XV - ... bring me to life [2/2]

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Bring me to life - The Evanescence

Davide si avvicinò al limitare del molo e fissò lo sguardo sul mare: vi si specchiava il cielo terso, quella sera limpido come non mai - un manto di nero velluto in cui le stelle andavano a incastonarsi come diamanti sparsi a casaccio da una mano troppo svogliata. Le luci delle abitazioni del paese limitrofo tremolavano in lontananza, troppo distanti per illuminare l'ambiente circostante, e l'oscurità, spaccata solo dai raggi giallastri dei lampioni alle sue spalle, non rendeva possibile scorgere distintamente l'acqua, le sue increspature schiumose e la superficie chiazzata dall'olio motore delle imbarcazioni. Ma Davide - nato e cresciuto in quel paesino, il cuore più scoglio che muscolo - sapeva che il mare è un dittatore scorbutico e anche se si cela alla vista trova sempre il modo di imporsi: puoi non riuscire a vederlo, ma non puoi mai smettere di sentirlo. L'aria, che gli scompigliava i capelli con refoli caldi e dispettosi come dita impudenti, era talmente intrisa di salsedine da riuscire quasi ad avvertirne il sapore sulle labbra e il ritmico sciaguattio delle onde che strabordavano lungo la banchina, intente a cullare all'infinito detriti e piccoli rifiuti, faceva da sottofondo al silenzio ovattato del porto.

Scosse appena il bicchiere, facendo sbandare il ghiaccio da una parte all'altra delle pareti di plastica, poi diede un piccolo sorso al digestivo. Gli sembrava quasi strano, essere lì da solo con quel liquido ambrato tra le mani: sebbene tendesse alla solitudine e amasse accompagnarla a momenti simili, specie di notte a causa della sua insonnia, Davide era abituato a dividere l'abitudine dell'amaro perlopiù con i suoi amici, soprattutto Francesco.
Sospirò pesantemente, ingollando una generosa boccata d'aria salmastra, come a cercare di raccogliere tutto il coraggio necessario.

Necessario ad abituarsi a quella nuova vita, quella senza sua nonna, senza il tiepido calore dell'abitudine della clinica. La giornata del funerale era stata talmente... ricca di eventi, in un certo qual modo, da averlo quasi distratto dal dolore, ma la pausa non era durata a lungo: lo sapeva bene, la sofferenza è una primadonna. Troppo scaltra per essere raggirata e troppo piena di sé per essere ignorata a lungo, la sua personale vendetta è un lento e dispettoso martirio – graffia il cuore, strizza i polmoni, annoda lo stomaco – che tende ad attenuarsi solo quando si impara a darle la giusta importanza, a conviverci.
Ma Davide aveva bisogno anche del coraggio necessario ad andare oltre all'atteggiamento di Francesco, che era andato in officina quel pomeriggio con in mano due birre e in bocca un sorriso timido, il suo personalissimo modo di chiedergli scusa. L'amico aveva riconosciuto che i modi utilizzati alla Canaglia non fossero stati esattamente dei migliori, per non parlare del pessimo tempismo. Aveva asserito che non era disposto a cedere sulle sue idee – Clelia era gramigna, erbaccia infestante da diserbare al più presto prima che potesse impestare l'ambiente e far avvizzire ciò che era stato piantato con tanta perizia – ma era disposto a riconoscere che ciò che Davide voleva fare con la sua vita fossero affari suoi. Non sarebbero mai riusciti a costringerlo a socializzarci – difficile farlo arrivare a scambiare una parola priva di astio e si sarebbe tenuta stretta la libertà di dirle in faccia tutto ciò che pensava di lei senza filtri di sorta – ma capiva che a sua volta lui stesso non poteva limitare la libertà altrui.

Davide era piuttosto certo che fosse giunto a quelle conclusioni in nome del quieto vivere, visto che sia Gigio che il Bocchi gli avevano dato contro – ognuno a modo loro, ché se il primo aveva coraggio a vendere quello del secondo pareva più un silenzio assenso che una reale opinione. Non riusciva a scollarsi di dosso la sensazione che se anche uno solo degli amici avesse condiviso le sue idee, lui le avrebbe difese fino alla morte nel tentativo di inculcargliele. Ma tant'è... non poteva dimostrarlo, Francesco era apparso sinceramente dispiaciuto, soprattutto per lo scarso tatto utilizzato. E Davide era consapevole che certe azioni se non giustificabili, possono essere più comprensibili in qualche modo se viste sotto una certa ottica.

Il sapore del saleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora