Ancora all'ombra dello stesso platano, Erika pensava alla sua casa, ai genitori, la sua amica... A tutto quello che aveva prima e che forse non avrebbe più rivisto.
Sospirò pesantemente chiudendo gli occhi, come per fondersi con l'albero ed il prato.
Dopo svariati minuti in quella posizione, si alzò con la mazza ancora stretta in mano, e con più coraggio di prima, decisa a tornare a casa.
Il sottobosco era pieno di foglie secche, nonostante la bella stagione, per cui si doveva stare attenti a non cadere nelle buche di cui il terreno era pieno. Questo Erika lo aveva dimenticato; dopo essere avanzata di circa cinque metri, guardandosi ossessivamente intorno, mise il piede in una buca piuttosto profonda coperta e riempita dalle foglie. Tirò fuori la gamba, che era scesa nella buca fino al ginocchio. Nel farlo toccò con la mano un oggetto, duro. Scavò tra le foglie e il terriccio per ritrovare l'oggetto che aveva toccato; infatti riuscì a tirare fuori una pistola, fortunatamente carica. Si chiese se fosse stato saggio prenderla, perché comunque lei non voleva fare male a nessuno. Ripensò al tizio con il passamontagna, lui non si sarebbe fatto scrupoli a ucciderla. Strinse i denti e si alzò. Proprio in tempo, l'uomo era riuscito a riprendere le sue tracce.
Stava a pochi alberi di distanza, e molto probabilmente aveva più resistenza della ragazza, quindi correre non sarebbe servito a niente. Non appena la figura incappucciata si avvicinò, Erika puntò la canna della pistola proprio alla sua fronte. Istintivamente l'uomo si fermò, ormai a pochi passi da lei.
-cosa vuoi fare con quella Erika?- chiese nascondendo una piccola risata di scherno.
-è ovvio, voglio ucciderti!- la voce della ragazza era spezzata dal panico.
-dai, premi il grilletto allora! Sono qui fermo, un bersaglio facile.-
Erika tacque, non sapendo se dare ragione all'istinto di sopravvivenza o alla sua umanità. Lui aspettava fermo dov'era che lei si decidesse a fare qualcosa. Non successe nulla. Erika abbassò la pistola e si buttò in ginocchio, lasciando scorrere le lacrime lungo il viso. L'umanità della ragazza aveva vinto, lui aveva vinto. Dopotutto, lei era cresciuta in una casa con dei genitori amorevoli, era cresciuta andando in chiesa con gli insegnamenti di bontà e misericordia che Dio ci ha lasciato. Come poteva fare del male ad un altro essere umano, anche se malvagio. Dio ci ha insegnato a porgere anche l'altra guancia dopo uno schiaffo; che anche il più cattivo degli uomini può convertirsi e pentirsi.
-hai vinto.- disse alzando la testa e guardando la maschera dell'uomo- uccidimi, torturami quello che vuoi. Hai vinto tu. Però fatti vedere, voglio sapere chi è che mi uccide.-
-penso di poterti accontentare.- mentre lei alzava la testa, lui si sfilò via il passamontagna.
-allora avevo ragione, Brian- gli occhi verdi della ragazza si posarono su quelli blu del ragazzo.
-mh!- annuì- sei intelligente ma sei anche troppo buona.-
-no.-
-no cosa?-
-io non sono buona, io sono solo un umano.-
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Bad Liar {Hoodie}
FanfictionErika Herbert, 16 anni, è una ragazza normale, con una vita normale. Ma cosa succederà se un giorno tutta la monotona tranquillità del suo paesino viene rimpiazzata dall'arrivo di uno strano sconosciuto, un estraneo pieno di misteri ed un passato pi...