Capitolo 1

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John's Pov

Ero ancora profondamente turbato dall'incontro avvenuto qualche ora fa con quel ragazzo misterioso. Quando ho aperto la porta e ho visto Camelia svenuta, ho subito pensato al peggio. L'ho presa rapidamente dalle braccia di quell'uomo e me la sono stretta al petto.

Ho notato che l'uomo si era irriggidito ma non aveva detto niente, semplicemente si era girato per andarsene. Cercai di fermarlo ma un particolare mi ha lasciato profondamente confuso. Aveva una piccola croce tatuata sulla caviglia, rimasta esposta a causa del movimento delle gambe. Solo una persona di mia conoscenza aveva quel tipo di croce, fatta dopo un periodo buio. L'ho guardato in viso, con una consapevolezza in più

"Stephen" gli ho detto con un'emozione crescente, sperando di poterlo riabbracciare. Ma quando lui mi ha dato le spalle e se n'è andato, ho capito cosa fosse successo. Lui non era tornato, lui non voleva tornare

Ed ora che guardavo la mia Camelia, mentre di nuovo si stava abbandonando ai ricordi, con quegli occhi vacui e pieni di dolore, sperai che lui non tornasse mai più, perché lei sapendolo sarebbe stata distrutta

Sapendo che il suo amore non era perduto, era lui che voleva andarsene.

"John tutto bene?" dice lei guardandomi appena. Neanche ho notato che avevo stretto i pugni fino a farmi sbiancare le nocche

"Si tutto bene bocconcino, tu continua a mangiare" dico guardando il suo piatto praticamente pieno

"Non ho fame John, vado a riposare" dice lei lasciando la sua pizza nel piatto

"Camelia se non mangi almeno metà, tu da quella sedia non ti alzi" dico serio ma sapevo che questo non era il metodo in quanto lei, appena le si parla in maniera dura, si chiude a riccio. Allora subito, prendo la fetta di pizza, piena di patatine fritte e inizio a rincorrerla

Lei mi sorride appena e poi inizia a correre intorno al divano per sfuggirmi

"Torna qui bocconcino, non ti faccio niente" dico ridendo appena. Da quasi due anni io e lei non ridiamo più ma durante questi momenti, cerchiamo di non pensare al dolore. Anche se ora in realtà volevo sfuggire alla rabbia, che mi stava scuotendo dall'interno

Come poteva averla lasciata sola, dopo tutto quello che lei ha fatto per lei. Come aveva potuto vederla soffrire senza sentirsi minimamente in colpa. Come poteva averla potuta stringere senza sentire il rimorso del suo abbandono. Lei che aveva perso tutto, lei che voleva solo essere amata e lui l'ha buttato a terra e schiacciato quel cuore che lei gli aveva donato.

Io so cosa aveva passato. Quante volte l'avevo trovata quasi senza vita, nei primi mesi. Quante volte ho corso contro il tempo per vederla riaprire gli occhi. Un sacco di volte avevo paura che non si sarebbe ripresa, che l'avrei persa

Ma per fortuna ero sempre arrivato in tempo, anche se a volte avrei voluto che lei si abbandonasse a me. L'amavo, con una potenza mai provata prima. Ma ci tenevo al mio miglior amico e non avrei mai potuto dissacrare la sua memoria, mettendomi con il suo amore. Ma adesso a cosa è servito tutto questo dolore, a cosa è servito sopravvivere a questa vita se lui ci ha abbandonati

Delle piccole mani si posarono sulle mie guance. Camelia mi guardava con un cipiglio sul viso, prima di stringermi forte in un abbraccio. Lei non faceva domande, mai, ma sapevo che mi era vicina

La stringo forte a me, con la paura di vederla soffrire ancora. La rabbia tornò a prendere il sopravvento e non riuscivo proprio a focalizzarmi su altro. Lei mi capì subito, e le sue mani si posano sulle mie alla ricerca di un appiglio per farmi tornare da lei

"Camelia" dico sofferente. Sapevo che appena lei lo avrebbe scoperto, ne avrebbe sofferto ed io non sapevo cosa fare. Se dirlo o no

"Sono qui" dice lei sorridendomi appena

My anchor - Sequel di Disorder Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora