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-Svegliati dannazione!- Rientrai in camera di Jeff urlando, era quasi ora di pranzo e ancora dormiva.
-MA CHE CAZZO TI VIENE!? Ma tu hai idea di che ora abbiamo fatto stanotte?
-Eppure guarda qua, io sono già in piedi e il cibo è sul fuoco.- Aprii le braccia come segno di dimostrazione.
-Dammi del tempo per realizzare che esisto ancora, almeno. La contemplazione davanti lo specchio prima di tutto.
-Sbrigati e scendi, ho una sorpresa!
Mi diressi nuovamente in cucina ridacchiando.
Il tempo di servire i piatti a tavola e lui si presentò e si sedette.
-Allora? Che c'è?- Mi chiese, prendendo in mano il cucchiaio per cominciare a mangiare.
-Aspetta un attimo.- Mi girai, aprii un cassetto lì vicino e cacciai ciò che cercavo, sbattendoglielola subito dopo davanti al naso.
-Eh? Una mascherina?- Osservava confuso quel pezzettino di tessuto nero, non stava capendo.
-Sì, stasera usciamo in paese. Avevo intenzione di fare delle compere, ma so di un posticino dove mi andrebbe di stare insieme a te, sempre che te la senti, ovviamente. Ti metti la mascherina, un berretto e nessuno farà caso alle tue cicatrici.
-Per me va bene, esco solo per vedere sangue spargersi nelle case, comportarmi da persona normale non nuocerà per una volta sola. Ma c'è un problema: siamo a luglio, in piena estate, il berretto finché c'è luce non darà nell'occhio ma la mascherina sì.
-Lo so, ma se chiedono qualcosa possiamo sempre specificare che sei raffreddato o cose così. Potremmo anche fare finta di essere turisti, abituati in un certo senso a fare in questo modo.
-Come vuoi tu, mi sono rotto il cazzo di passare da una casa all'altra.
-Uff, meno male, per un attimo avevo pensato non volessi uscire.
-Nah, mangiamo dai.- Chiuse il discorso e finimmo di pranzare.
Successivamente passammo il pomeriggio a fare un po' di pulizie casalinghe e riposarci sul divano insieme, "collassati" davanti la televisione accesa; Jeff era più stanco di me, e fu il primo a crollare, poggiando il braccio sulle mie spalle in un gesto naturale. Poi mi addormentai io, accoccolata sul suo petto, rilassandomi al contatto col suo calore umano; sembravamo una coppia di conviventi, ma nel momento in cui si faceva notte scendevamo per strada e non eravamo più dei piccioncini ma i killer spietati e ricercati dalla polizia, la taglia che avevano messo su di noi era alquanto grande.
Al mio risveglio lui ancora era appisolato abbracciato a me, era meno spaventoso quando dormiva; mi spostai in modo da stargli di fronte, ma come un pupazzo cascò sulle mie gambe, ridacchiai sotto i baffi e affettuosamente allungai una mano per accarezzare con le dita i suoi capelli corvini; al tatto erano crespi e secchi, sembravano spezzarsi da un momento all'altro. Avvertì il mio tocco, perché subito aprì gli occhi e si alzò, osservandomi con aria indagatrice.
-Oggi vedo che hai molto sonno, dormito poco?- Gli chiesi con ancora un mezzo sorrisetto sulle labbra.
-Sì, ultimamente continuo a svegliarmi e riaddormentarmi in loop.
-Se sei stanco possiamo anche non uscire.- Lanciai uno sguardo all'orologio sul mobiletto di fronte, segnava già le 19.
-Non ho bisogno della tua preoccupazione, ce la faccio, vado a cambiarmi.- Scese dal divano e sbadigliò. -Preparati anche tu, almeno oggi che non facciamo nottata non voglio tornare tardi.- Si girò e andò verso le scale.
Anch'io mi alzai, prima di salire mi diressi in cucina per bere un po' d'acqua, mi sentivo parecchio accaldata e avevo la gola asciutta. Dopodiché mi diressi al piano di sopra in camera mia. Aprii il cassetto dei vestiti e decisi di indossare qualcosa di semplice ma abbinabile, dopotutto chi si porterebbe abiti adatti per uscire durante un esilio conseguente all'omicidio dei propri genitori? Ironico, vero?
Jeff da quando ci eravamo trasferiti non era mai sceso in paese insieme a me, e neanche da solo, preferiva rimanere chiuso in camera tutto il tempo quando eravamo liberi e spesso usava la scusa delle cicatrici per non uscire; così avevo tenuto da parte per lui una mascherina, nel caso un giorno avesse cambiato idea, e ormai quel giorno era arrivato e non pensavo sarebbe successo con così tanta facilità.
Mi guardai allo specchio e pensai "sarà una serata meravigliosa".

-Oi, sei pronto?- Gli chiesi. Mi trovavo davanti la porta d'ingresso, la mano già pronta sulla maniglia. Io, ormai vestita da un bel pezzo, aspettavo che il principino in questione scendesse.
