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-Ma buongiorno!- Aprii gli occhi e mi trovai lui davanti, steso di fronte a me, mi fissava. Sorrideva, e si notava attraverso le sue cicatrici che ormai non mi importavano più. Lì per lì ricambiai il sorriso, poi i ricordi della notte precedente mi ritornarono in mente e le mie guance accennarono un rossore dato dall'imbarazzo; potevo anche essere una Killer spietata a sangue freddo, ma con i sentimenti non ci sapevo proprio fare.
Jeff aveva i capelli arruffati ed era senza maglietta, mi guardava con un'aria indecifrabile, evidentemente non ero solo io a ricordare cos'era accaduto.
-'Giorno.- Dissi stropicciandomi gli occhi, e cercando di apparire più naturale possibile.
Su petto e braccia di entrambi si notavano lividi e graffi superficiali, segni di rimando al delitto commesso il giorno prima.
-Cosa ti va di fare oggi?- Mi chiese senza malizia.
-Non lo so, dovrei sistemare casa.- Risposi.
-Ti potrei aiutare io, così abbiamo più tempo per riposarci.
-Ah- ironizzai lo stupore- e da quando il caro e vecchio Jeff fa il casalingo?- Scherzai.
-Ti stupisce? Non sono solo un killer.
-Già, a volte dimentico che sei umano.- Feci una risatina.
Scesi dal letto e mi avviai giù in cucina.
-Vado a fare colazione.- Gli comunicai alla fine delle scale.
Non avevo una così grande fame, ma decisi di bere un caffè per svegliarmi meglio, avrei dovuto pulire da cima a fondo quella "tana" e avevo bisogno di energie. Il profumo del suo aroma invadeva la stanza, lo adoravo.
Scese anche Jeff, si era cambiato ed indossava una maglia nera col logo di qualche band death metal, il tempo della felpa bianca era finito, ovviamente per il caldo dei mesi estivi. Prese anche lui del caffè e lo accompagnò con una merendina presa dalla dispensa, casa nostra non mancava mai di snack, sia salati che dolci; molto spesso per fare di fretta non avevamo tempo per cucinare o preparare qualcosa, e così subentravano i cibi precotti e preconfezionati (quanto facevamo schifo).
-Iniziamo già da adesso a pulire?- Mi chiese.
-Sì, prima facciamo e prima possiamo poltrire.
Finita la colazione per entrambi iniziammo a spazzare tutta casa e man mano rimettemmo al proprio posto ogni cosa sparpagliata per terra o dove non doveva stare, lavammo per bene le superfici dei mobili e i sanitari. Ci mettemmo mezza giornata, compresa la pausa pranzo. Eravamo distrutti, ma ne valse la pena, solo perché eravamo criminali ricercati non significava mica che dovessimo vivere nello sporco.

Sudata e piena di polevere com'ero, salii al piano di sopra e andai a farmi una doccia rilassante. Posai i panni sporchi temporaneamente sul piano del lavandino ed entrai, sotto il getto dell'acqua tiepida (sì, calda anche d'estate); non avrei voluto lavare anche i capelli, ma avevano raccolto troppa polvere e mi sentivo orribilmente sporca per andare a letto tranquilla quella notte.
Tutt'a un tratto, mentre mi stavo insaponando, sentii la porta del bagno aprirsi e saltai in aria; il suono dei passi si faceva sempre più vicino, finché Jeff non aprì lo sportello del box doccia ed entrò, indossava solo dei pantaloncini che si abbassò appena le goccie d'acqua gli iniziarono a cadere addosso. Rimasì lì, immobile, a guardarlo negli occhi; prese lui l'iniziativa di tutto, con una mano mi sollevò il mento e con l'altra si poggiava alla parete per mantenersi in equilibrio. Ci baciammo con passione, in quel lasso di tempo in cui non avevamo fatto niente si era sentita la lontananza; direttamente usammo le lingue, la mia entrava nella sua bocca e viceversa, quasi come volessimo mangiarci.
-Mi sei mancata!- Esclamò tra un bacio e l'altro in un affanno. La mano scese lentamente dal mento al petto fino a toccarmi il seno sinistro e stringerlo a sé, ci sapeva fare perché non faceva male, ed iniziò a palparlo con sensualità. Il mio respiro già si stava facendo pesante.
Azzardai una mossa anch'io, scorrendo le mie mani prima nei capelli corvini, poi dritte al punto in mezzo alle sue gambe, afferrando il suo cazzo e iniziando a massaggiarlo. Anche lui inspirò ed espirò profondamente al tocco, facendomi spuntare in volto un sorrisetto malizioso, contemporaneamente le nostre labbra si erano arrossate per la foga con cui si cercavano.
Lui cominciò a palparmi anche l'altro seno, e i miei capezzoli si inturgidirono diventando più sensibili, invece là sotto il ragazzo si era ben indurito, entrambi stavamo godendo.
-Ironia della sorte...anche 'sta volta... nell'acqua.- Dissi la battuta col fiatone.
-Mhmh.- Rise lui in un gemito, era quasi al culmine, ma avevamo appena iniziato.
Guidai il suo membro verso la vagina, mi penetrò lentamente iniziando a spingere tra le mie pareti ben lubrificate, che si strinsero attorno a lui. Come la notte prima, mi aggrappai con le braccia sulle sue spalle, intorno al collo, e gemevo sempre più forte, la mia voce che si fondeva con la sua, e le spinte aumentarono di velocità finché Jeff non uscì nuovamente in tempo per venirmi sul ventre.
Riprendemmo fiato e ci guardammo in faccia, le sue mani mi accarezzarono dolcemente le costole sporgenti e i fianchi, dove si posarono.
-Vedo che hai perso peso...
-È tutto quello che sai dire?
-Oh, ci sarebbero troppe cose da dire.- Chiuse gli occhi e poggiò le sue labbra nuovamente sulle mie.
-Ti trovo attraente così come sei (T/n), solo...non scomparire.

