capitolo venticinque

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Eren's pov
Mi asciugo il viso cercando di nascondere il fatto che abbia pianto, nonostante credo sia difficile non accorgersene dati i miei occhi gonfi e rossi.

Mi aggiusto il ciuffo e preparo i vestiti di scena, poi respiro profondamente ed esco dal camerino.

Chiudo la porta e con la coda dell'occhio noto una figura al mio fianco.
Sussulto e mi giro di scatto, cambiando espressione quando mi accorgo di avere davanti proprio il corvino.

"Levi" lo chiamo con tono implorante.
"Lasciami in pace ti prego" mi risponde con un filo di voce.

Sta male e si vede.
Non ha quel suo solito tono di voce duro e freddo, non ha quel suo sguardo penetrante.
I suoi occhi hanno assunto un colore grigio spento sembrando vuoti e assenti.

"Levi parliamone" chiedo avvicinandomi a lui.

Il corvino indietreggia fermandosi quando la sua schiena incontra la porta bianca del camerino, tenendo lo sguardo sempre fisso sul pavimento.

"N-non c'è niente di cui parlare" mi dice allungando le braccia per non farmi
avvicinare ulteriormente.

"Levi, guardami" gli ordino abbassandogli gentilmente le braccia lungo i fianchi e prendendogli il viso con una mano per poi sollevarlo verso di me.

Finalmente i suoi occhi incontrano i miei,
ma sono così cupi da darmi l'idea che
non mi stia guardando veramente.

Il corvino deglutisce, cercando ansiosamente
la maniglia della porta alle sue spalle.

Quando riesce a trovarla la apre con forza, spostandosi di lato e facendomi perdere l'equilibrio.

Cado in avanti sul pavimento del suo
camerino e potrei giurare di averlo
sentito ridere sottovoce per un attimo.

Mi metto seduto per terra, guardando il corvino e piegando la testa in un dolce sorriso.

Noto gli occhi di Levi riempirsi di lacrime.
Il corvino trasalisce e si porta le mani sul viso per coprirsi la faccia, appoggiando poi la schiena contro il muro e lasciandosi cadere per terra.

Mi avvicino a lui gattonando.
Poggio le mani sulle sue spalle
accarezzandogliele leggermente con i pollici.

"Shh va tutto bene" cerco di tranquillizzarlo.

Il corvino solleva la testa, che precedentemente teneva nascosta tra le ginocchia, e mi guarda con un'espressione che cambia ogni attimo.

Appoggio la fronte contro la sua e
rimaniamo così per qualche secondo.
Poi il corvino sembra tornare in se e mi spinge via facendomi cadere all'indietro.

"Ma che ti prende? Ti diverti a farmi male?" chiedo massaggiandomi il fondoschiena dolorante.

"Eren vattene" mi dice riprendendo quel suo tono forte e deciso.

"Dimmi un motivo per andarmene e lo farò" affermo consapevole che non ci siano validi motivi per farlo.

"Te l'ho già detto il perché e sai che odio ripetermi."

"Mi hai già detto il perché? Intendi il fatto che non ti ami? Oppure la cazzata del passatempo? Perché mi hai trattato così bene? Perché mi hai portato addirittura in Spagna con te? Perché hai passato una notte con me dopo aver addirittura aspettato che fossi pronto? Se tu non mi amassi non avresti atteso così tanto ma avresti trovato qualcun'altro, tanto per te non é un problema. Sei carismatico e affascinante, basta che tu vada in giro e ne troveresti altri cento volte meglio di me. E allora perché mi hai trattato così? Forse ti divertiva il fatto di usarmi fino al midollo per poi gettarmi via ma non credo saresti in grado di farlo, o almeno il Levi che pensavo di conoscere non l'avrebbe mai fatto" mi maledico sentendo le mie guance inumidirsi di nuovo.

Non è il momento di mostrarmi debole.

"Esatto. Eri solo un passatempo per me, come lo sono stati e come lo saranno tanti altri prima e dopo di te. Ho fatto tutte quelle cose perché mi allettava l'idea di poterti manovrare a mio piacimento e ho voluto sfruttarti per bene prima di lasciarti andare, dopotutto sei una preda che non capita tutti i giorni."

Lo guardo con disgusto arrivando quasi a credere alle sue parole, ma fermandomi alla memoria di un piccolo particolare che avevo tralasciato in precedenza.

"E armin? Anche lui un passatempo?" chiedo con un sorriso tutt'altro che felice.

Sentendo quel nome il corvino sussulta e assume d'un tratto un'espressione arrabbiata.

"Adesso basta! Ti ho già detto che non ti amo e che la nostra relazione è stato uno sbaglio, quindi non ho altro da aggiungere. Faresti bene a pensarci e capirai anche tu che i tuoi sentimenti erano di circostanza e non provi niente di reale per me" mi dice alzandosi in piedi e puntandomi un dito contro il petto.

Piego la testa con un ghigno incollerito, afferrando il ragazzo per il colletto e sbattendolo con forza contro la parete.

"Smettila di dire che non ti amo cazzo! Non sono mai stato con un ragazzo prima d'ora, per te ho sconvolto tutta la mia vita. Piacevi e piaci tutt'ora a Mikasa e io me ne sono fregato cercando di pensare prima a me stesso e poi agli altri. Per te sono andato contro l'unica persona che mi ha realmente compreso e appoggiato in tutti questi anni. Sentimenti di circostanza dici? Tieniti pure le tue cazzate e i tuoi dubbi di merda, io conosco quello che provo" sbraito lasciando la presa e uscendo dal camerino, sbattendo la porta con potenza.

Il mio intento era quello di sistemare tutto,
ma adesso sono più incazzato di prima.

Levi's pov
Ho mentito al ragazzo che amo e dovrò
farlo ancora solo per il suo bene,
ma mentre cerco di fare la cosa giusta
sembra che stia solo peggiorando,
rovinando la vita a entrambi.

Le sue parole così piene di dolore e di delusione mi hanno preso come una morsa allo stomaco, impedendomi di replicare o di fermare il ragazzo prima che potesse uscire dalla stanza.

Mi mordo nervosamente l'interno della guancia e prendo un respiro profondo.

Apro la porta e trasalisco quando
davanti a me vedo la figura del
biondo scrutarmi con aria incazzata.

Mi spinge nuovamente all'interno della stanza e mi appoggia contro il muro, premendo col ginocchio tra le mie gambe e facendomi scappare un gemito tutt'altro che di piacere.

"Cosa ci faceva il moccioso qui dentro?" ringhia stringendomi la maglietta.
"Niente cazzo adesso lasciami" gli ordino spingendolo via.

Il biondo mi guarda e si riavvicina,
iniziando a baciarmi con prepotenza.

Mi morde le labbra succhiandole con forza.
Sento le sue mani toccarmi ovunque e cerco di liberarmi, ma sono troppo debole e stanco per riuscirci.

Il biondo mi toglie la maglietta e inizia a lasciare una scia di baci umidi lungo tutto il mio petto, stringendomi potentemente i pugni per non farmi muovere.

Mi sento uno schifo, mi sento usato e mi
sento vuoto, vorrei solo che tutto questo finisca.

Non è la prima volta che Armin mi tocca in quel modo, ma adesso è diverso.
Non è un tocco gentile, ma carico di arroganza e superiorità, mi fa venire la nausea.

Per fortuna qualcuno bussa alla porta, salvandomi inconsciamente.
"Levi? Potrebbe scendere? Tra due minuti iniziamo" mi informa una voce femminile dall'altra parte.

"Si arrivo" affermo spostando il biondo e rimettendomi la maglia.

Per sta volta l'avevo scampata,
ma non so se ci riuscirò di nuovo.
Sono troppo stanco, mi gira la testa e faccio fatica a restare in piedi, ma farò di tutto per resistere perché non permetterò che le mani di qualcuno che non sia Eren mi tocchino.

*Spazio Autrice*
In questo capitolo Levi viene sbattuto al muro.

Feelings Players || Ereri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora