LA STRAORDINARIA TESTIMONIANZA DI UN EX ATEO

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"Sono nato in una famiglia moralmente sana. Nella mia primissima giovinezza ebbi contatto con una persona che poi divenne un amico, e da qui l'amicizia pericolosa che poi incominciò ad influenzare negativamente la mia vita dal punto di vista spirituale, più che dal punto di vista morale. Era un eclettico, una persona intelligente, aveva delle grandi capacità nel parlare e nell'esporre le sue tesi, e mi ricordo che mi conquistò con la sua teoria (che poi non era sua, egli la esponeva semplicemente) dell'immortalità della materia, teoria fondata su un principio banalissimo: "Nulla si crea e nulla si distrugge." 

Questa teoria si trasformava in una conclusione ovvia: l'anima veniva annullata completamente. Infatti io mi ritrovai senz'anima, da un punto di vista diciamo intellettuale, e da questo punto di vista io ripudiai completamente la religione. 

Come famiglia ne avevamo poca religiosità, era molto debole nei nostri sentimenti, e nella nostra pratica ancor di più; c'era stata un po' di religione nella mia famiglia fino a tanto che la mia vecchia nonna era stata con noi, poi io rimasi orfano all'età di otto anni, così morendo mia madre anche mia nonna se ne andò con un figlio, e quindi quel po' di vitalità religiosa scomparve dalla nostra casa; era scomparsa dalla nostra vita, era scomparsa dalla mia vita, e poi tramontò definitivamente in seguito a questa amicizia. 

Per un periodo di tempo io mi sentivo soddisfatto, pensavo di aver realizzato una conquista, cioè di aver raggiunto un grado evolutivo che mi aveva portato più in alto, ero maggiormente libero, padrone di me stesso in maniera assoluta (in fondo questo è il pensiero dell'uomo che rompe con Dio). Ma in un primo momento quella felicità mi riempi di euforia fino al punto che io non mi rendevo conto della distruzione che si era verificata nella mia vita; me ne resi conto all'età di diciassette anni, quando improvvisamente io fui aggredito dallo spavento della morte. 

L'immortalità della materia non è l'immortalità dell'anima; io potevo pure pensare che attraverso questa trasformazione a livello ideologico potevo diventare un albero, far parte della natura, ma l'anima mia non esisteva: mi resi pienamente conto che in fondo era il nulla, era l'annientamento.

Questo cominciò a produrre in me un'angoscia, uno spavento, direi proprio un terrore nel senso fisico della parola, tanto fisico che improvvisamente io non ebbi più la possibilità di percepire le cose e le persone in un modo reale, ma soprattutto le persone scomparvero davanti a me: io non incontravo più persone per la strada, non entravo più in contatto con le persone in nessun luogo, e ricordo che anche al cinema o al teatro non vedevo più persone davanti a me, ma vedevo soltanto degli scheletri. Perché? Era una specie di lavoro mentale che si produceva in me, io arrivavo alla conclusione della vita di ogni individuo e per ogni individuo, indipendentemente dall'età, io arrivavo subito alla bara e dalla bara alla decomposizione e dalla decomposizione allo scheletro, quello che poi appariva davanti agli occhi miei. 

Quindi, non vedevo questo annientamento solo in riferimento a me, ma in riferimento a tutto e a tutti: proprio in quello stato mi resi conto dell'abisso nel quale ero caduto. Qui non era una questione morale, era una questione squisitamente spirituale nella quale entravano ovviamente anche elementi morali in quanto, lontano e separato da Dio un giovane cammina nelle vie del peccato. Probabilmente non ho conosciuto grandi contaminazioni e grandi immoralità come altri, ma la via lontana e separata da Dio è sempre una via peccaminosa; ma soprattutto da un punto di vista spirituale avvertii proprio l'abisso. 

Fu in quel periodo che incominciai a cercare e a desiderare, tentai anche di avvicinarmi alla religione, e l'unica che conoscevo era quella che mi era stata insegnata da mia nonna; e provai ad entrare in una chiesa cattolica e ci entrai per alcune volte. Era un periodo particolare, il periodo quaresimale, cioè il periodo delle prediche, e mi ricordo che mi interessavo in quelle prediche perché cercavo di scoprire qualche cosa che risolvesse il mio problema; ma il mio problema non ebbe una soluzione ed io continuai ad essere assillato da quel timore, da quello spavento che era diventato qualcosa di fisico, qualche cosa che mi toglieva il sonno.

