Quel venerdì, 17 agosto del 2012, non sapevo veramente come mettere i piedi per terra. Volavo, in tutti i sensi. Non ero più nella pelle all'idea che stesse capitando a me. Non ci credevo. Di continuo mi davo dei pizzicotti sul viso per cercare invano di svegliarmi e terminare subito quel sogno, prima di rimanerci troppo male. E invece era tutto vero. Forse finalmente la ruota stava girando nel verso giusto. Dopo l'ultimo appuntamento mi ero convinto di potercela fare, finalmente avevo preso il coraggio che serviva, quello che non avevo mai avuto.
Proprio quel venerdì la invitai di nuovo ad uscire. Ero pronto per giocarmi l'asso, dovevo agire. Presi il telefono e le scrissi:
<< Hey Giù! Stasera ti va di fare un giro al mare>>
<<Certo! Sempre alle 21:30?>>
<<Si certo! Lo sai che ti passerò a prendere vero!?>>
<< Va beeenee>> e continuó con una risata e tante faccine.
Invito accettato. Perfetto. Ero soddisfatto.
Mi accorsi che si erano fatte le due del pomeriggio. Di lì a poco sarei dovuto andare in palestra per la lezione di arti marziali. Dal 2008 ero iscritto ad un corso di Wing-chun: un arte marziale cinese. Non ne avevo una gran voglia ad essere sinceri. Un po' per il caldo e un po' per l'ansia dell'appuntamento. Mi convinsi e andai.Finita la lezione e dopo aver preso tanti colpi, me ne tornai a casa molto stanco. Dopo la doccia decisi di rilassarmi sul letto. Il caldo stava diventando veramente insopportabile. Riuscii a dormire un'oretta.
E così dopo un pomeriggio passato a tormentarmi l'anima con i pensieri, si fecero le 21:20.
Scesi da casa e una volta salito in macchina partii alla volta di casa di Giulia per passarla a prendere. 21:30 ed era già nel porticato ad aspettarmi. Come al solito il cuore mi batteva a 3000. Ricordo ancora come era vestita quella sera: aveva dei jeans blu, una canotta di un colore indefinibile per me, dato che sono discromico (da lì a poco seppi che era rosa), un paio di sandali e capelli raccolti che facevano vedere la rasatura laterale. Un profumo che non so descrivere, so solamente che inondava tutto l'abitacolo della macchina.
Girai la chiave e partimmo.
Durante il tragitto non mancava la consueta chiacchierata del più e del meno, ah...e ovviamente i commenti sulla musica. Quelli non mancavano mai. Era molto preparata in materia. Non ascoltava roba commerciale o banale anzi. Aveva un'inclinazione particolare per l'elettronica e a me non dispiaceva affatto. Mi piaceva molto parlare con lei di musica. In qualche modo era come se sapesse sempre cosa volessi esprimere con le canzoni che ascoltavo.
Arrivati a Capoportiere decisi di fermarmi lì, dove c'è una piazzetta e delle panchine con vista sul mare. "Un posto perfetto" pensavo.
Non c'era molta gente e la cosa era strana visto il giorno e il periodo. "Meglio" pensai. C'erano diverse sedute, tutte disegnate con dei motivi diversi a mó di murales. Mi colpì, tra le tante, una panchina dipinta di blu. Un blu penetrante, pieno. Ci sedemmo lì e continuammo i discorsi iniziati in macchina. Più la guardavo negli occhi e più mi convincevo che mi piaceva. "Questa ragazza mi piace" pensavo tra me e me.
Ad un tratto ci siamo ritrovati vicinissimi.
Io sedevo come se quell'agglomerato di cemento fosse diventato la sella di un cavallo e io vi ero seduto in groppa. Lei con le gambe incrociate, uno di fronte l'altro.
La cosa strana fu che io non provai il minimo imbarazzo. All'improvviso si alzò il vento, notai la pelle d'oca che affiorava sulle sue braccia.
Era quello il momento, era quello l'attimo in cui avrei dovuto agire! Allargai le braccia e la strinsi a me. Non fece alcun tipo di resistenza, anzi sembrava quasi sollevata nel sentire il colore che emanavo. Successe tutto in un attimo, per qualche secondo poggiò la testa sul mio petto, poi la staccò e mi guardò fisso negli occhi. Da quel momento capii...senza proferire parola avvicinai la mia bocca alla sua, lei fece lo stesso. Le labbra prima si sfiorano, poi si fusero in un bacio. Per diversi minuti, intorno a noi non c'era nient'altro che il rumore del mare e la luce del lampione che ci illuminava. Non esisteva più ne il luogo ne il tempo. Tutto era fermo. Era come se ogni cosa si fosse fermata per guardare la scena. Ad un tratto allontanai la testa per guardarla negli occhi, le sorrisi e la baciai ancora.
Non sapevo veramente che dire. Un po' per l'emozione, un po' perchè in quelle situazioni non sempre servono parole.
Senza rendercene conto si erano fatte le 2:25 di notte.
<<forse è ora di rientrare>> disse lei sotto voce ma con un sorriso stampato in faccia.
<<già, dai ritorniamo alla macchia...>> dissi io.
Ci alzammo e ci incamminammo verso la mia Polo grigia. Istintivamente mi venne di prenderle la mano e stringerla, lei mi guardò e sorrise. Mi strinse anche lei la mano, ma così forte da fermare la circolazione sanguigna.
Non ricordo di cosa parlammo al rientro. Quello che ricordo è che non la smettevo di sorridere. Finalmente ero riuscito a vincere la mia battaglia personale con la timidezza e l'imbarazzo, ero riuscito a prendere l'iniziativa.
Finalmente!
Arrivato sotto casa sua, spensi la macchina, mi girai verso di lei e la guardai. Lei mi sorrise e ci baciammo ancora.
<<devo andare!>> mi disse dopo avermi baciato.
<<devi proprio?>>
<<purtroppo si!>> disse con aria rattristata.
<<ok...tranquilla! Ci sentiamo tra poco?>>
<<assolutamente si!>> rispose.
Aspettai come al solito che salisse con l'ascensore e me tornai a casa.
La giornata terminó con noi che messaggiammo fino alle sei di mattina.
Era il 18 agosto del 2012. Ero al settimo cielo.
STAI LEGGENDO
L'ultimo Romics
Historia CortaVi è mai capitato di conoscere una persona speciale? Una persona che nel giro di poco tempo diventa la tua compagna, la tua spalla? Proprio come Robin, inseparabile compagno di Batman...Beh questo è quello che è succcesso a me!