Non sono parole se non le sposti

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" Riesco a controllare il vento. Esso si muove con me, segue le mie mani, i miei movimenti, le mie attenzioni.
Segue ogni mio spostamento, ogni mio tocco, ogni porzione del mio stupido corpo. Come se fosse già intenerito e pronto dentro il mio organismo, come se uscisse dal buco in centro al petto, come se fossi io la sua Creazione.
Lui soffia, soffia su qualsiasi piccolo pezzettino di mondo ed è così forte che, riesce a spezzare i rami degli alberi che smuove; è forte come un turbamento, come una pugnalata. Arriva schietto, di getto senza lasciare alcun rimorso. Sbatte sui margini dell'aria, raschia il cielo, smuove la mia chioma, il mio animo, si getta sugli scogli, sui cespugli.
Così rapido e celeste. E blu, nero, rosso, così sé stesso. Intrappolato nella sua dimensione di vento comune e impossibilitato a mutare la propria forma. Ma dentro di me lo sento. Sento come cambia, come si aggira tra i miei villi, come si informa sul mio stato d'animo. Si infuria, ogni volta che lo faccio anch'io. Mi basta solo stringere le mani, i miei pugni: è libero. Libero per sfogare ciò che resta di me, libero e col permesso di portare il fiato sul capo degli altri che, hanno dimenticato il loro.
Libero di poter scompigliare i capelli alle donne più belle, libero di rovinare le belle giornate al mare degli innamorati, libero di portare con sé le lacrime del mare, libero di posarsi sui corpi stesi sui prati, leggeri e scomposti, proprio come i pensieri e i momenti che corrodono le loro menti. Libero di sentirmi e libera io, di sentirlo così vicino, come se fosse una parte di me, la più grande, la più astratta e forzuta, pesante, onnivora.
Riesce a portare con sé ogni dannazione, ogni intercalare della lingua redatta male. Porta con sé persino il mio corpo che, danza con la sua musica. Con i suoi soffi, con il freddo che lo accompagna in queste giornate di gennaio.
La mia pelle non soffre, la pelle d'oca è stimolata dal sentore di immaginazione che controlla il cielo perpetuamente.
Vorrei restare intrappolata in questi attimi, dentro questi minuti. Qua fuori, a controllare il mio vento.
Qua fuori, interessata a farmi sentire dal mio cielo. Qua fuori, per rilassare i miei muscoli. "

Iniettata da stupide passioni.
Iniettata da pessime abitudini.
Iniettata dallo stesso veleno che accomuna tutti i pollini, tutti gli insetti, tutte le forme di vita che vengono sbattute dal vento.
Vorrei iniettarmi delle nuove noie, le mie si sono, oramai, rotte.
Si sono attorcigliate alle mie mani, seguendo le linee delle mie tante impronte sporche che sanno di sapone.
Non hanno mai lasciato i miei palmi. Ho provato ad allontanarle ma si sono incrostate sul mio corpo, come lo sporco sul rame. 

E tu che vento sei?
Come ti sposti? Come crei i tuoi turbamenti? Come fai sognare i bambini?
Come crei disagio?
Sei calmo o burrascoso?
Sei il futuro di un'infima tempesta?
O, anche tu, sei il frutto dell'immaginazione di un bambino che ti ha creato?

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