Si era fatta sera, e noi due ormai puliti cenammo in tranquillità guardando la TV. Finalmente sembrava di vedere un po' di luce nelle tenebre vissute nei mesi di convivenza precedenti, e la situazione era scoppiata all'improvviso, come se avessimo trattenuto per un'eternità i nostri sentimenti fino a scoppiare. Non ero ancora sicura se fossimo una coppia oppure no, speravo soltanto di non riscontrarne effetti negativi più avanti, non avevo dove altro andare.
-Ti va di continuare la serie che abbiamo iniziato su Netflix?- Ruppe la catena dei miei pensieri Jeff.
-Magari domani, sono stanca, e mi fa male tutto.
-Mhhh, ed io so il perchè.- Mi guardò perverso. Cazzo se avevamo goduto, le mie prime volte non me le immaginavo così.
-Ma a te non fa male niente?- Gli chiesi massaggiandomi la schiena.
-Sì, ma è normale. Con un po' di pratica...
-Jeff!- Diventai paonazza.
-AHAHAHAHAH! Sei un peperone!- Scoppiò  a ridere, sì, sembrava proprio un ragazzino nella nostra vita privata. "Stronzo" pensai, ma preferii non aprire bocca.
-Piuttosto vado un attimo in camera mia, mi stendo un po'.- Mi alzai dalla sedia, posai il piatto sporco nel lavandino e uscii dalla cucina.
-Li lavi tu i piatti, Jeff?
-Sì va bene.
Salii le scale ed entrai nella stanza, chiusi la porta e mi sedetti alla scrivania; cercai nei cassetti ed estrassi da uno di loro il mio primo pugnale, piccolo e affilato. Presa dalla noia lo lanciai sul mio comodino e si inchiodò nel legno. Troppe emozioni, non sapevo come contenerle; mi salì il malatissimo impulso di autoinfliggermi dolore con quell'oggeto, ma mi feci schifo al solo pensiero. Un tempo, quando ero più piccola e ingenua, mi rovinavo la pelle ma ormai le cicatrico erano svanite. Eppure mentalmente continuavo ancora a farmi del male, con pensieri negativi e incubi, soprattutto quando le sensazioni erano troppo intense da vivere.
-Sei una stupida!- Mi dissi ridendo.- Ma che cazzo ti viene in mente!- Presi il pugnale e lo rimisi a posto. Certe volte davo ragione ai mei bulli, ero proprio strana, ma non riuscivo a fuggire a lungo dalla mia testa.
Mi stesi in posizione fetale sul letto e chiusi gli occhi, e per non pensare cercai di ricordarmi come un filmino quello che stava nascendo con Jeff.
Fu proprio lui a cogliermi dormiente dal letto, mi prese in braccio e mi portò in camera sua, evidentemente anche lui odiava la solitudine quanto me. Anche quella notte dormimmo insieme, forse per scacciarci gli incubi a vicenda...

Little Killer - Jeff The Killer X Reader (Creepy X Reader)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora