Maggio

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Io e mia sorella eravamo in ospedale, mio padre aveva avuto un infarto, «Il signor Jones chiede di Kenny»-«Sono io»-«Seguimi» mi portò da lui, «Papà»
«Principessa ascoltami bene, questa volta non ce la farò, devi essere forte Kendall me lo devi promettere. Farà male solo all'inizio ma col tempo passerà, io ti auguro tutta la felicità e il successo del mondo.
Sono orgoglioso di te piccola Kenny, ti amo tanto» scoppiai in lacrime «Non lasciarmi papà ho bisogno di te» strinse le mie mani «Sei una piccola grande donna ormai, cercami dentro te o guardando il cielo io sarò lì, sempre te lo prometto.. ti voglio bene» non feci in tempo a rispondere che il monitor segnò una linea retta, se ne era andato.
«Ti voglio bene anch'io papà» sussurrai lasciandogli l'ultimo bacio sulla guancia, raggiunsi Bella, mi strinse forte a se «Se n'è andato...» singhiozzai, «Lo so..» disse con voce tremante.
Fu la notte peggiore della mia vita, non riuscì a chiudere occhio, il telefono stava esplodendo a furia di condoglianze.

Tre giorni dopo..

Guardavo il corpo di mio padre pallido e freddo dentro quella bara, con le lacrime agli occhi, «Kendall, andiamo di la?» chiese Alexander alle mie spalle, mi era stato vicino, «No, Dio avevo chiesto di fare bene il nodo alla cravatta lui ci teneva tanto» sistemai la cravatta a mio padre, «Ecco fatto papà».
Mentre il sacerdote parlava la mia mente iniziò a ripercorrere tutta la mia vita andando a scovare anche momenti che non ricordavo.
Era un uomo fantastico, un padre unico, perché Dio me l'ha portato via così presto?!
Andammo a seppellirlo, mia sorella aveva organizzato un buffet a casa nostra, indossavo un paio di pantaloni neri, una maglia a collo alto nera, e avevo una coda di cavallo bassa ed ero struccata.
«Hey..» lo guardai, «Fa così male...» ammisi, mi abbracciò forte «Sei forte, ce la farai. Vuoi venire un po' a casa mia?» annuii, pensai che forse cambiare aria mi avrebbe fatto bene.
«Bell, sto andando a casa di Alexander, non so quando torno»-«Kendall» la guardai, «Vai» disse.
Salimmo in macchina, guardavo fuori dal finestrino.
Andammo in camera sua, «fa così male..»-«Posso farlo smettere anche se per poco, posso farti stare bene piccola» lo guardai, sapevo a cosa si riferisse ed in quel momento avrei fatto di tutto per non sentire quello squarcio che avevo dentro. Mi lasciai andare al punto che in quella notte di fine maggio feci l'amore con lui per tutta la notte.
Mi accoccolai vicino a lui «Stai meglio?» lo guardai «Si» mi addormentai tra le sue braccia.

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