《Non lo trovi buffo?》
《Cosa?》
《Questo》
Donghyuck indicò il suo tatuaggio e quello del ragazzo difronte a lui.
Mark non rispose.
No, non lo trovava buffo.
******
Mark sembrava così giusto, eppure così sbagliato. In lui c'era qualcosa che non and...
Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
<<E quindi sì, ecco perché io e Renjun siamo diventati migliori amici>> In realtà non era nemmeno sicuro che Mark lo stesse ascoltando, ma ricordare gli attimi di vita passati, quelli in cui tutto era più semplice, lo stava aiutando a far scomparire l'ansia di quel momento. Mark guardava avanti, sempre e comunque. Mai una sola volta, in quel lungo viaggio, aveva incrociato il suo sguardo con quello di Donghyuck, nemmeno una. I suoi occhiali tondi erano sporchi e l'altro si domanda se riuscisse a vederci, data la quantità di polvere che vi si era posata sopra. Mark non aveva più il cappuccio in testa, e questo il più piccolo lo notò dall'inizio del loro viaggio. <<Eccoci. Siamo arrivati>> <<Arrivati? Dove? Sei sicuro che Chenle sia là dentro?>> Donghyuck non aspettò nemmeno la risposta, si fece spazio in quel piccolo cespuglio e vi uscì, iniziando a gridare "Lele!". Mark lo prese per un braccio, tirandolo al suo fianco. <<Cosa diamine fai?- il suo sguardo era severo e gravava sulla figura di Donghyuck, che ora si sentiva stupido ed insignificante- loro non sono dalla nostra parte... o meglio, non di sicuro dalla tua>> Un guizzo veloce passo negli occhi di Mark. Sfortunatamente per Donghyuck, il più grande si era ben riguardato da non far entrare in contatto la sua pelle con quella del minore; sapeva di cos'era capace ed era proprio per questo che avevano bisogno di lui. <<ora fai silenzio e seguimi. Ti stanno aspettando>> Mark instaurò una presa salda sul braccio di Donghyuck e lo trascinò verso l'interno di quel casolare che sembrava quasi un centro di comando spaziale. <<Chi mi sta aspettando?>> Donghyuck era impaurito. Cercava di opporsi alla forza applicata dell'altro, ma la sua era di gran lunga minore. Si guardava attorno. E se Chenle fosse davvero là dentro? "Non temere Lele, riusciremo a tornare a casa, in un modo o nell'altro", pensò mentre l'altro continuava a farlo camminare.
