Mi alzo grattandomi la testa.
<<poi dici di non essere stanca, hai dormito quattro ore!>> ridacchia Cameron. Lo vedo in piedi appoggiato allo stipite della porta. <<dovresti essere nel tuo appartamento a quest'ora, a studiare. Non qui.>> gli dico scorbutica. <<dormito male?>> mi domanda ignorando lo sguardo inceneritore che gli ho mandato. <<dai, Josh ti ha preparato dei pancake>> mormora e mi afferra per le mani, aiutandomi ad alzarmi. Scendo pesantemente le scale e mi dirigo in cucina.
<<ben svegliata!>> esclama mio fratello. Mi poggia davanti un piatto di pancake con sciroppo d'acero e sorride. Guardo il piatto, poi lui. Il suo sorriso, come quello di Cameron, sono spariti.
<<perchè piangi, principessa?>> mi domanda avvicinandosi. E quando mi passo una mano sotto gli occhi mi rendo conto di quante lacrime mi stanno bagnando il viso.
Guardo mio fratello, poi Cameron. <<credo... io, mi sa che voglio tornare a casa>> sussurro.
Loro due si guardano. <<va bene... hai tutto il tempo di pensarci.>> mi sorride Cam, ma lo vedo che gli costa tanta tanta fatica.
Faccio silenzio, abbasso lo sguardo e inizio a mangiare il piatto preparato per me da Josh, facendo finta di non aver appena sganciato una bomba.
Rimango da sola in cucina, e anche dopo che finito sto in silenzio ad aspettare chissà quale miracolo. Quando decido di alzarmi, faccio un respiro profondo, e cammino verso il salone.
<<allora, sono venuta qui per parlare con papà, ed è quello che sto per andare a fare>> esclamo. Mia mamma, Josh e Cameron sono seduti a chiacchierare, e ci scommetterei un dito che hanno anche affrontato l'argomento-bomba. Li sentivo bisbigliare.
Mi sistemo sulla bracciolo della poltrona dove è seduto Cameron. Fisso i due sul divano. <<voi come state?>> chiedo. <<oh Ali, smettila di preoccuparti, va tutto bene. Se tuo padre vuole risposarsi, buon per lui. Perchè ne stai facendo una questione di stato?>> mi chiede mia madre. <<perchè TU non ne stai facendo una questione di stato?>> domando io. <<quello si sta per sposare, rendendo ufficiale non solo il suo "amore" con quell'altra donna, ma anche il fatto che ci sono anche altre quattro figli!>>
Lei sospira.
<<lo sai che è venuta a chiedermi di essere la sua damigella?>>
Josh scoppia a ridere. <<ti prego!>> esclama. <<che vestito metterai?>> chiede ridendo. Lo guardo seria. <<il pigiama. Quel giorno io sarò a casa a studiare!>>
<<principessa>> mi chiama. <<è solo uno stupido bamboccio con la voglia di sposarsi>> e con questo si guadagna una gomitata da parte di mia madre .Del tutto immotivata dopo quello che il bamboccio con la voglia di sposarsi le ha fatto. <<e mi sono trattenuto.>> mormora ancora lui. <<se crede che un altro matrimonio possa aiutarlo a superare i sensi di colpa per aver mandato a quel paese una famiglia così bella, lasciaglielo fare>>
Lo guardo esausta. Tutta questa situazione è a dir poco pazzesca.
<<va bene, sono venuta qui anche per altre questioni, ma prima di tutto voglio strapparmi questo cerotto. Per questo ora andrò da lui e chiarire educatamente.>>
Detto questo sorrido, il sorriso più falso della terra, ed esco di casa.
Mi incammino arrabbiata verso l'altra parte della città. Almeno quando si sono trasferiti qui, hanno avuto il buon senso di non comprare la casa accanto alla nostra. Sospiro.
<<JayJay!>>
Sospiro e mi volto.
Cameron cammina a passo veloce verso di me. Sorride e si passa una mano tra i capelli.
Quando mi raggiunge mi afferra la mano.
<<non voglio lasciarti da sola, ti accompagno.>> mi dice dolcemente.
Sto per aprire la bocca e ribattere, ma lui mi trascina verso la sua macchina e ormai non posso far altro che sedermi sul sedile del passeggero e fare silenzio.
Lui non dice altro, continua a mantenere un sorriso rilassato, quasi per confortarmi. Anche se sa, che capisco benissimo che quello è un sorriso tirato e non sincero.
Non ha bisogno che gli indichi la via, guida sicuro.
Poggio la testa al finestrino e cerco di respirare profondamente. Mi accorgo di avere un peso sul petto e mi poggio una mano proprio sullo sterno. In questi momenti mi viene in mente Sean, che quando stavo male mi era sempre vicino.
Cam mi poggia una mano sul ginocchio.
<<sicura di star bene?>> posso percepire la preoccupazione nella sua voce. Nonostante anche io sia molto preoccupata, per tutta la situazione, annuisco e allontano la mano dal petto, posandola sulla sua.
Arriviamo in poco tempo difronte casa di mio padre.
Non c'ero mai stata prima d'ora. Cam parcheggia alla parte opposta della strada, proprio difronte la villa ad un piano.
Nel giardino ci sono un paio di biciclette buttate sull'erba, insieme ad una mazza da baseball e una palla.
Afferro la miglia e sto per aprire lo sportello e scendere, quando due ragazzini escono dalla casa. Ridendo e salutando la madre di Jeremy che li guarda alla porta.
Sono due bambini identici, gemelli. Con i capelli rossi e i tratti somatici incredibilmente uguali a quelli di mio padre, nelle foto da giovane.
<<secondo te quanti anni hanno?>> domando in un sussurro. Cameron si sporge un poco. <<non so, forse quattordici o quindici.>> risponde.
Li guardo. Afferrano le loro bici e si allontanano sorridendo alla madre che li saluta con la mano. Guardo lei, che rimane alla porta fino a quando ,loro non spariscono oltre la strada, poi rientra.
<<JayJay!>> esclama Cameron. Non mi ero nemmeno accorta di star respirando così affannosamente. <<calmati!>> dice ancora. Prendo lunghi respiri profondi mentre mi concentro sulla sua mano sul mio braccio.
Quando torno a respirare normalmente lo guardo.
<<JayJay, questa cosa non la puoi fare. Non oggi almeno, ti prego!>>
Vederlo così preoccupato mi spezza il cuore. Annuisco semplicemente.
Continua a guardarmi per un altro paio di secondi e poi gira la chiave.
<<Cam..>> bisbiglio mentre si ferma ad uno stop. <<sì?>> sorride. <<ho deciso una cosa.>> dico. Mi guarda e mi cenno con la testa di continuare. <<non tornerò a Miami, voglio rimanere qui.>>
Vedo il sorriso morirgli sulle labbra e il suo sguardo farsi scuro e perso.
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never enough 3 •Cameron Dallas•
FanfictionDopo tutto Allison e Cameron avrebbero meritato una pausa, un attimo di tregua dai litigi, dalle invidie degli altri, dai problemi e le complicazioni che li avevano già tartassati negli anni precedenti. E invece no... Eccoli di nuovo ad affrontare n...