Capitolo 6

17 1 3
                                    

Poi d'improvviso udii la suoneria del mio telefono. Staccai di scatto la mano dall'albero, ero come ipnotizzata. Ritornai cosciente, indietreggiai dalla pianta e controllai il telefono, mia madre mi stava chiamando. Continuai per un paio di secondi a fissare il cellulare, poi sospirai prendendo coraggio e calma e risposi. -pronto?- dissi.
-o mio dio, stai bene! Dove cavolo eri finita, dove sei? Torna subito a casa!- sentii gridare all'orecchio. La ascoltai per un secondo, ma poi guardai dritto davanti a me l'albero. In quel momento non stavo ascoltando mia madre, mentre me ne diceva di tutti i colori, arrabbiata, come sempre. Continuavo a fissarlo con sguardo perplesso e anche stupito, col telefono all'orecchio, ero pietrificata. C'era stata come una connessione tra me e quell'albero, come se avesse un'anima, come se dentro di lui ci fosse stato qualcosa. Poi cacciai i pensieri, e riuscii ad avvertire di nuovo il suono rabbioso e preoccupato della voce di mia madre. Ora mi ero stufata, le risposi dicendo con irritazione: -si adesso arrivo, stai calma!- buttai giù la chiamata e sbuffai. Guardai un'ultima volta l'albero come se volessi dirgli addio, a poi mi girai ed andai. Quando giunsi al condominio di casa mia, salii le scale, arrivai davanti alla porta e sospirai. Sapevo che mi stava aspettando la sgridata più grande del mondo. Stavo per subire un bel discorsetto dalla mamma più arrabbiata di sempre. Allora mi feci coraggio, respirai ed aprii la porta. La prima cosa che vidi fu mia madre seduta sul divano, ma non stravaccata e comoda, era con schiena diritta e i gomiti appoggiati sulle ginocchia. Aveva le mani incrociate, mentre si mangiucchiava le unghie, così faceva quando era molto preoccupata o in ansia. Il suo volto era agitato, preoccupato, anche triste. Alla mia vista si alzò di scatto e mi guardò dritto negli occhi con sguardo arrabbiato, ma anche sollevato di avermi trovata, per qualche secondo. Poi cominciò a dire: -dove accidenti sei stata!? Ero preoccupatissima per te. Ti ho chiamata un sacco di volte, perché non mi hai risposto? Ma poi dove sei andata, avendo saltato la scuola tra l'altro!- Continuò a blaterare robe del genere per due minuti, poi si mise a camminare velocemente verso di me. Credevo volesse darmele, ma poi mi ritrovai dopo due secondi avvolta in una caldo abbraccio. Io ricambiai e dissi: -mamma non ti dovevi preoccupare, sono dolo andata a fare una passeggiata durante l'orario scolastico, nel bosco vicino alla scuola.- Non finii neanche di dire la frase che lei si scollò di scatto guardandomi con volto spaventato. -nel bosco? Sei andata nel bosco?-
-si, cosa c'è di male!- dissi aggressivamente
-ehmm...  No niente.- rispose con la voce di una che vuole nascondere qualcosa. -bhe...  Non dovevi andarci!- concluse poi.
Poi mentre camminavo verso la mia stanza farfugliai qualcosa tipo: -si si, va bene.- come se non me ne fregasse niente. Entrai in camera, mi chiusi la porta alle spalle e sbuffai in segno di stanchezza. Andai verso la mia libreria personale e scivolai il dito su una distesa di libri sistemati in piedi tutti vicini e compatti, poi presi in mano il penultimo libro di una saga, una delle tante che adoravo. Aprii il libro e, lo avevo finito. Me ne ero dimenticata di averlo finito. Subito mi venne incontro un'ondata di emozioni, come uno tsunami. Ero triste perché avevo finito il libro, ma ero molto felice perché era finito davvero bene, e poi ritornai subito triste perché ora non avevo quello dopo da leggere. Allora rimisi il libro sullo scaffale, e mi buttai sul letto. "Che brutta giornata" pensai. Poi però, mi venne in mente un'idea. Avevo ancora tempo per preparami per la festa di quella sera, allora presi il mio zainetto e uscii dalla camera. Quando passai dalla cucina, dove c'era mia madre, le dissi: -mamma vado in città-. Ma non ricevetti risposta. Allora indietreggiai di qualche passo, per tornare all'entrata della cucina e la guardai. Stava facendo lavori e faccende vari in modo agitato, mentre farfugliava qualcosa tipo: -non è ancora pronta...  Non è ancora pronta, non lo è- La guardai stranita e ripetei: -mamma ho detto che esco!- a quel punto lei, senza neanche voltarsi verso di me, disse a bassa voce: -si si, ok- non fregandosene. Allora uscii di casa. Presi l'autobus e arrivai davanti alla libreria. Entrai e mi fiondai subito a vedere se c'era l'ultimo libro, quello che mi serviva. Lo vidi su un bancone e sorrisi, lo presi e iniziai quasi subito a leggerlo. Andai frettolosamente alla cassa, e mentre pagavo vidi fuori dal negozio, attraverso il vetro, Isabel e George, mi spaventai subito e allora mi coprii il viso con la mano. Preso il libro uscii dalla libreria e, per passare inosservata, mi misi il sacchetto col libro di fianco la faccia. Con passo svelto andavo verso la fermata, quando una voce femminile familiare disse: -ehy Ayla, sei tu?!-

Beyond the Tree Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora