LA STRAORDINARIA TESTIMONIANZA DI PERSECUZIONE IN ITALIA NEL '35 #2

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l'adunanza fu chiusa con l'inizio della persecuzione nel 1935 e quindi è stato tra il 1933 e il 1935 che io ho potuto godere anche la comune radunanza in un luogo aperto al pubblico.

Feci un' esperienza, sempre in quel periodo. C'era un giovane che frequentava la comunità e con il quale mi intrattenevo abbastanza frequentemente; egli era più novizio di me, era venuto dopo di me, quindi in qualche maniera io mi sentivo nei suoi confronti nel dovere di incoraggiarlo, di ammaestrarlo, di dargli qualche cosa e appunto mentre facevamo la strada insieme era sempre questo il programma che cercavamo di sviluppare. Ebbene, una sera, attraverso le tante cose che io chiesi, chiesi anche questa: "Che cosa dicono i tuoi familiari, i tuoi genitori di questa tua decisione, di questa tua conversione? " E la risposta mi freddò, perché quel giovane mi disse: "I miei genitori non sanno ancora nulla, io non ho detto nulla a loro e nulla è trapelato perché possano prendere una qualunque decisione o esprimere un qualunque giudizio nei miei confronti". Io rimasi gelato, e in me stesso, novizio della fede com'ero, io dissi: non potrà durare, non potrà durare. E infatti di lì a poco tempo, incominciò la persecuzione ed egli scomparve dalla circolazione, fu sopraffatto, fu spaventato. Ma la lezione era stata captata da me precedentemente, prima ancora che si verificasse l'evento che vi ho detto (quello della sconfitta, quello della caduta), perché in me stesso io sentii che con questa posizione egli non poteva assolutamente andare avanti nelle vie del Signore. Ma in seguito è stata la Parola di Dio ad illuminarmi chiaramente intorno a questo; Gesù ha detto che se noi ci vergogniamo di Lui, Egli si vergognerà di noi, (...). 

Voglio concludere con queste antiche reminiscenze, sono appunto degli episodi che probabilmente qualcun altro dimenticherebbe, a me sono rimaste impresse. Vi devo dire sinceramente che se io mi sforzo di ricordare tanti sermoni di 40 o 45 anni fa, non ci riesco, ma questi episodi mi sono rimasti impressi perché sono stati per me dei sermoni pratici, dei sermoni che mi hanno illustrato in maniera precisa quale attitudine e quale contegno avere e conservare nelle vie del Signore. 

L'ultimo episodio che vi voglio raccontare e relativo proprio ad un sermone, ad una predica, ed io non mi ricordo la predica ma ricordo il predicatore (credo che oggi sia il più vecchio fratello pentecostale in Italia, è ancora vivente e dovrebbe avere circa 66 anni di fede) il quale in un sermone disse appunto una frase: "Io ho aspettato il battesimo dello Spirito Santo sei mesi, ma in quei sei mesi io sentivo che non potevo vivere senza il battesimo dello Spirito Santo, e sono certo di dire la verità quando dico che in quei sei mesi non c'è stato un minuto solo della mia vita che io ero sveglio e che non ho pensato, non ho desiderato e non ho chiesto il battesimo dello Spirito Santo". Una frase soltanto, ma mi fece comprendere non solo il valore, l'importanza del battesimo dello Spirito Santo, ma mi fece comprendere come si chiedono e come si cercano le benedizioni di Dio, quelle benedizioni che ci sono necessarie, che sono state necessarie a me e che sono necessarie a tutti.

Ho detto che ben presto il Signore mi chiamò a svolgere un'attività nel Suo servizio attraverso delle circostanze particolari che mi spinsero nel campo di lavoro: la persecuzione, i culti frazionati nelle case, quindi la necessità di molti operai e molti predicatori (...). Vorrei così di sfuggita ricordare che in quei giorni si trattava di accettare un impegno di questo genere non con un miraggio allettante che hanno tanti in questi giorni, ma soltanto con il miraggio di affrontare maggiori responsabilità, maggiori sacrifici e maggiori persecuzioni degli altri. La polizia in quei giorni (e credo che anche in questi giorni sia dotata di questa capacità, di questa abilità) aveva la capacità di individuare coloro che rappresentavano i responsabili, coloro che secondo il loro modo di esprimersi erano le colonne, i capisaldi, e quindi la loro furia persecutrice si concentrava in modo particolare su quanti in qualunque modo si adoperavano. Io ero giovane, giovanissimo, nel 1935 avevo solo vent'anni, ne dimostravo anche di meno quindi sembravo anche un ragazzo, e infatti qualche volta ho avuto le espressioni benevolenti da parte di queste autorità di polizia che non riuscivano a spiegarsi perché un giovane tanto giovane voleva rovinarsi un eventuale futuro, un'eventuale carriera o addirittura la vita, attraverso un'avventura che secondo loro era inutile. 

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