capitolo 8

166 6 4
                                    



Esco fuori dal campus del college proprio appena vedo Chris.

"Ali" mi chiama.
Lo saluto con la mano e lui mi si avvicina.
"posso parlarti?" mi chiede nervoso.
"Chris scusa, posso chiamarti io più tardi? davvero scusa, ma devo andare a prendere i bambini che guardo a scuola e sono già in ritardo"spiego.

Sorride e annuisce.
"ti giuro che ti chiamo più tardi"esclamo mentre praticamente corro verso le scuole elementari poco lontane dal campus.

Mi posiziono difronte al portone proprio appena la campanella suona e dalle porte corrono veloci almeno un milione di piccoli bambini.

"Adison!"grida la piccola biondina.
"Sue" le sorrido e la prendo in braccio.

Dopo il mio viaggio a San Diego sono andata a stare da loro qualche volta, ancora in prova.
Ora che la mamma mi ha assunto a tutti gli effetti uno dei miei compiti è quello di andare a prenderli a scuola.

"Gabriel"chiamo il piccolo bambino che si guarda intorno spaesata.
Mi sorride e si avvicina a me.
Mi prende per mano e io mi metto il suo zaino in spalla, cominciamo a camminare verso casa mia.

"oggi cosa volete mangiare?"chiedo mentre attraversiamo la strada.
"io voglio la pasta quella rossa"mi risponde Sue e Gabriel annuisce gridando che vuole anche il gelato.

Arriviamo a casa in poco tempo.
Fatico ad infilare le chiavi nella toppa della porta con Sue in braccio, ma ci riesco comunque.
Spingo la porta con il piede e lascio entrare il piccolino.

"siamo a casa"grido mentre Gabriel corre verso il divano.
Lo seguo.
"posso lasciarti adesso?"chiedo sorridente alla bambina bionda e lei annuisce.
L'appoggio sul divano e mi faccio dare il suo zainetto e il suo giubino.

Mi avvicino all' attaccapanni all'ingresso mentre mi tolgo dalle spalle il mio zaino e quello di Gabriel.

"sai che mi ci potrei abituare?"
Mi giro di scatto e incontro gli occhi profondi di Cameron.
"a cosa?"
Non sapevo fosse qui.

"a vederti rientrare a casa con dei bambini in braccio o per mano" mi dice mentre si avvicina e mi da un bacio.

Rimango per qualche secondo stupita.

"beh, per quello ci vorrà ancora tempo"esclamo mentre torno in salotto.

"quindi la pasta rossa?"chiedo e i due biondini annuiscono mentre guardano la tv.

Comincio a preparare la pasta, mentre Cameron si siede a tavola.

"mi ha chiamato Seán"
Lo guardo e gli faccio cenno di continuare.
"dice che non gli rispondi al telefono e vuole parlarti. Secondo me dovresti chiamarlo"

Non ho tempo nemmeno per il mio migliore amico, che persona orribile sono.

"lo so, ma è un periodo davvero troppo stressante e troppo pieno. I bambini, domani ho un esame, la casa va pulita...
Mentre studio devo anche preoccuparmi di riuscire a pagare la casa in cui stiamo e di mantenerla in ordine" spiego.
"Seriamente Cam, quanto tempo è che non esco con voi? se non per il compleanno di Lily le mie giornate sono sempre state: mi alzo, campus, bambini e poi dopo che i bambini se ne vanno studio"

Si alza e mi si avvicina.
"okay okay, calma"sospira poggiando le mani sulle mie spalle.
"chiamagli solo e vedi se la cosa è importante. Magari domani dopo l'esame così avrai tempo"
E ora che ci penso, se ha chiamato Cameron deve essere qualcosa di importante.

Annuisco e faccio un respiro profondo.
Torno a preparare da mangiare mentre Cameron comincia ad aggiustare la tavola.

Appena è tutto pronto chiamo i bambini che corrono subito in cucina e si sistemano.
Riempio i loro piatti e mi giro.

Cameron mi guarda, appoggiato con la schiena al frigorifero e le braccia incrociate.
Ha un sorriso così tenero sulle labbra.

"cosa c'è?" chiedo.
"nulla" ridacchia ancora.

Adoro quel tipo di sorrisini, sono così sinceri e mi fanno impazzire.

Sento il telefono squillare, cammino verso il divano ma Sue mi chiama.

"Adison, mi sono bruciata la lingua>> grida.
Sorrido piano per la sua pronuncia sbagliata, a cui pensi ho fatto l'abitudine, e cammino verso di lei lasciando il telefono in borsa.

"fa vedere" le sorrido e quando tira fuori la lingua capisco che è solo un po' arrossata
"non è nulla, continua a mangiare piccolina"

Noto che Cameron risponde al telefono.
"che vuoi?" "io? e perché?" "allora deve essere grave" ridacchia. "sta zitto, arrivo" "cazzo, ho capito"

Lo guardo mentre chiude la chiamata e afferra l a giacca che aveva appoggiato alla sedia di Gabriel.

"che c'è?"chiede.
Con lo sguardo gli indico i bambini che lo fissano con la bocca aperta.
"ah... non si dicono queste parole" cerca di aggiustare la situazione.
"Ali che vuol dire cazz..."
"no!"interrompo Gabriel, spaventandolo un poco.
"ha detto mazzo" strillo.
"ho detto mazzo"  mi asseconda Cam.

quando mi giro a guardarlo è già alla porta.

"dove vai?" chiedo.
"ehm sto andando... a fare"balbetta. "a fare una commissione"
"non ci credo" dico.
"chi era al telefono?"domando.
"ah... ehm mia madre" e senza dirmi altro chiude la porta e sparisce.

Certo, come no.
A sua madre non si sarebbe mai rivolto in quel modo e in più ho sentito chiaramente il suo 'sta zitto, arrivo'.
E, uno, sua madre non è un maschio e due, è a San Diego. Vuole andare a San Diego?

Sbuffo stressata e torno dai bimbi.

never enough 3 •Cameron Dallas•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora