Parte 2

602 60 8
                                    

Il leggero fruscio del vento che gli carezzava piano le guance arrossate dal pianto che aveva consumato da solo dietro la scuola fino a quel tardo pomeriggio.

Ora il cielo aveva assunto una tonalità tra il giallo e l'arancione ed il Sole era scomparso dietro l'imponente struttura del liceo Yuei che si stagliava adesso alle sue spalle, sulla cima della collina. Le foglie si rincorrevano vicino alle sue caviglie, portate dal vento che soffiava stanco, come se anche lui stesse per andare a dormire. Vedeva le sue scarpe che calpestavano la stradina liscia e pulita, calpestando di tanto in tanto qualche sassolino che intralciava il suo cammino, senza cattiveria, senza rabbia. Solo con stanchezza. Anche lui era stanco. Ma nessun rumore lo raggiungeva, nessun tipo di suono arrivava alle sue orecchie.

Si sarebbe messo a piovere, constatò quando il profumo di pioggia gli arrivò al naso e vide le nuvole che si stavano avvicinando, cariche.

Probabilmente lo avevano cercato quella mattina, dopo che lui era uscito dall'aula. Probabilmente il professore Aizawa lo avrebbe voluto in presidenza, per discutere del suo comportamento. Probabilmente tutti avevano notato la sua assenza durante le lezioni pomeridiane con gli Heroes. Probabilmente qualcuno era andato a cercarlo, ma lui si era nascosto molto bene tra i cespugli dietro la scuola e nessuno lo aveva trovato o per lo meno si era avvicinato a lui. Dopo due mesi si era finalmente lasciato andare, facendo uscire quelle lacrime che spingevano di uscire da molto tempo ormai.

Mentre le lacrime uscivano, Bakugou si prendeva a schiaffi, colpendosi le guance piano, a corto di forze, volendosi dare una regolata. Non ci riuscì.

Il ragazzo biondo si fermò al centro della stradina, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi quando sentì qualcuno sfiorargli la spalla, il sangue che gli si gelava nelle vene. Abbassando gli occhi scrutò l'ombra che si allungava accanto alla sua, distorta dalla luce del Sole che stava lasciando il posto alla notte, ma non si girò.

Probabilmente la persona dietro di lui gli stava rivolgendo la parola, in attesa di qualche risposta, di qualche eventuale spiegazione che, giustamente non arrivò. Poteva essere Uraraka, la ragazza più gentile della classe che si era preoccupata per lui. Poteva essere quel bastardo a metà di Todoroki che aspettava qualche spiegazione solo per poter approfondire la situazione per conto suo. Poteva essere il professor Aizawa che lo avrebbe potuto rimproverare con parole che lui non avrebbe sentito. Poteva essere chiunque, dietro di lui. E lui era ancora in lacrime. E si sarebbe dimostrato maledettamente debole agli occhi di quel chiunque. "Tanto," si ritrovò a pensare "non ho più nulla da perdere. Che mi espellino anche. Che mi vedano in lacrime. Non ha più senso. Non potrò più diventare un Hero".

La persona evidentemente aveva finito con le domande e si aspettava solo risposte e quindi, non ricevendone, scocciata si stava mettendo davanti a lui, per poterlo guardare negli occhi. Bakugou non voleva che qualcuno lo vedesse piangere. Lui, il ragazzo più forte della classe. Quello che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Fino a poco tempo prima...

Ritrovandosi la cesta spettinata di capelli verdi di Midoriya, uno scoppio di risata amara sbocciò dalle sue labbra ma fece di tutto per nasconderlo, scuotendo la testa ed infilando le mani che sudavano nelle tasche del pantalone dell'uniforme, asciugandosele contro la morbida stoffa. Il ragazzo stava muovendo le labbra ed un po' a fatica, Bakugou riuscì a capire cosa stesse dicendo.
Va tutto bene, Kacchan?
Il ragazzo scosse la testa ancora, non intenzionato a parlare.
È successo qualcosa di brutto?
Bakugou annuì, piano.
Da uno a dieci?
Sorrise quando lesse sulle sue labbra quella domanda infantile, tipica di Deku, mentre questo lo guardava preoccupato e stupito che ancora non lo avesse insultato e che non gli avesse rivolto neanche un "crepa" da quando erano tornati a scuola. Il biondo ci pensò su per un po', mentre il vento calava del tutto lasciando dietro di sè solo un'incredibile afa serale, che ancora non seguiva l'estate, ritirandosi con lei.

Poi alzò le mani, mostrandogli i palmi ed il più piccolo pensò stesse per colpirlo con il suo potere, ma il mignolo della mano sinistra era chiuso e queste tremavano. Nove.

Il leggero fruscio del vento che gli carezzava piano le guance arrossate dal pianto che aveva consumato da solo dietro la scuola fino a quel tardo pomeriggio. Gli sarebbe bastato udire anche solo quello.

Come il Cielo Annuvolato//BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora