Capitolo 5

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Il vapore inondò il bagno mentre Christian usciva dalla doccia e si avvolgeva un asciugamano intorno ai fianchi. Dopo un'intensa di giornata di lavoro era l'unico momento di relax che si concedeva. Aveva avuto riunioni di lavoro per tutta la mattina e le continue polemiche di Sivieri Senior prima di partire per Istanbul con la giovane moglie, la terza oramai, non avevano certo aiutato a superare i vari intoppi con i clienti. E per quanto alla fine se la cavasse sempre era ogni volta più stanco di quella vita e di quel lavoro. Era forse ora di cambiare?  Si chiese mentre con una mano puliva l'alone di vapore dallo specchio del lavandino. Rise ironico alla sua immagine dello specchio, potresti anche farlo, si disse, ma quale sarebbe il prezzo? Si passò una mano tra i corti capelli umidi e sospirò ancora; un giorno l'avrebbe fatto, avrebbe mandato al diavolo suo padre e si sarebbe messo a lavorare per conto suo. Sollevato da quel pensiero ritornò nella camera degli ospiti di casa Sivieri. Recuperò un paio di boxer neri, una camicia leggera azzurra e un paio di jeans dalla borsa da viaggio posata sul letto, su cui poi si sedette per riprendere fiato. Si massaggiò il collo con una mano,non voleva essere lì. Fin da bambino quella casa gli aveva sempre messo soggezione, almeno da che ricordava. Forse per la presenza del padre in ogni angolo,nel tentativo di fare bella mostra della sua ricchezza e del suo potere. Non c'era una sola cosa,a partire dalle dimensioni della casa, che non avesse un grande valore economico : i quadri,l'argenteria, i mobili. Proprio come in quella camera, fatta apposta per ricordare agli ospiti quanto era ricco il padrone di casa. I mobili in faggio pregiato con i pomelli in oro placcato,il parquet color legno, la lampada da collezione con le finiture doro,il copriletto e le lenzuola di seta,le tende fatte a mano e il tappeto provenente dall'India. Il bagno tutto in costoso marmo bianco e cristallo. Ma più di tutto non c'era una sola cosa che dimostrasse che in quella casa aveva vissuto una famiglia in quegli anni. Le uniche foto di famiglia erano solo uno sfoggio della vanità del padrone di casa e dalle sue manie di perfezione che aveva sempre imposto a tutti. Quell'uomo era sempre stato come un cinico e egocentrico imperatore che  dall'alto del suo trono dorato dettava legge e controllava tutti come fossero marionette. Per questo Christian non aveva esitato ad andarsene di casa compiuti i diciotto anni, per strapparsi al suo controllo e costruirsi una vita sua. Il cellulare accanto a lui iniziò a squillare.  Non aveva fatto un bel lavoro, pensò guardando il display per vedere chi lo stava chiamando: Lidia. Quella ragazza era un osso duro! Bellissima,ricca e viziata era la donna che suo padre aveva scelto per lui e lei era più che disposta ad accontentarlo. Peccato che lui non lo fosse! Non aveva intenzione di sottostare ai piani di suo padre per arricchirsi ancora di più e all'ennesimo capriccio di una principessina viziata che aveva visto un nuovo giocattolo e aveva deciso di averlo a tutti i costi! La sera prima il padre l'aveva incastrato tramutando una cena di lavoro con un cliente in un incontro pre-matrimoniale tra i loro figli. Appena arrivato al ristorante e notando la premura con cui il padre gli presentava la figlia del loro cliente, Christian aveva capito l'antifona.  Aveva fatto buon viso a cattivo gioco ma con chiarezza aveva fatto capire a tutti che non era interessato. Beh quasi tutti! Pensò rabbrividendo al solo pensiero. Quella donna gli era stata appiccicata tutto il tempo offrendosi praticamente su un piatto d'argento. Non si poteva negare che non fosse bellissima, con la pelle candida, gli occhi color ghiaccio leggermente a mandorla, la criniera rosso tiziano e il corpo che era un'armonia di curve. Non era diversa dalle donne del suo ambiente, sensuale ma capricciosa e pronta ad affilare gli artigli e mostrare la scollatura per mandare chiari messaggi. Ma lui non c'era stato e non ci teneva affatto, non gli erano mai piaciute le donne appiccicose e nemmeno le imposizioni. L'unica cosa che gli impediva di mandare tutti al diavolo e andarsene era il fratello minore, anche se ultimamente stava iniziando a chiedersi se ne valeva la pena. Spense il cellulare che continuava a suonare e lo lanciò di nuovo sul letto. Si alzò in piedi e sospirando guardò fuori dalla finestra della camera,da lì poteva sentire le risate del fratello e dei suoi amici. Quel week and sarebbe stato un' altra seccatura! Già odiava stare in casa di suo padre ma doveva tenere d'occhio Stefano. Aveva invitato degli amici per quei due giorni e lui già immaginava il genere: Belle ragazze con poco sale in zucca e soliti ragazzini immaturi e casinisti. Sapeva già come sarebbe andata a finire. Il fratello lo avrebbe tenuto a debita distanza facendogli capire che la sua presenza non era gradita e le sue amiche gli si sarebbero incollate addosso per tutto il tempo inimicandogli Stefano ancora di più. Avrebbe passato i prossimi due giorni ad allontanare ragazzine e a discutere con il fratello e non ci sarebbe stato un attimo di pace. Più volte aveva cercato di parlare con Stefano da fratello, ma lui non gliel'aveva mai permesso e probabilmente Christian non sapeva come trattarlo. Sentendo una risata femminile provenire dal piano di sotto sbuffò infastidito e slacciandosi l'asciugamano lo lasciò cadere a terra,si sarebbe vestito e poi sarebbe sceso al piano di sotto per bere qualcosa di fresco e  trovare un modo di passare il tempo in quei due giorni. Era arrivato solo un'ora prima e stanco e sudato era corso di sopra a fare una doccia per cui non aveva ancora visto ne il fratello ne i suoi amici. Solo Sophie,la governante che come al solito l'aveva accolto con il suo fare materno e il sorriso affettuoso, era sempre stato così fin da quando era bambino e lui le era molto affezionato. Lei era l'unica cosa positiva della sua infanzia e di quella casa.

La ragazza UnicornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora