8

215 15 0
                                    


Il cielo minacciava tempesta quella mattina, sia quello fuori dalla finestra che la sua replica sopra le teste dei ragazzi in Sala Grande.
"Allora è stato abbastanza gentile il tuo cavaliere ieri sera?" Chiese Lily a Mary mentre si versava il caffè nella tazza.
"Non ti abbiamo sentita rientrare... immagino tu abbia assaggiato un bel po' della sua gentilezza?" Ammiccò Isla in direzione dell'amica.
Le guance di Mary si tinsero di rosso mentre portava la tazza alla bocca per nascondere un sorriso imbarazzato.
"Ok ok... forse Isi aveva ragione dopo tutto..." ammise in un sussurro sommesso.
Isla strabuzzò gli occhi.
"Non. Ci. Credo. Mary Macdonald che parla di porcherie a colazione!" Disse estatica, forse un po' troppo ad alta voce.
"Se si parla di porcherie voglio partecipare!" Si intromise Charl Binet sedendosi accanto a Isla e scoccandole un bacio sulla guancia. La loro 'relazione' era finita dopo il quinto anno, ma in realtà i due non avevano mai tagliato i ponti l'uno con l'altra, anzi ogni tanto si ritrovavano in atteggiamenti poco consoni al ruolo di 'ex' e decisamente troppo focosi per essere dei semplici amici.
"Oh Charls mi piacerebbe tanto accontentarti, ma la nostra cara Mary ha già trovato su chi sfogare i propri desideri libidinosi." Le disse Isla con un cipiglio fintamente rammaricato.
"Oh beh.. spero che qualcun altro possa aiutarmi a sfogare i miei.." le sussurrò lui all'orecchio ammiccando.
"Si vedrà. Sai che non programmo certe cose.-gli rispose la mora con una pacca sulla spalla- Ora lasciaci ai nostri pettegolezzi per piacere." Lo invitò ad andarsene. Il ragazzo prese una mela dal tavolo, fece un saluto stile militare alla ragazza e si diresse verso il tavolo dei Corvonero.
"Allora? non racconti nulla?" La incalzò Lily.
Mary tentò di farsi piccola piccola, probabilmente nel tentativo di scomparire dalla vista delle sue amiche affamate di gossip.
"Beh è stata una serata carina. Abbiamo chiacchierato, mi ha raccontato della sua buffa famiglia e mi ha fatto ridere tanto, poi abbiamo fatto una passeggiata fino alla torre di astronomia dove ci siamo messi a guardare le stelle e lì mi ha baciata." Fece un resoconto veloce Mary.
"Eh? -insistette Isla, non le importava nulla dei momenti dolci e degli sguardi intensi, voleva che Mary arrivasse al punto.- Ha la lingua che funziona bene o sono tutte dicerie?"
Mary, se possible, si fece ancora più rossa.
"Direi che si può dire che le dicerie sono fondate e anche piuttosto bene." Ammise infine.
Sul viso di Isla si aprì un sorriso di compiacimento.
"Io l'ho sempre saputo Mary, che la più porca tra noi tre alla fine sei sempre stata tu! - le disse, procurandosi un'occhiata fulminante da parte della diretta interessata e una grossa risata da Lily- Comunque la serata peggiore è stata la mia. Ho dovuto pulire senza magia i bagni dei Serpeverde per quella dannata punizione della McGrannitt!" Sbuffò ancora infastidita per quel castigo che era toccato a lei, che si era solo difesa, invece che a Mulciber che, in fin dei conti, ne era uscito indenne.
"Dello sporco dentro i gabinetti dei Serpeverde non ci interessa al momento Isi.- intervenne Lily- Voglio sapere se lo rivedrai Mary."
"Certo che lo rivedrà, non la vedi? È cotta come un pomodoro!" Rispose Isla al posto dell'amica, bevendo l'ultimo sorso di caffè dalla sua tazza.

Peter si incamminò verso il lago, un po' agitato all'idea di vederla, lisciandosi con eccessiva ossessività le pieghe sui pantaloni. Si era dato appuntamento con Marlene sulla riva per una passeggia.
Non era la prima volta che usciva con una ragazza, ma sentiva che Marlene aveva qualcosa di davvero speciale. Lui era sempre così timido e impacciato, sempre pronto a fare qualcosa che lo mettesse in imbarazzo, soprattutto a confronto dei suoi amici che riuscivano sempre a ricadere in piedi a differenza sua. Quando era con lei però riusciva a dare il meglio di se, l'incertezza si dissipava e lasciava spazio a una sicurezza insolita e sconosciuta.
La vide seduta sotto un pioppo, intenta ad osservare il ritmico incresparsi delle acque del lago, e non riuscì ad evitare di pensare a quanto fosse bella.
"Ehi." La salutò con un sorriso.
"Peter sei arrivato.. scusami mi sono persa a guardare il lago, l'ho sempre trovato così rilassante, sempre con l'acqua così scura ma calma" Fece lei alzandosi in piedi.
"Già proprio sempre calma -boffacchiò lui- sai che il primo anno sono quasi caduto dalla barca durante la traversata? È stata forse l'unica volta in sette anni in cui ho visto le acque del Lago Nero agitate. Pensa che sfiga."
Le risate della ragazza si mischiarono alle sue e Peter sentì una sensazione calda riempirgli lo stomaco.
"Probabilmente la piovra gigante voleva fare amicizia." Disse la ragazza facendoli ridere di nuovo.
"In quel caso James e Sirius mi avrebbero gettato molto volentieri tra le sue fauci pur di poterla osservare meglio." Constatò, facendo nascere un'altra ondata di risa.
Lei si teneva la pancia dolorate. Le piaceva stare con Peter, era così semplice e genuino, il suo essere impacciato le faceva scaldare il cuore.
"Facciamo una passeggiata prima che tu mi costringa a sputare un polmone dalle risate" Propose la ragazza con un ghigno divertito il volto.
I due si incamminarono cominciando a rievocare qualche ricordo simpatico dei loro anni ad Hogwarts, cominciando immancabilmente a ridere di nuovo.
Peter sentiva con lei una sintonia quasi surreale, sentiva la mente leggera come se tutto fosse diventato improvvisamente semplice, come se non esistesse nulla al mondo tranne quelle risate.
Alla fine del pomeriggio a Marlene sembrava di non essere mai stata così serena come quando si trovarono seduti su un muretto, lei con la testa appoggiata alla spalla di lui, a guardare il sole tramontare. Entrambi sapevano di essersi avvicinati molto, ed entrambi sentivano che le sensazioni erano ricambiate dall'altro. Forse per questo, forse per la magia del momento, a Peter non costò nessuno sforzo o imbarazzo fare quello che face. Voltò il capo verso di lei, osservò i riflessi arancioni dati dal sole calante sul suo viso, avvicinò una mano per scostarle una ciocca bionda da davanti agli occhi, lei si staccò dalla sua spalla per osservarlo e Peter non ebbe nemmeno bisogno di pensarci che già le sue labbra erano a contattato con quelle di lei.

Isla spulciava il libro di incantesimi con malavoglia, era seduta in biblioteca da più di due ore, eppure non aveva ancora capito una parola di quello che c'era scritto su quelle pagine.
James fece il suo ingresso inaspettato.
"Merlino mi ascolta allora. -Disse la ragazza in un tono enfatico e teatrale alzando i palmi al cielo- Mio prode cavaliere è forse venuto a salvarmi dalle grinfie dì incantesimi?" Chiese al ragazzo che intanto si era seduto di fronte a lei.
"Solo se in cambio questa dolce dama mi fa copiare il tema di Erbologia." Le rispose facendole un baciamano decisamente troppo svenevole.
Con aria fintamente colpita la ragazza si portò una mano al petto.
"Come faccio a rifiutare una richiesta di soccorso così imprescindibile."
James non riuscì a trattenere una risata a cui Isla si accodò immediatamente.
Ma troppo presto le labbra di James si contrassero e lo sguardo andò a puntarmi sul pavimento di legno.
"È tutto a posto?" Gli chiese lei con preoccupazione.
"Dovrei chiedertelo io non credi?" Le domandò lui un po' esitante.
Isla serrò i pugni, sbarrò gli occhi e si decise ad alzarsi raccogliendo le sue cose.
James rimase confuso dalla sua reazione.
"Che fai?"
"Mi sono rotta di tutti voi che provate a soccorrermi. Ho detto che sto bene e così è. La devi smettere di assillarmi." Gli sibiló contro a denti stretti.
"Io non la smetto dovresti averlo capito ormai. Comunque non sono qui per quello che credi tu, so che hai parlato con Sirius non voglio chiederti nulla su tuo padre."
James vide i pugni della ragazza rilassarsi impercettibilmente.
"Ma ho comunque qualcosa da chiederti.. - si fermò cercando le parole giuste, non era un argomento facile da affrontare, lo faceva imbestialire ma non voleva esplodere davanti a lei- mi devi raccontare cos'è successo con Mulciber."
Lei aggrottò le sopracciglia un po' confusa.
"Ve l'ho già raccontato cos'è successo, l'ho schianto." Rispose come a sottolineare l'ovvio.
"Non voglio sentire la verità addolcita che racconti a quelli che tu credi deboli di cuore. Voglio sapere perché l'hai schiantato." Insistette il ragazzo.
"James ve l'ho detto, mi ha solo infastidita con certi racconti e non ho più controllato la rabbia." Isla non riusciva a capire dove volesse arrivare il suo amico, quale fosse l'informazione che tentava di scucirli dalle labbra.
"Oh sì? E se ti ha "solo infastidita con dei racconti" perché Sirius è venuto a parlarmi di essere preoccupato per qualcosa che a me sembrava tanto simile a una molestia sessuale bella e buona?" Sapeva di usare parole dure, ma era consapevole che se voleva ottenere qualcosa da lei bisognava giocare pesante.
La sentí trasalire, rimase qualche istante immobile a fissarlo negli occhi poi raccolse le ultime cose e si avviò verso l'uscita.
James le corse dietro.
"La devo prendere come una conferma? Mi stai dicendo che ho il permesso di andare a spaccargli la faccia?"
"Non mi importa di quello che gli fai e non mi importa nemmeno di quel cretino di Black per il quale, a quanto pare, non sono abbastanza forte per affrontare nulla da sola!- Ammise sbigottita- Mulciber non mi ha fatto nulla, non gliel'ho permesso, ma voi dovete smetterla di impicciarvi nei fatti miei. Non sono una bambina so difendermi da sola."
James tirò un sospiro di sollievo a quelle parole.
"Sirius non ti crede debole e nemmeno io. Siamo solo preoccupati per te, tutto qui." Cercò di spiegarle con tono calmo.
Quel tentativo del ragazzo di tranquillizzarla la fece invece andare su tutte le furie. Isla si sentì compatita, sapeva che i due ragazzi avevano pietà di lei e la guardavano come si osserva un malato terminale che va verso la sua fine.
La rabbia prese a montarla dentro con una forza inaudita.
"Non voglio essere compatita, aiutata, assistita o qualsiasi altra cazzata vi inventiate. Lasciatemi in pace." Concluse girando i tacchi.
Sentiva un fuoco arderle nel petto e la necessità di sfogarsi divenne un bisogno primario.
Si diresse di corsa verso la sala grande, sapeva che l'avrebbe trovato lì con i suoi amici. Non guardò in faccia nessuno, varcò la soglia e si diresse verso il ragazzo, si abbassò su di lui e prese a sussurrargli all'orecchio.
"Sono pronta ad appagare i tuoi sogni."
Lui ghignò e non esitò nemmeno un secondo ad alzarsi per trascinarsela via.
Come al solito Charls Binet risultava un ottimo modo per sfogare le sue frustrazioni.

AlthoughDove le storie prendono vita. Scoprilo ora