Capitolo 8 - Alleati- (revisionato)

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Non lo avrei mai ammesso ad alta voce, ma dormire a casa di Draco mi aveva reso più tranquillo, così, la mattina dopo, quando mi svegliai, mi ritrovai a sorridere come un ebete, anche se più che mattina erano le prime luci dell'alba.
-Buongiorno.- Mormorai, uscendo dalla camera di Draco, che mi era stata gentilmente concessa, e andando in cucina. Il biondo era già seduto al tavolo in legno, sorseggiando il suo caffè, guardando il muro bianco che aveva davanti.
Per un attimo lo fissai anche io, con il sopracciglio alzato, chiedendomi che cosa ci fosse di così interessante in un po' di cemento, ma alla fine rinunciai e mi sedetti anche io.
- Dovremmo trovare una soluzione per spostarci insieme senza che nessuno ci veda.- Senza accennare a salutarmi, o a spostare il suo sguardo verso di me, Draco prese una sigaretta. 
- Prima dovresti trovare un modo per portarmi rispetto. - Borbottai offeso.  

Afferrai con forza la sua tazzina del caffè e la riempii nuovamente, appropriandomene.
Il biondo si trattenne dal ringhiarmi contro.
-Esiste una cosa chiamata credenza. Ci avresti trovato tutte le tazzine che volevi.- Mi rimproverò, ma io non gli diedi ascolto, limitandomi a sorseggiare la bevanda con aria di superiorità. 

Draco sbuffò, rinunciando. 

- Allora? Come dovremmo fare a spostarci insieme? - Chiese ancora. Soppesai le sue parole.
- Cosa è cambiato rispetto a ieri? Siamo arrivati qui insieme, sulla tua moto. Perché adesso non possiamo più usarla?- Chiesi interessato. Lui si pizzicò il naso.
- Ieri ti ho portato in moto perché era una necessità, ma non possiamo continuare a fare le cose in questo modo. Dobbiamo escogitare un metodo sicuro per muoverci per la città, senza che gli scagnozzi di Tom sappiano che siamo insieme.- Mi spiegò.
Per qualche attimo, di nuovo, mi misi a riflettere sulle nuove informazioni.
- La professoressa Lestrange è una di loro, non è vero?- Domandai, Draco parve sorpreso, ma annuì ugualmente.
-Quindi cosa ci facevi con lei a scuola? Sembravate piuttosto intimi.- Indagai ancora. Draco scosse la testa, ma il suo viso rimase calmo.
-Stai dubitando di me?- Alzò un sopracciglio, fissandomi come se fossi io quello che stesse nascondendo qualcosa.
-Lasciamo stare. - Sbottai, infastidito.
Se Draco non fosse stato dalla mia parte me ne sarei accorto, e poi aveva lavorato per Sirius, Dio solo sapeva per quanto tempo. Ed ero certo che il mio padrino non fosse uno di quelli che lasciavano qualcosa al caso.
-Credo che la scelta migliore al momento sia tenere gli occhi aperti, senza pensarci troppo. Basterà essere cauti e non farci vedere insieme...- Dissi alla fine, finendo il mio caffè e alzandomi.
-Dove sono i miei vestiti di ieri?- Chiesi ancora.
Draco sembrò spaesato dal mio repentino cambio di umore, ma non commentò, limitandosi ad indicare un punto della camera, là dove c'era quello che gli avevo chiesto.
Soltanto quando fui vestito e lavato, pronto ad uscire di casa, ritornò a parlare.
-Quindi adesso ti dovrei accompagnare?- Chiese a metà tra lo speranzoso e il disinteressato. Sospirai.
-Per forza, la scuola è troppo lontana da qui. Ma sarebbe meglio se mi accompagnassi solo a casa. È ancora presto, chiamerò Ron per farmi dare un passaggio. Devo chiarire le cose con lui, se vogliamo che nessuno si accorga che adesso so quel che so. - La mia era più una riflessione a voce alta che una vera e propria spiegazione. L'ultima cosa che volevo era che Draco credesse che avessi bisogno di avere la sua approvazione su quello che facevo. E in quel momento sembrò proprio quello che stavo facendo, così prima di ottenere una qualsiasi risposta, mi avviai sul pianerottolo, scendendo le scale, e lasciandolo indietro.
Per qualche secondo mi sentii più libero, eppure quando mi voltai e non lo vidi dietro di me, quella libertà si trasformò in un peso sul cuore che mi fece smettere di respirare.
-Manca ancora un piano.- Draco mi raggiunse, e vedendomi fermo, credette che mi fossi perso nel suo palazzo. Ironico e allo stesso tempo imbarazzante. Mi pensava davvero così sbadato?
Per qualche motivo stavolta lasciai che credesse quello che più gli aggradava, mentre mi portavo al suo fianco, annuendo debolmente.
C'era una strana atmosfera tra di noi. Riuscii a sentirla con estrema precisione, persino quando il vento prese a sbattere furioso sulla visiera calata del mio casco, facendo ondeggiare il biondo cenere dei capelli del ragazzo a cui mi stavo aggrappando con tutte le mie forze, spaventato dall'idea di cadere dalla sua feroce moto. O forse non era solo quello...
-Penso che dovresti chiedere a Sirius una macchina. Possibilmente con i vetri oscurati. Potrebbe essere una soluzione migliore della moto.- Riuscii a dire quando fummo finalmente sul retro di casa mia, nascosti alla vista dall'enorme albero piantato nel mio giardino.
Draco teneva lo sguardo puntato nel nulla, ma aveva comunque l'aria di chi non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa da nessuno, neppure da me. Dava l'impressione di un leone costretto alla schiavitù: mansueto, ma allo stesso tempo selvaggio, pronto a scatenarsi al minimo passo falso.
-Non so se il tuo padrino sia d'accordo, ma vedrò di convincerlo.- Disse seccamente.
- Non è lui a comandare, adesso. Sarebbe meglio che cominciasse a tenerlo a mente. - Il mio tono si era fatto di nuovo brusco e tagliente. Draco se ne accorse, così si voltò a guardarmi, accennando un mezzo sorriso. Alzai un sopracciglio.
-Cos'è che ti diverte tanto?- Chiesi antipaticamente. Peccato che tutto quello che si riuscì a percepire dalla mia voce fu tenero divertimento. Il sorriso di Draco si fece un po' più largo.
- Tu. E' divertente vederti cambiare carattere in base al soggetto dei tuoi pensieri.- Mi scompigliò fintamente i capelli, in un gesto di scherno che allo stesso tempo fu come una carezza da parte sua. Mi limitai a sbuffare, cercando di non arrossire a quella rivelazione.
- Smettila di flirtare con me e vai a fare quello che devi. Mi stai facendo fare tardi.- Borbottai alla fine, incapace di assumere quel tono sfacciato e severo che avrei voluto utilizzare. Con Draco sarebbe stato impossibile. Mi aspettai che rispondesse qualcosa come "mi sembra di averti già detto che non sei il mio tipo", oppure "sei tu che stai facendo ritardare me", ma tutto quello che uscì dalle sue labbra fu: -Ci vediamo al paiolo alle due e mezza di oggi pomeriggio. Porta quello che ti serve per stare fuori casa.- Salì sulla moto, pratico e agile, mentre il sorriso continuava ad aleggiargli sul volto illuminato dal timido sole del mattino.
Quasi ci rimasi male quando il casco nero e smorto andò a coprire i suoi capelli lucenti. Scossi la testa e mi costrinsi a darmi una calmata, rimasi, però, a guardarlo, fino a quando non lo vidi accelerare con uno scatto felino, e sfrecciare via.
Tirai fuori il cellulare. Erano ancora le sette. Avrei avuto tutto il tempo di cambiare abiti e preparare quello che mi serviva, così chiamai Ron. Non rispose. 

Together alone || Drarry (REVISIONATA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora