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Ci rivestimmo immersi in un silenzio imbarazzante, le parole non bastavano per descrivere l'atmosfera all'interno della stanza; aprii la porta di qualche centimetro, il giusto spazio per lasciar cambiare l'aria, appesantita dal forte odore della sigaretta e di sudore. Mettendo a posto le mazze in un angolo le nostre mani si sfiorarono, e gli occhi si incrociarono timidamente, nonostante le nostre azioni erano andate oltre qualche tocco casuale.
-Quindi... ora siamo...- Aprii bocca per rompere il ghiaccio, il nulla era troppo assordante da reggere.
-Siamo una coppia, no?- Mi rispose, leggendomi lo sguardo. Inclinando la testa, si mordicchiò il labbro in feriore con un mezzo sorriso prolungato dalle cicatrici sul volto, scombussolandomi gli organi con una scarica energica. Arrossii ancora di piu, totalmente persa nei suoi piccoli gesti. Ardevo di passione, e ignoravo i miei modi autodistruttivi, perché ormai mi ero persa in lui...
-Porterò le chiavi al ragazzo domani mattina, non ho voglia di andarlo a cercare per tutto il paese.
-Dopotutto la sera è nostra.- Aggiunse Jeff.
Sorrisi.- Già, la sera è nostra...
Uscimmo dal locale e lo chiusi, successivamente ci avviammo in centro. Si era fatto ormai buio, ma io non avevo assolutamente voglia di tornare a casa, volevo godermi l'appuntamento il più possibile, non volevo che finisse.
-Oi, qua vicino c'è un parchetto, ti va se ci andiamo?
-Perché no?
Prendemmo un'altra stradina; c'era più gente rispetto a prima, e mi sentivo osservata da tutti, era un'orribile sensazione. Il moro accanto a me sembrava non badare alle persone intorno a noi, che camminavano e schiamazzavano; ogni tanto l'attenzione di qualche bambino ricadeva sulla mascherina di Jeff, curioso di sapere il perché di quel tessuto sul volto, che con l'estate provocava soltanto calore eccessivo.
Il sentiero, con l'ombra dei palazzi, diventava sempre più scuro e la luce dei lampioni era troppo flebile per raggiungere i vicoletti che attraversavamo. Senza preavviso, con nonchalance e naturalezza, mi prese la mano e le dita calde si intrecciarono; alzai la testa in sua direzione, lui mi guardò con gli occhi di un semplice ragazzo innamorato, agitandomi ancora di più le farfalle nello stomaco.
-Sei davvero bella stasera.
-Solo stasera?- Domandai in senso di scherno, per poi finire a ridere entrambi.
La luna man mano accompagnava il nostro cammino, che si era quasi concluso; si sentiva in lontananza il fragoroso canto delle cicale, che accompagnavano come una ninna nanna le calme notti estive. L'umidità cominciava ad appiccicarsi addosso, mescolandosi alla pelle già imperlata di sudore, una strana sensazione mescolata alle altre.
Arrivammo al parchetto e ci sedemmo su una panchina. Guardandoci negli occhi, il desiderio di raggiungerci con il nostro tocco si fece più forte, quasi chiassoso nella mia testa, e ritornammo a baciarci con tanta passione. Abbracciati l'uno all'altra, e dal pallore lunare del cielo e la luce calda dei fanali, sembrava che il parco vuoto era lì apposta per noi.
Per nostra sfortuna, fummo costretti a staccarci poco dopo, col fiato appesantito che man mano si regolarizzava. Un'ombra scura ci si era parata davanti, a pochi metri di distanza, e si avvicinava con cautela sempre di più.
-Ci si rivede...fratellone!- Un ragazzo si rivelò ai noi; capelli castani, occhi verdi, e un sorriso maniacale prolungato da delle cuciture. Si portò una mano al viso e cominciò a ridere di giusto, mentre con l'altra mostrò con fierezza il suo pugnale ben affilato. Scattammo subito all'impiedi, io pronta a contrattaccare cacciando velocemente una piccola lama dalla tasca, un coltellino svizzero portato per sicurezza; mi girai verso Jeff e mi stupii: il suo sguardo era tutt'altro che concentrato, le pupille tremolavano e gli occhi erano spalancati, sembrava che le sue gambe potessero cedere da un momento all'altro, ma la mano era salda sul manico del coltello.
-Li_Liu...- Riuscì a dire.
-Ne è passato di tempo, eh Jeff?- Conficcò la lama in un tronco lì vicino e si fermò.
-No_non è possibile, tu sei morto! IO TI HO UCCISO!- Jeff era terrorizzato, non lo avevo mai visto così. Liu continuò.
-Mh, sarà, ma sono qui d'avanti a te. Dimmi, fratellone, i morti camminano? Ti parlano?- Riprese la sua arma e con un trick super veloce la reimpugnò per bene.
-Hai idea- Ritornò a parlare- di cosa mi hai fatto passare?- Scoppiò a ridere nuovamente.- HO VISSUTO L'INFERNO, COGLIONE! HO PERSO TUTTO, LA MIA FAMIGLIA, LA MIA AMATA!
Il moro accanto a me digrignò con forza i denti, pensai che se avesse spinto ancora di più si sarebbero frantumati.
Come lampi nel cielo, i due fratelli si scagliarono l'uno contro l'altro, cominciando a duellare sotto il mio sguardo.
-JEFF!- Urlai in preda al panico, perché i miei piedi non si erano mossi!?
-(T/N) stanne fuori, questa è la mia battaglia, devo rimediare io!
Le lame dei due si incrociavano ad ogni gesto, sferravano calci e pugni facendosi sempre più male; Liu arrivò ad avere la carne strappata nei punti delle cuciture, ormai insanguinati, e Jeff si era rotto un labbro. Le nocche di entrambi erano sbucciate, ma a loro poco importava, perché era una battaglia all'ultimo sangue.
Io rimanevo lì, impietrita a tanta azione, senza sapere cosa fare.
Il moro provò a dare una pugnalata all'altro, ma fu subito bloccato e in risposta ricevette uno sgambetto. Sbattè a terra di prepotenza, e Liu ne approfittò per sferrargli dei pugni così forti da farlo sanguinare ancora di più. Ma Jeff non rimase lì molto tempo, perché riuscì a spingerlo via con entrambe le gambe, lanciandolo contro l'albero dietro di loro. Così, ora era lui al comando della situazione, puntando la sua arma alla gola del fratello per terra. Entrambi col fiato corto, si guardavano con amaro disprezzo e tanta malinconia, mancanza dei loro vecchi giorni.
-Che cosa vuoi?- Chiese il maggiore.
-Rubarti la felicità!- Gli rispose in cagnesco il castano, incapace di alzarsi da terra.
In quel momento sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla, era gelida, quasi cadaverica. Mi girai e vidi di nuovo lui, l'uomo alto e senza volto.
-(T/n), dobbiamo andare.
Impallidii ancora di più.
-Che cazzo vuoi, lasciami!- Mi dimenai, ma la sua presa era troppo forte, anche se si trattava solo di una mano.
-(T/N), NO!- Jeff ora era rivolto a noi due, distratto nel vedere la sua amata essere portata via. Non avrebbe fatto in tempo, perché sfruttando quel piccolo momento di distrazione, Liu si rialzò e gli posò il pugnale alla gola, bloccandolo lì.
-JEFF!- Urlai impaurita, mentre una forza maggiore mi trasportava sempre più lontana da lui.
Il castano gli recise un taglio profondo, schizzando liquido scarlatto ovunque e su di loro.
-NOOOOOOOO!- Invano allungai una mano verso di lui, incapace di raggiungerlo.
Intorno a me una forte luce bianca mi accecò, e una strana sensazione mi pervase interamente il corpo.
NO, NON VOGLIO ANDARMENE DA QUI, NON ORA, NON ORA!

Aprii lentamente gli occhi.
Ero totalmente stordita, come se mi fossi buttata sotto un treno. Irrigidita e incapace di muovermi, mi rimbombò nelle orecchie un bip bip bip. Mi accorsi poco dopo che attaccato al volto c'era un aggeggio che pompava aria nelle narici, e un ago era attaccato all'avambraccio sinistro.
Ero stesa su un lettino, e la stanza in cui mi trovavo si mostrò lentamente ai miei occhi stanchi, rivelandosi spoglia e bianca. Distrutta e paralizzata com'ero, mi ci volle un po' per capire che ero in ospedale.
-Oh mio Dio! Oh Dio! (T/n), sei sveglia!? (T/n) riesci a sentirmi?- Una voce mi chiamava, chi era? Mi pareva di conoscerla.
Con un grande sforzo mi girai verso il suono, e mi accorsi che c'era un ragazzo seduto accanto a me. Il suo sguardo era parecchio confusionale, ma felice; i lineamenti erano a me familiari, aveva occhi scuri e capelli castani.
-(T/n) mi riconosci? Sono io, sono Jeff!- Mi resi conto che aveva le lacrime agli occhi. Jeff aveva detto? Ma certo... io conoscevo un certo Jeff.
Il suo incarnato non era più pallido, i capelli non erano carbonizzati, non aveva più le cicatrici rossastre e le palpebre bruciate. Non era più mostruoso, ma era lui.
Forza (T/n), di' qualcosa, digli che lo conosci, parlagli!
Con uno sforzo immenso provai a parlare.
-J_J_Jeff!- La voce era tremolante, ma ero riuscita ad aprire bocca.
-Mio Dio, (T/n)!- Posò una mano sulla mia, ancora inabile di movimento.
-Aspettami, vado ad avvisare qualcuno! Torno subito!- Tutto contento ed emozionato uscì dalla stanza, e mi lasciò sola e confusa.

Da quel giorno tutto andò come una ripida salita; poco dopo che Jeff era corso a chiamare qualcuno entrarono piangenti i miei genitori accompagnati da medici e infermieri. Fu molto dura riprendermi dal casino generatosi dal mio risveglio.
Ero appena uscita da un lungo coma, conseguenza di un orribile incidente stradale causato da un ubriaco della corsia opposta. Ovviamente io non ricordavo nulla...
Passati i mesi, i diversi controlli e le riabilitazioni mi permisero di riprendermi con successo, ma ci voleva tempo per tornare ad una vita normale.
Miracolosamente, ricordavo tutto e tutti prima dell'incidente; ricordavo del mio fidanzato Jeff e della sua amabile famiglia, dei miei genitori tanto affettuosi e gentili e dei diversi amici del mio ormai vecchio liceo. Tutto quello che avevo vissuto in stato comatoso ora sembrava come un lunghissimo sogno, quasi reale, ma svanito come una bolla che viene scoppiata raggiungendo il suolo.
In ospedale, Jeff fu molto presente, e alleggerì con il suo buon umore contagioso la pesantezza della situazione, era così dolce, e ogni tanto venne a trovarmi insieme al fratello Liu, così simpatico anche lui. Mia madre e mio padre per tutto il periodo di cure erano passati ogni giorno e ogni notte, troppo emozionati per il risveglio della loro unica figlia. Amici, parenti e medici creavano un viavai in quella che era ormai diventata routine per me, ed io ero felice e circondata da tanto affetto, finalmente non ero più sola.

-Oi, come ti senti ora?- Il mio ragazzo era dietro di me, ma potevo percepire il suo sorriso.
-Come se avessi superato il boss finale di un videogioco.- Risposi, fissando fuori dalla finestra. Il tempo era passato, e avevo tante cose da recuperare, tante strade da poter intraprendere.
Mi girai verso di lui, commossa nel vedere per l'ultima volta il mondo attraverso il vetro di una camera ospedaliera. Le visite erano finalmente finite, stavo bene.
-Ho un regalo per te.- Disse incerto Jeff.
Cacciò dalla tasca del cappotto una scatolina nera, e me la passò.
-Aprila.- Sorrise sempre di più, a livello emotivo era un libro aperto.
All'interno si trovava un anello luccicante.
Portai una mano alla bocca, incapace di dire qualcosa.
-(T/n), vuoi cominciare questa nuova vita insieme a me?
Mi buttai tra le sue braccia, piangendo dalla felicità.
-Mille volte sì!
Fine.

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Little Killer - Jeff The Killer X Reader (Creepy X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora