Capitolo 5

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Si misero a sedere attorno al tavolo da pranzo in cucina. Sam tirò fuori la busta dalla borsa, prese un coltello e con delicatezza la aprì. All’interno c’era un foglio. Doveva essere grande perché era piegato più di una volta. Lo tolse dalla busta e lo appoggiò sopra al tavolo, lo spiegarono insieme. Quando il foglio fu disteso bene sul tavolo capirono di cosa si trattava.

«E’ una mappa!» esclamò Sam, ma senza entusiasmo. «Bene.. ora dobbiamo anche scoprire di che posto è..»

Chuck girò la mappa. «Aspetta.»

Dietro al foglio c’era un nome. Greenfield. Una città pensò.

«Mai sentita.» ammise Sam.

«Preparati. Proveremo a capire il luogo della mappa quando saremo lì. Ma prima ti devo far vedere una cosa.»

Chuck la portò in camera di sua nonna e aprì l’armadio pieno di polvere. Tastò il legno del mobile e premette un bottone, si aprirono i due cassetti sotto ad esso. Sam guardava stupita ciò che stava combinando il suo ragazzo nell’armadio di sua nonna. Con calma Chuck aprì il primo cassetto e si scostò per mostrare a Sam il contenuto. Maglioni e pantaloni, nulla di speciale. Ma il ragazzo li tolse e li appoggiò sul letto scoprendo il fondo del cassetto. Lo sollevò e lo mise a lato dell’armadio. Sam era stupita dal contenuto di quell’armadio. Armi. Pistole di vario tipo, coltellini, pugnali, lacci e soldi, tanti soldi.

«Era un’assassina anche lei..» sussurrò accarezzando uno dei pugnali.

Chuck prese una pistola e se la infilò dietro alla schiena nei pantaloni, mentre Sam si era impossessata del pugnale che aveva toccato prima. I due ragazzi presero tutto il contenuto del cassetto e andarono in macchina partendo immediatamente in direzione di Greenfield. Secondo il navigatore la città distava una giornata di viaggio. Fecero sosta solo per mangiare. Arrivarono all’una di notte del giorno successivo. La città era molto grande e i negozi erano aperti anche la notte. Le strade trafficate anche a quell’ora, sembrava che nessuno dormisse in quella città. Arrivarono all’Hotel Mirage verso le due di notte. L’hotel era stupendo: l’entrata era semplice ma molto moderna e alla reception c’era una graziosa ragazza che li fece accomodare nella propria stanza. Presero l’ascensore per arrivare all’ultimo piano, dove c’era la stanza. Congedarono la ragazza ed entrarono nella suite. Chuck non aveva badato a spese. La stanza riprendeva i colori dell’entrata, marrone e rosso, con tende bianche soffici come cotone e una vista formidabile. Davanti a loro li accolse un piccolo salotto con un minibar sulla sinistra. Oltre il salotto c’erano due porte: una per il bagno e l’altra per la camera. Andarono entrambi in direzione della camera, dopo tutte quelle ore di viaggio erano esausti. I due giorni seguenti li passarono a studiare la mappa senza sosta.

«Ho malissimo la testa. Non possiamo fare un po’ di pausa?» supplicò la ragazza.

Anche Chuck era stanco e nervoso perché dopo due giorni non avevano ancora compreso che luogo era rappresentato dalla mappa. Sam si sdraiò sul divano e il ragazzo la raggiunse sedendosi affianco. Le accarezzò dolcemente i capelli e la ragazza chiuse gli occhi.

«Sono stufa, Chuck. Di tutti questi casini. Per cosa poi? Se io non so cosa vogliono da me perché continuano a cercarci?» riaprì gli occhi e guardò intensamente il suo ragazzo. «Perché non possiamo dargli la mappa e vivere in pace la nostra vita?»

Chuck distolse lo sguardo. «Non possiamo.»

«Perché?»

Il ragazzo non rispose. Sam sbuffò e si sistemò meglio sul divano. Poi gli accarezzò un braccio fino ad arrivare al collo.

«Stavo pensando che è da tanto che non facciamo una cosa..» il suo sorriso fece ricordare a Chuck il momento in cui si innamorò di quella ragazza.

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