Avevo allora diciassette anni. Proprio in quell'età, mentre mi trovavo in questo stato, in casa mia veniva una credente, una semplice sorella, che veniva per ragioni di servizio, per aiutare la mia matrigna (nel frattempo mio padre si era sposato di nuovo). Con estrema semplicità rendeva testimonianza dell'opera che aveva realizzato. Vi voglio subito dire che per me il suo linguaggio era in parte incomprensibile, ma tra le sue parole colsi quello che era necessario all'anima mia, che fu questo: il Signore è un Signore vivente, Cristo risponde a tutti coloro che lo invocano e hanno bisogno di Lui.

Per me era una frase veramente decisiva e convincente, appunto perché se io avessi incontrato una persona che avesse cercato di coartare la mia mente e di entrare in polemica con me, probabilmente ero in possesso di argomenti per controbattere e non so come si sarebbe conclusa quella conversazione.

Ma quella sorella non tentò di fare questo e forse non ne aveva neanche la capacità, ma aveva una capacità: quella di parlare di Gesù in una maniera reale, in un modo vivo, in fondo la stessa capacità di Filippo quando disse a Natanaele "Vieni e vedi". Infatti concluse la sua testimonianza proprio con queste parole: "Non devi ascoltare quello che ti sto dicendo io, il Signore ha risposto a me e io posso solo dirti che ho la certezza che se tu vorrai essere salvato risponderà anche a te; ma puoi cercarlo da solo, e devi cercarlo da solo: nel buio della tua cameretta invoca il Signore, se tu vuoi incontrarlo digli semplicemente: "Signore, se veramente rispondi a coloro che Ti desiderano, rispondi all'anima mia".

Io ricordo che immediatamente mi proposi di fare la prova perché lo desideravo, ne avevo l'imperioso bisogno; ma c'era una difficoltà, una difficoltà costituita dalla presenza dei miei fratelli nella medesima camera. Come ho già detto, eravamo diversi figli; avevamo anche diverse camere in quell'epoca e io dormivo con altri due fratelli nella medesima camera, e non avevo il coraggio di fare un esperimento davanti a loro. Però ebbi il coraggio e la costanza di aspettare che loro si addormentassero, e nel buio della notte io scesi dal mio letto e invocai il Signore; invocai il Signore ed Egli rispose all'anima mia. (...) Subito dopo ho sentito il bisogno di incontrarmi con quel popolo di cui quella sorella rendeva testimonianza, quel popolo al quale anche lei apparteneva, e andai a questa adunanza. Tenete presente che allora questa adunanza era una specie di cantina, si trovava diversi metri sotto terra, era una sala molto piccola e senza finestre, dove generalmente si stipava un popolo più numeroso del nostro. [Questo a causa della persecuzione del '35 in Italia]

Ebbene, la prima cosa che mi impressionò fu questa: io mi trovai di fronte a delle persone che vivevano la loro religione, me ne resi conto immediatamente, mi resi conto che era una cosa totalmente diversa da quella che avevo conosciuto fino a quel giorno. Ma la cosa che immediatamente fu determinante per me fu che lì sparì la visione degli scheletri: non avevo più degli scheletri davanti, avevo delle persone vive, avevo delle persone che vivevano la vita e la vita del Signore. Infatti questa esperienza e quella di quella notte nella mia cameretta si fondono. Quella notte io sentii solo questa gioia questa pace questo imperioso impulso interiore di cercare di trovare questo popolo, e io trovai il Signore.

Non molto tempo dopo chiesi di fare il battesimo (ormai sono passati 49 anni), così scesi nella acque del battesimo e immediatamente mi misi alla ricerca del battesimo dello Spirito Santo. In quel periodo le riunioni di preghiera erano frequentissime, non si tenevano soltanto una volta la settimana riunioni regolari per lo Spirito Santo si tenevano almeno due volte alla settimana, il mercoledì e il venerdì.

 Vi voglio dire, in relazione a queste riunioni di preghiera, una cosa che vi può interessare, cioè: noi dovevamo tenere queste riunioni in una forma estremamente privata [a causa della persecuzione del '35] perché quello che noi abbiamo visto in queste sere, questa manifestazione anche rumorosa, anche viva, anche calda, in quelle riunioni di preghiera c'era regolarmente tutte le sere. Io ricordo chiaramente, fin dalla prima volta che partecipai ad una riunione di preghiera (fino a tanto che le Autorità, quando iniziò la persecuzione, non ci chiusero la sala), che noi avevamo esattamente le medesime riunioni di preghiera traboccanti della presenza, della gloria e della potenza del Signore. Quelle riunioni di preghiera spesso non si potevano concludere, e non si potevano concludere perché non c'era forza capace di indurre quei fratelli e quelle sorelle ad allontanarsi da quel luogo dove c'era la gloria del Signore.....

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