-Sì, sì, sto arrivando! Dammi il tempo!- Mi rispose urlando, correndo verso di me per le scale.
-Eccomi qua.- Disse col fiatone, le mani poggiate sulle ginocchia e la testa abbassata mentre cercava di incamerare aria nei polmoni.
Aprii la porta ed uscimmo chiudendola a chiave. Ci incamminammo verso il centro del paesino in silenzio, il sole ancora non era calato e mi sembrava così strano considerato che ogni volta uscivamo la notte.
-Nervoso?- Gli chiesi.
-Io nervoso? No, mai. Piuttosto ho caldissimo...
-Vuoi spaventare la gente con Halloween in anticipo? Per me non c'è problema.- Alzai le mani scherzando.
-Come se mi importasse poi, sono facilmente riconoscibile dalla polizia, non potrei togliermi la maschera neanche se volessi.
-Vuoi che torniamo a casa? Se rischi tu, rischio anch'io.
-Ormai siamo usciti, no? Facciamolo e basta.
Nel frattempo arrivammo in centro e raggiungemmo la piazzetta. Intorno alla fontana centrale si mostravano vetrine di negozietti di alimentari o di artigianato, poche erano le persone in giro ma la maggior parte erano giovani.
-Aspettami qui, vado a fare quella commissione che ti dicevo e torno.- Mi diressi nel posto interessato e ne uscii poco dopo.
-Che hai fatto?- Mi chiese Jeff curioso.
-Nulla.- Sorrisi.- Dai andiamo, voglio farti provare una cosa.- Istintivamente e lasciandomi trasportare dai sentimenti, afferrai il polso di Jeff e lo trascinai con me in un vicolo compreso tra due palazzetti.
-(T/n) dove diavolo mi stai portando?
-Sorpresa!- In fondo al vicolo c'era una porta aperta che portava a una sorta di cantina, le scale andavano più giù rispetto al livello della strada; una luce soffusa proveniva da là dentro e un leggero vociare confuso faceva capire che ci fossero delle persone, ma io non ero stupita. Scendemmo lì sotto e davanti a noi si mostrarono tre ragazzi, sembravano buoni amici dal modo in cui chiacchieravano tra di loro, con in mano un bicchiere di birra e delle sigarette; alla nostra destra c'era un piccolo bancone di legno scuro, con poggiata sopra una cassa leggermente arrugginita, accanto si presentava un posacenere parecchio sporco e pieno di mozziconi. Alle spalle dei ragazzi, in penombra, si intravedeva un tavolo da biliardo con le aste poste sopra e le palle che ancora rotolavano vicino i bordi.
-Ehi ragazzi, siete arrivati finalmente!- Uno di loro ci salutò amichevolmente. Aveva i capelli neri ricci e gli occhi azzurri, la corporatura era slanciata e robusta.
-Ciao!- Ricambiai il saluto sorridendo.- Lui è il mio amico di cui vi ho parlato, si chiama Sebastian.- Dissi indicando Jeff, ovviamente non avrei potuto dire il suo vero nome. Lui, che stava per controbattere sulla difensiva, ricevette una mia gomitata sullo sterno.
-Vedi di stare al gioco!- Gli sussurrai nell'orecchio prima che cacciasse dalla tasca del pantaloncino il pugnale.
-Piacere di conoscerti Sebastian, sono (inserite un nome a piacere), (T/n) mi ha raccontato di te.
-Ehm sì piacere...
-Allora noi andiamo, chiudi bene quando avete fatto.- Mi lanciò un mazzetto di chiavi ed uscirono salutandoci, chiudendosi la porta alle spalle.
-Visto? Sono molto gent_
Jeff mi portò con le spalle contro al muro, puntandomi il pugnale alla gola.
-Ora mi dici che cazzo stai facendo!
Iniziai a tremare.
-Ok ma non mi puntare sto schifo addosso!- Gli feci lo sgambetto per liberarmi dalla presa, rotolai alle sue spalle in tempo per afferrare una delle mazze.
-Non è il momento di dare di matto!- Esclamai.- Questa è una sorpresa per te! Mi sono fatta prestare una saletta per giocare insieme, come dei normali ragazzi della nostra età, come un cazzo di appuntamento. A volte ci sta staccare per un po'...
Jeff sbuffò, si accasciò sulle ginocchia e portò una mano alla testa.
-Sì... hai ragione. Ho perso di nuovo il controllo, perdonami. Non sono abituato a tutto questo.
Sospirai. Con cautela abbassai la mazza che avevo ancora in mano e mi avvicinai a lui, mi abbassai e lo guardai negli occhi.
-Certo che sei proprio un coglione, mi hai fatto prendere un colpo!- Lui, che aveva regolarizzato il respiro prima agitato, mi prese dietro la nuca e mi baciò, aggiungendo la lingua e tutta la passione che aveva in corpo.
-Grazie (T/n).
-Fottiti.- Ridacchiai tra un bacio e l'altro.- Beh, siamo venuti qui per giocare, no? Andiamo!

-Ok basta prendo una pausa, mi fa male la schiena.- Annunciai dopo un paio d'ore di gioco.
-Uff, e va bene. Uh, cosa c'è là?- Indicò sul bancone. Vicino al posacenere c'era un pacchetto e un'altro piccolo oggetto. -Sigarette?
-Ah sì, probabilmente (nome del ragazzo di prima) l'avrà dimenticato qui.
-Credo che non ci sia nulla di male se ne prendessi in prestito una.- Divertito, Jeff estrasse dalla confezione una sigaretta e prese anche l'accendino.
-Jeff tu fumi? Ed io non lo sapevo.
-In realtà fumo solo in occasioni rare, come una nottata insonne per riflettere.
-Poetico il ragazzo. Come mai non ti ho mai visto fumare prima?
-Quante domande per una sigaretta! Mi piace farlo da solo, ma non fa niente se fumo con te vero?
-Ma figurati. Ero solo curiosa.- Gliela presi di mano e feci un tiro anch'io.
-Parlando di curiosità...- si sedette su una panca accanto il tavolo. -Cosa hai comprato oggi?
Sorrisi maliziosamente.
-Vuoi davvero saperlo?
-Mi incuriosisci, (T/n).
Afferrai lo zaino che mi ero portata con me e lo aprii, estraendo il contenuto imballato in una busta di carta bianca.
-Non so se definirla imbarazzante o cosa, ma...- Cacciai l'incarto e gli mostrai la scatola, distogliendo il mio sguardo dal suo, totalmente rossa dall'imbarazzo.
Jeff sorrise a sua volta e soffiò il fumo dalla bocca. -La cosa si sta facendo interessante.
-Senti non farti strane idee, col cazzo che rimango incinta ok!?- Esatto... avevo comprato un pacchetto di preservativi.
Lui si alzò, con la mano libera mi prese da sotto il mento costringendomi a guardarlo negli occhi.
-Che male c'è? Non devi essere imbarazzata per questo.
Il mio cuore sembrava volesse perforare il petto e correre via per quanto batteva forte.
Diede un altro sguardo al pacchetto e poi a me, poi mi sussurrò nell'orecchio: -Abbiamo la sala tutta per noi dopotutto.
Iniziò a baciarmi con foga, spingendo i suoi fianchi contro i miei facendomi notare quanto fosse duro là sotto; mi sollevò e mi poggiò sul tavolo, io non esitai due volte a togliermi la maglietta e sbottonarmi gli shorts. Lui scese sul collo, iniziando a succhiare l'area avidamente. -Ahh!-
-Se ti ecciti solo con questo, sono curioso di procedere!- Si slacciò la cintura e, mentre continuava a farmi il succhiotto, infilai una mano ed afferrai il suo membro. Anche lui gemette, mordendo più forte la mia pelle; mi slacciò il reggiseno e lo lanciò da qualche parte per terra, iniziandomi a palpare e a giocare con i miei capezzoli.
-Sono così turgidi, vederti così mi fa eccitare ancora di più!- Spense il mozzicone di sigaretta sulla mia spalla.
-Ahhhh!
-Ti piace vero?
-Sta zitto e vieni qui!- Iniziai a fare su e giù sulla sua lunghezza, anche lui stava iniziando a gocciolare. Lo baciai ancora con più passione, ed entrambi gemevamo di piacere.
Non ce la fece più, si voltò ed aprì velocemente un preservativo e se lo infilò; avida mi calai gli slip ed aprii le gambe, mi avvinghiai a lui, che entrò strappandomi un forte gemito.
-Cazzo se sei bagnata!- Mi sussurrò sul collo.
Le spinte aumentavano sempre di più di intensità.
-Cazzo, mi sfondi così!- Urlai tra un gemito e l'altro, stava spingendo sempre di più. I fiati si facevano corti, l'intensità del piacere cresceva sempre più, finché la "bottiglia di champagne" non si strappò ad entrambi.
Ripresa l'aria ci guardammo negli occhi, i suoi erano pieni di mistero, mascherato però dalla passione appena bruciata. La nostra attrazione era troppo forte, ritornammo a baciarci, le lingue si intrecciavano e continuavamo come se da un momento all'altro potessero separarci, e noi non volevamo. Le mani accarezzavano la pelle nuda, lasciando brividi lungo la via, e stringevano la presa per non lasciarci andare.
-(T/n)...
-Mhmh?
-Ti amo.
Sbarrai gli occhi, le due parole mi risuonarono in testa come il fastidioso rumore di un campanile in festa. Ti amo ti amo ti amo ti amo...
-Anch'io.- Lo abbracciai più forte di prima, il cuore aveva ripreso a battere all'impazzata. Era imprevedibile, un ragazzo instabile e malato, pericoloso e poteva uccidere da un momento all'altro, ma non resistevo a lui. È vero, lo amavo...

Little Killer - Jeff The Killer X Reader (Creepy X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora