capitolo ventisette

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Eren's pov
Sono passati quattro giorni da quando Levi si é sentito male mentre registravamo una delle ultime scene del film.

Sono anche quattro giorni che rimango chiuso in questa stanza d'ospedale, tenendogli la mano e sperando che non si risvegli in quei brevi lassi di tempo in cui torno a casa solamente per cambiarmi.

I medici me l'hanno ripetuto più e più volte che appena si sarebbe svegliato mi avrebbero chiamato immediatamente e che non era necessario rimanere tutto il tempo accanto a lui, ma non gli ho dato ascolto e sono rimasto ugualmente.

Spero che senta il calore della mia mano stringere la sua, che gli dia sicurezza e conforto.
Voglio che quando si riprenda veda me per primo.
Voglio dimostrargli che nonostante tutto io sarò sempre al suo fianco.

In questi giorni siamo venuti solamente io e Furlan a visitare Levi.
Armin sembra essere scomparso dopo l'incidente e nessuno sa dove si trovi e non capisco il perché; dopotutto è il suo attuale ragazzo, dovrebbe interessarsi delle sue condizioni dopo un incidente del genere.

"Ragazzo faresti meglio a tornare a casa" mi ripete per la milionesima volta un'infermiera alta e dai capelli biondi cenere.
"Non si preoccupi, sto bene qui" rispondo cercando di accennare un sorriso.

L'infermiera mi guarda con arrendevolezza e chiude delicatamente la porta, sussurrandomi un "buonanotte".

Stringo la mano di Levi, incrociando le sue dita con le mie e accarezzandola con dolcezza.

"Mh" sento mugolare e mi alzo di scatto.
"LEVI" lo chiamo prendendogli il viso tra le mani e aspettando con ansia che rispondesse qualcosa.
"Moccioso" sussurra accennando un piccolo sorriso.

Sento gli occhi riempirsi di lacrime e mi fiondo tra le sue braccia, sentendo di nuovo il suo respiro caldo diffondersi sul mio collo.

"Eren mi stai stringendo troppo" si lamenta spostandomi con debolezza.
"Scusami" dico senza riuscire a smettere di sorridere.

Ci guardiamo negli occhi,
quegli occhi che ho visto spegnersi e chiudersi per quattro giorni, bramandone il bellissimo colore grigio di una volta.
Finalmente i suoi occhi tornano a splendere, contornati da un lieve sorriso debole.

Senza pensarci troppo poso le mie labbra sulle sue e lo bacio con dolcezza.
Non m'interessa se dice di non amarmi.
Non m'interessa se dubita dei miei sentimenti.
Non m'interessa se per lui sono un passatempo e non m'interessa di Armin.
Adesso ci siamo solo noi, io e Levi.

Quando ci stacchiamo noto delle piccole lacrime scendere sul viso di entrambi.

"Eren" mi sussurra poggiando una mano tra le mie ciocche castane e avvicinandomi al suo orecchio.
Sussulto a quel contatto che pensavo di
aver perso per sempre.

"Ti amo" mi dice tutta d'un fiato.

Resto senza parole, allontanandomi dall'incavo della sua spalla per guardarlo negli occhi.
"Lev-"
"Dico sul serio, ti amo Eren" ripete scatenando un intenso turbinio di emozioni dentro di me.

Lo abbraccio, cercando di non stringerlo troppo stavolta, e accarezza il suo viso con le dita, come se fosse la cosa più fragile e preziosa che esista.

"Anch'io ti amo Levi" sussurro sorridendo.
"Lo so Eren, lo so" risponde sistemandomi un ciuffo più lungo dietro l'orecchio.

Quelle parole furono come la ricompensa per queste quattro lunghissime giornate passate accanto al suo corpo dormiente, stringendogli la mano in attesa del suo risveglio, dormendo due ore a notte e sgranocchiando qualcosa dalle macchinette per pranzo e talvolta per cena.

"Eren, so che non vorresti parlarne, ma Armin è venuto a trovarmi qualche volta?" mi chiede facendo forza sugli avambracci per sedersi.

Appoggio una mano sulla sua schiena e lo sollevo per aiutarlo, sembra così debole.

"Levi, mi dispiace" dico semplicemente rimettendomi seduto al mio posto e abbassando lo sguardo.
"Come immaginavo. E non si hanno sue notizie da quando sono svenuto giusto?" mi chiede come se non fosse la cosa più ovvia.
"S-si, come fai a saperlo?" domando curioso.
"Non è la prima volta che si comporta così" risponde alzando gli occhi al cielo.

"Lo ami ancora?" chiedo con un velo di delusione.
"Certo che no Eren. L'ho amato, l'ho amato tanto, ma adesso non provo più niente nei suoi confronti. Adesso ci sei solo tu per me" ammette prendendomi la mano.

"Domani mi racconterai tutto, adesso riposati, vado a informare l'infermiera del tuo risveglio" annuncio alzandomi e stringendo la mano del corvino, per poi poggiargliela delicatamente sul petto.

Esco dalla stanza, spegnendo la luce e chiudendo delicatamente la porta per non svegliare il ragazzo che si è già addormentato di nuovo.

Faccio per avvicinarmi ad un'infermiera, quando una ragazza con i capelli arruffati e gli occhi contornati da mascara secco e colato si alza da una sedia nella sala d'attesa e viene verso di me.

"C-ciao scusami se ti disturbo, dovresti essere Eren Jaeger giusto?" mi domanda con un tono di voce tremolante.
"Si sono io, perdonami ma adesso non ho tempo per foto e autografi-"
"Oh no figurati, e solo che ti ho visto uscire da quella stanza e mi chiedevo se tu fossi un suo parente perché volevo chiederti se Levi adesso si sentisse meglio.
In tal caso piacere di conoscerti,
mi chiamo Petra, sono la sua ragazza" afferma sorridendo e allungando una mano verso di me.

"Oh il piacere è tutto mio, ma credo che dovrei ripresentarmi a dovere nonostante tu sappia già come mi chiamo" affermo stringendo la presa della mano e avvicinandomi al suo orecchio.

"Sono Eren Jaeger, ricordati bene questo nome perché è così che si chiama il ragazzo di Levi" dico per poi allontanarla.

"Allora è vero quello che mi ha detto Armin" sussurra sorpresa.

Sentendo quel nome non riesco a controllare la rabbia e afferro la ragazza per il colletto della maglia, sbattendola contro il muro.

"COSA SAI DI ARMIN? PARLA!" ringhio guardandola con rabbia e impazienza.

La ragazza è troppo spaventata per parlare e inizia a tremare dalla testa ai piedi.

Sento due braccia muscolose afferrarmi da dietro e allontanarmi dalla rossa, che prende la borsetta e se ne va guardandomi con disprezzo.

"Ragazzo torna a casa, e stavolta non è un consiglio ma un ordine" mi dice con freddezza l'infermiere che mi ha allontanato dalla ragazza qualche secondo prima.

"Prima volevo dirle che Levi si é svegliato qualche minuto fa, adesso si è riaddormentato per la stanchezza ma sta decisamente meglio di prima" spiego con un tono di voce basso.

"Allora domani lo dimetteremo, non preoccuparti e va a riposare" continua l'uomo indicandomi l'uscita.

"Si, mi scusi per il disturbo" dico dispiaciuto e imbarazzato, dirigendomi verso l'uscita.

Dovevo scoprire cosa aveva a che fare quella Petra con questa storia, ma mi sono lasciato andare alla rabbia per colpa della mia impulsività.

Ha detto di essere la ragazza di Levi ma lui non me ne ha mai parlato, sarà anche lei una delle sue vecchie fiamme o qualcuno che frequentava contemporaneamente a me.
Spero vivamente nella prima.

In preda a mille pensieri raggiungo casa mia, dove mi apre una Mikasa preoccupata, vedendomi in condizioni tanto pietose, e contenta, potendo finalmente stare in casa con qualcuno.
Anche se non si direbbe, mia sorella soffre tantissimo la solitudine.

"Come si sente?" mi chiede premurosamente.
"Meglio" rispondo con serenità.
"E tu invece? Come stai?"
"Sono di nuovo felice Mikasa".

*Spazio Autrice*
Baki baki ni ore, nani wo?
Ho postato tardi lo so~

Almeno il capitolo è felice e nessuno piange o si dispera nei camerini, Armin è disperso e Petra fa la donna di strada as always.
Direi che la storia è quasi giunta al termine ma se ci penso piango quindi non lo dico.

Raga se ci sono errori come sempre ditemelo che oggi non ho avuto il tempo di rileggerlo!

Grazie per aver letto!

Feelings Players || Ereri Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora