Capitolo 8

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Quel giorno seppellirono al mappa chiusa dentro un piccolo scrigno in giardino e ricominciarono la propria vita. Le settimane divennero mesi e i mesi divennero anni. Kurtis e i suoi uomini sembravano spariti. Ogni anno per ricordare Phil facevano un falò proprio sopra al luogo dov’era seppellita la mappa. Ogni anno per quattro lunghi anni. Ma il cuore di Sam non si riparò mai del tutto, la sua vita sarebbe stata perfetta se solo non le mancasse qualcosa. Quel calore, quell’amore che si prova solo una volta nella vita. Ma aveva Oliver al suo fianco, giorno dopo giorno, che riusciva a riempire in parte quel vuoto che aveva lasciato Phil. La sera del quinto anniversario della morte del ragazzo accesero il falò nel solito punto e si sedettero davanti ad esso. La legna scoppiettava di tanto in tanto rompendo il silenzio che c’era in quella piccola radura.

«Sei felice?» le chiese Oliver.

Sam guardò le fiamme danzare. «Si.» doveva esserlo, perché sapeva che se Phil fosse lì con lei sarebbe stato contento della sua felicità. «Tu?»

«Sì.. anche se mi manca la vita da assassino. Era una scarica di adrenalina che ogni tanto serve, soprattutto a noi uomini.»

La ragazza continuava a fissare la legna che bruciava, poi si voltò dopo aver sentito un rumore dietro di sé. «Hai sentito?»

Oliver si guardò attorno. «No.»

Attorno a loro era tutto buio, fatta eccezione della casa che aveva una luce accesa accanto alla porta che dava sul giardino. Sam chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi distogliendo l’attenzione sul rumore della legna che bruciava. Lo sentì ancora, rumore di passi. Si alzò e prese per un braccio Oliver.

«Entriamo»

Oliver prese il secchio d’acqua che aveva affianco e spense il fuoco. Appena non ci fu più luce Sam notò un qualcosa che aveva brillato davanti a loro tra gli alberi, per un secondo appena. Non erano soli. Si voltarono per tornare dentro e in un istante sbucarono dal bosco attorno a loro dieci uomini vestiti di nero e armati. I due ragazzi corsero verso la porta, ma questa si aprì e da essa uscì una figura molto nota ad entrambi. I due ragazzi trattennero il fiato. Era come se fossero entrati in un incubo.

«Oh mio Dio..» Sam si mise una mano sulla bocca e si strinse a Oliver.

Entrambi si guardarono attorno, nessuna via di fuga, erano circondati.

«Come hai fatto?» Oliver fece un passo in avanti, ma Sam lo tenne per un braccio.

Tommy li guardò con un ghigno. «Avevo la cintura allacciata» scherzò. «Finalmente vi ho trovati, stavo perdendo le speranze. Ma poi ho visto il fuoco del falò, e ho pensato di fare una scampagnata in mezzo a questo bosco e guarda un po’! Eccovi qua.» rise divertito. «Quindi, si sta bene qui eh?» poi si alzò la manica del braccio destro mostrando ai ragazzi uno squarcio enorme. «Lo vedete questo? Non l’ho fatto cadendo dal precipizio, no. Questo è opera di mio padre!» la sua voce si alzò. «Per colpa vostra. Vi ho lasciato fuggire con la mappa. Per cinque anni..» scandì bene le tre parole «..ho vissuto un inferno. Mio padre mi ha sottomesso e finché non gli ridarò la mappa non mi lascerà in pace. Perciò, ragazzi, penso che mi dovete questo favore.»

Sam si fece avanti. «L’abbiamo bruciata, nessuno potrà mai sapere dove si trova il Libro.»

Tommy esplose in una grossa risata. «Non sei capace di mentire, bambolina. Ma se così fosse, voi non servite più a niente e mio padre mi ha ordinato di uccidervi. Quindi devo obbedire.» fece cenno ai suoi uomini di prenderli e legarli.

I due ragazzi provarono a difendersi ma dopo poco furono sopraffatti e gli uomini riuscirono ad immobilizzarli. Tommy li portò in mezzo al bosco, camminava come se stesse facendo una passeggiata, mentre Sam e Oliver venivano trascinati dai suoi uomini.

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