Parte 5

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Le risate dei bambini che correvano allegri al parco, sorridendo e rincorrendosi.

Bakugou distoglieva lo sguardo dalle labbra di Deku che camminava piano accanto a lui con lo sguardo basso, aspettando che pronunciasse qualcosa, solo per osservare i bambini che giocavano felicemente nel parco alla loro destra, fingendo di essere Heros professionisti, salvandosi a vicenda e tenendosi i mantelli strappati e logorati dal tempo sulle spalle con le mani piccole. 

Da quel fatidico giorno, tutto aveva perso colore. Si era fatto tutto immobile, perdendo la vita che prima animava ogni cosa.
Se adesso alzava lo sguardo, il biondo vedeva solamente masse informi che si muovevano, senza che lui ne capisse il motivo, senza che lui riuscisse a sorridere davanti queste. Era tutto piombato nel silenzio più totale, dando al ragazzo la sensazione di non essere più vivo. Dandogli la sensazione che le gambe che lo trasportavano ancora non fossero più le sue. Dandogli la sensazione che la vita che stesse vivendo non fosse più la sua. Si sentiva intrappolato nel suo stesso corpo.

Quando riportò gli occhi rossi sul viso del ragazzo, vide le sue labbra muoversi ma non capì cosa stesse dicendo, quindi rimase a fissarlo, in attesa che alzasse lo sguardo e capisse che non lo aveva sentito. E così fu. Quando Izuku alzò le iridi verdi su di lui, evidentemente accortasi di non aver ricevuto risposta, le labbra sue si aprirono di nuovo: Kacchan? Si fermarono entrambi. Hai capito cosa ti ho detto?

Bakugou scosse la testa piano ed infilò le mani nelle tasche del pantalone della tuta, asciugandosi i palmi. Ormai era diventata sua abitudine, come se facendo quel gesto potesse evitare al suo Quirk di ricordargli la sua presenza. Poi aspettò che il ragazzo al suo fianco ripetesse ciò che aveva detto prima, dopo aver sbuffato tristemente, riabbassando gli occhi sul sentiero chiaro del parco. Avevo detto che sono preoccupato. Non so cosa ti sia successo e voglio aiutarti. Sei cambiato. 

Deku aveva aspettato qualche secondo prima di articolare l'ultima parola e Bakugou riuscì solo ad immaginare la nota di preoccupazione che poteva colorare quel muto discorso alle sue orecchie. Stava per prendergli il polso per farlo girarlo a guardarlo, quando lui lo fece da solo, continuando a parlare. Da quando ci siamo rivisti non mi hai rivolto ancora nemmeno un mezzo insulto e non mi hai sfidato in nessun modo. Ieri sei stato dolce con me e non capisco il perché.

-È successo qualcosa di tanto brutto a me, Deku.- sussurrò Bakugou dopo qualche istante, senza alzare gli occhi nei suoi grandi ed anche se non si sentì, capì che per la prima volta non aveva riversato alcuna traccia di odio o cattiveria nel nomignolo che gli assegnava da tutta la vita, ormai. E non aggiunse altro.

Rimase sorpreso quando sentì i palmi del ragazzo prendere le sue mani e stringerle. Rimase sorpreso quando vide le lacrime che erano comparse ai lati degli occhi del ragazzo. Rimase sorpreso nel capire quanto ci tenesse a lui, nonostante tutto. Voglio aiutarti, Kacchan. Stava dicendo. È strano vederti così. Non mi piace. Non sei tu. 

-Deku...- sussurrò ancora una volta, prima di vedere gli occhi di lui che si colmavano di paura, prima che sentisse che lo tirava per una manica, prima che si girasse per vedere tutti che iniziavano a correre via, a scappare. Prima di vedere le labbra di Deku che articolavano chissà quale grido rivolto a lui che non riuscì a distinguere. Prima di sentirsi strattonato.

Le risate dei bambini che correvano allegri al parco, sorridendo e rincorrendosi. Gli sarebbe bastato udire anche solo quello.

Come il Cielo Annuvolato//BakuDekuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora