Erika continuò a correre, schivando gli alberi a ripetizione. Nonostante non sentisse più i passi dietro di lei, continuava ad avanzare, per paura di tornare nelle grinfie di quel mostro.
Il bosco si interruppe improvvisamente, lasciando il posto ad un cementato coperto dai ciottoli e dai rametti secchi.
Si fermò, osservando il tunnel che si apriva davanti a lei.
-non ti conviene entrare lì bambolina.- la voce di Brian la fece sobbalzare sul posto. In quel momento avrebbe dato tutto per sparire, o quantomeno per sapere come aveva fatto ad essere così veloce e silenzioso.
-n-non avvicinarti!- gli urlò contro.
-altrimenti? Rassegnati e scegli tra morte certa- indicò l'ingresso del tunnel- e me- abbassò la mano guantata di nero.
-cosa c'è in quel tunnel?- chiese incerta.
-oh, non lo so neanche io. So solo che se provi a entrare la cosa che hai visto prima tornerà e ti farà più male.- rispose ghignando soddisfatto.- quindo penso che venire con me sia meglio.-
Erika si voltò in direzione dell'entrata della piccola galleria e poi in direzione del ragazzo, che stava comodamente seduto su una roccia. Si avvicinò lentamente a Brian, come si fa quando ci si avvicina ad un animale selvatico. Chinò il capo, rendendo le punte delle scarpe una volta bianche molto interessanti. Era più che sicura, che lui le avrebbe fatto del male, che si sarebbe pentita di non essere entrata mel tunnel a farsi ammazzare, cosa che avrebbe preferito.
-come mai così triste?- chiese con tono canzonatorio il ragazzo incappucciato. La afferrò per un braccio, tirandola prepotentemente verso di sé. La bloccò con forza ad un tronco vicino, tenendola stratta per il collo. La alzò da terra, ancora premuta contro la corteccia; strinse la presa, pressando ulteriormente sulla gola della ragazza, impedendo all'aria di arrivare ai polmoni.
In tutta risposta, Erika cercò di allentare la presa del ragazzo, posizionando le mani sulle sue. Il movimento non servì a niente, se non a farle sprecare altra energia.
Continuava a dimenarsi, mentre le mani di lui diventavano bianche per lo sforzo. Cominciò a vedere tutto sfocato, e dei puntini neri cominciavano a sostituire tutto nel suo campo visivo. Smise gradualmente di muovere le gambe e le braccia, lasciandole cadere molli, come le bambole di pezza.
Improvvisamente, Brian lasciò la presa sulla gola di Erika; lentamente, lei si riprese, ricominciando a vedere tutto ciò che la circondava. Poi capì perché l'aveva lasciata andare; lui era inginocchiato, con i palmi puntati a terra, che tossiva. Automaticamente, Erika prese dalla tasca della sua felpa le pillole. Lo appoggiò all'albero, dove pochi minuti prima era appiattita lei. Prese qualche compressa e gliela fece ingerire di prepotenza, lottando con i continui movimenti bruschi che la tosse gli imponeva.
-dai, riprenditi Brian!- disse scuotendolo violentemente dalle spalle.
-calmati sono ancora vivo, ma se continui così mi ammazzi.- disse lui tra qualche sporadica risata.
-mi toglierei un problema.- rispose lei trattenendo un risolino, ma non un sorriso.- sono bloccata qui da una settimana quasi, e ho ancora fame.-
-hai ragione.- disse semplicemente lui, alzandosi e facendole cenno di seguirlo.Tornati alla casa di legno, era ormai il crepuscolo, dipinto con i suoi colori caldi.
Erika aveva già finito di mangiare quello che le bastava, dato che lo stomaco le si era chiuso dopo la "visita" di quel mostro. Osservava silenziosamente il giorno lasciare spazio alla notte, in modo pacifico.
Era appoggiata con il busto al davanzale di una finestra spalancata.
-che guardi?- chiese Brian, appoggiandosi a sua volta al davanzale.
-tutto e niente.- rispose Erika con una piccola risata.
-dovresti smetterla di dare risposte alla Cappellaio Matto, mi fai salire i nervi.- disse lui, con un espressione annoiata in volto.
-lo so, infatti continuerò per farti antipatia.-
La ragazza appoggiò la testa sulla spalla di lui, con fare infantile.
-sai essere odiosa.- le disse di rimando, spostandosi di scatto. Lei, prima di cadere, si aggrappò a Brian, in una sorta di abbraccio.
-era un complimento, vero?- chiese lei inarcando un sopracciglio.
-da cosa lo hai capito?- rispose lui, prendendola per i fianchi.
-non so.- si alzò sulle punte, essendo di non poco più bassa di lui. A poco a poco, si avvicinò sempre di più al viso del ragazzo; quest'ultimo poggiò con delicatezza le sue labbra su quelle della ragazza.
Lui sorrise sulle labbra di lei, lasciando scorrere lentamente la mano sulla sua schiena, in ripetizione, mentre la accarezzava con affetto.
Che stranezze però, c'è veramente poca strada da indifferenza ad amore.
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Bad Liar {Hoodie}
FanfictionErika Herbert, 16 anni, è una ragazza normale, con una vita normale. Ma cosa succederà se un giorno tutta la monotona tranquillità del suo paesino viene rimpiazzata dall'arrivo di uno strano sconosciuto, un estraneo pieno di misteri ed un passato pi...