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L'intervallo era l'incubo degli individui "insignificanti" come Donghyuck ed i suoi amici

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L'intervallo era l'incubo degli individui "insignificanti" come Donghyuck ed i suoi amici.
Ma forse lo era ancora di più per qualcun altro: Mark.
Donghyuck lo raggiunse facilmente. Lo guardò dritto in faccia e, con l'espressione più seria del mondo, ed il tono di voce più duro che riuscisse a fare gli disse: "ti devo parlare".
Sicuro che Mark centrasse qualcosa, era pronto ad andare fino in fondo.
Erano seduti sulla panchina, sempre la solita.
Sembrava quasi una tradizione, ormai.
<Centri qualcosa?>
Donghyuck lo disse, senza mezzi termini.
<Scusami?>
Mark lo guardò attraverso i suoi occhiali dalla montatura tonda. Alcuni ciocche di capelli ricce scivolavano fuori dal cappuccio.
<Sai di cosa parlo>
Sbuffò.
<No?>
Tutte le frasi che il canadese pronunciava sembravano avere un punto di domanda alla fine. Era confuso, o almeno, dava l'idea di esserlo.
<Hai rapito Chenle e non dirmi che non è così>
Mark si accese una sigaretta.
Sapeva che doveva smetterla di fumare, ma non ci riusciva, lo faceva calmare e gli rilassava i nervi.
<Senti, Haechan, non so di cosa tu stia parlando, e se non mi credi trovatelo da solo il tuo amico>
Haechan.
Sapeva di chiamarsi così, ma ogni volta che qualcuno pronunciava quel nome gli faceva così strano.
Quanto avrebbe voluto toccare Mark, anche solo per un secondo, per scoprire cosa celava di così tanto oscuro. Sapeva che l'altro non glielo avrebbe permesso.
<non chiamarmi più così. E comunque non voglio il tuo aiuto>
Mark nemmeno lo guardava.
Continuava a creare piccole nuvole di fumo, scrutando l'orizzonte.
Era tutto così dannatamente tranquillo. Inquietante.
E la figura che sedeva affianco a Donghyuck quella parola la indossava proprio bene.
<E allora perché sei venuto da me?>
Era vero? Donghyuck voleva davvero il suo aiuto?
Non ne era convinto, ma dopotutto non voleva mettere in pericolo i suoi amici e Mark era l'unico con cui poter parlare. Se fosse andato alla ricerca di Chenle da solo avrebbe, come minimo, rischiato la vita.
<Ne sai qualcosa?>
Lo sguardo di Donghyuck era sconsolato.
Si arrese all'idea che avesse bisogno di Mark.
Era strano, fino a qualche minuto prima nemmeno lo avrebbe detto che necessitava di Mark, mentre in quel momento tutto gli diceva di fidarsi di lui, completamente.
Non aveva nemmeno notato il cappuccio di Mark, non era più sulla sua testa. Faceva davvero strano vederlo così.
<No, ma se vuoi posso scoprirne di più. Saprei dove andare, diciamo così>
Il più piccolo annuì.
Era la scelta giusta.
<Ti aspetto all'uscita. Non metterci troppo, odio aspettare le persone lente>
Mark gettò a terra la sigaretta, consumata solo per metà, e la pestò.
Si alzò e lasciò Donghyuck seduto lì, proprio come era successo tutte le altre volte. L'unica differenza è che, questa volta, non aveva neanche un dubbio che gli girava per la testa.
Mark sembrava così giusto, eppure così sbagliato.

(🍑) Agathokakological||Markhyuck Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora