo in fumo e cenere.Tiro il bordo del suo maglione e lui mi aiuta a toglierlo, poi scendo sulla cintura dei jeans velocemente.
Morde il labbro inferiore guardandomi da sopra mentre io sbottono i suoi pantaloni e abbasso la cerniera.
Guarda le mie tette, e senza rompere il contatto visivo lecca un capezzolo, e lo morde e passa di nuovo la lingua.
Inarco la schiena, e metto le mani tra i suoi ricci ribelli.
Con la mani inizia ad abbassarmi sempre più giù il vestito fino a togliermelo lungo le gambe. Mette le mani nei miei fianchi, si posiziona in mezzo alla mie gambe e di conseguenza io le allargo.
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ESCAPE
RandomLa mia vita è fatta di carta e penna. Sono una scrittrice di romanzi. Scrivo libri d'amore che finiscono in una tragedia. Io credo nell'amore. Certo che esiste. Ma non può resistere fino all'eterno. Un giorno finirà. Il mio lavoro mi permette di via...