2. Birra artigianale con Miley Cyrus

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Quando io ed Harry finalmente riusciamo ad entrare in casa ci accoglie uno stato di confusione tale che Harry è costretto a borbottare sottovoce un elegante porca puttana seguito da un mio esasperato puoi dirlo forte mentre provo a fare mente locale sul casino in cui ci troviamo. 
La nostra casa non era grandissima: era un appartamento con due camere da letto doppie, una minuscola per gli ospiti che purtroppo durante le feste si trasformava in un luogo di tentazione per le coppie presenti, un bagno (già, un solo da bagno da condividere in quattro era una tortura che a fatica avrei dimenticato), una cucina e un salotto che univa la casa al piccolo portico e al giardino fuori casa. Nonostante le dimensioni modeste della nostra casetta, Louis, appena messo piede lì dentro quattro anni prima si era voltato verso di noi con un sorrisetto che avrebbe fatto paura a chiunque lo conoscesse almeno un po'. Io ed Harry ci eravamo infatti guardati terrorizzati scatenando la confusione di Lily che era ancora ignara di cosa significasse vivere con Louis. Mio fratello intanto si aggirava per le stanze ancora vuote con quel sorrisetto ad illuminargli il volto che annuiva compiaciuto. 

"Non ci pensare nemmeno, Lou." aveva borbottato Harry seguendo Louis che parlava fra sè.

"Oh sì, qui ci spaccheremo a merda, oh sì sì." questa frase era risuonata come un eco in ogni stanza e Louis aveva mantenuto la sua promessa: adorava dare feste e fare casino, adorava ballare, ridere fino alle quattro del mattino, fumarsi le sue canne in pace nel giardino mentre la musica gli rimbombava forte nelle orecchie. Opporsi a mio fratello è praticamente un'impresa impossibile così io ed Harry, a quanto pare la coppia più ragionevole, gli avevamo concesso di dare qualche festa a patto che poi aiutasse a pulire: inutile che poi anche questa promessa era naufragata nei bicchieri di alcol che ogni volta costringevano Louis ad accasciarsi fra le giacche nella camera degli ospiti borbottando un confusionario arrivo subito che durava ore, a volte fino alla mattina dopo. Tuttavia Louis non si era trovato solo a spalleggiare l'idea delle feste: Lily era sempre stata una persona a cui piaceva festeggiare e forse era anche per questo che la trovavo fantastica, oltre al fatto che fosse la mia migliore amica fra le mie amiche al femminili.
Seconda solo ad Harry, Lily era diventata una parte fondamentale della mia vita dal liceo e da quel primo giorno di scuola non ci eravamo staccate più. Venire a vivere con mio fratello e il nostro migliore amico le era sembrata un'ottima idea, considerando anche che l'alternativa sarebbe stata continuare a rimanere nella casa hippie di sua madre, casa che, a detta sua, la faceva sentire sempre sballata di erba andata a male. "Se devo sballarmi devo farlo con roba buona," spiegava ogni volta che qualcuno le chiedeva da dove venisse e perchè il suo secondo nome fosse Flower, domanda alla quale rispondeva facendo il segno della pace con un alzata degli occhi al cielo. 

"Che cazzo hanno combinato quei due." Harry finalmente riesce a parlare, strano considerando che il disordine non gli dispiaceva: il suo, diceva, non era casino ma era un disordine ordinato secondo un suo ordine. Non cercate di filosofare troppo sopra questa frase, l'aveva detta da ubriaco una sera e se l'era segnata sulle note del telefono per ricordarsela e farla divenire la sua massima di vita. Pessima idea.

"Non lo so ma io non ho intenzione di pulire." sbuffo guardandomi attorno nell'ambiente: la cucina è un disastro, ci sono piatti da lavare che scommetto appartengano al pranzo di Louis e Lily, bicchieri di carta buttati in giro ovunque, confezioni di patatine e pop-corn di ogni genere, per non parlare del salotto che i mobili spostati addosso alla parete e scatoloni dappertutto,

"Perchè c'è Twister sul tappeto?" noto indicando il gioco ad Harry che fa un mezzo sorriso.

"Spero non sia perchè hanno fatto qualche giochetto sessuale, mi piaceva quel gioco." 

"Harry che schifo, ti prego, non dirlo nemmeno per scherzo." rabbrividii passando oltre dirigendomi all'interno del salotto cercando di non guardare quel maledetto gioco, ora non più così innocente ai miei occhi. 

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