Prologo

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Il dolore è una di quelle emozioni che, appena le provi, ti sconvolge, ti modifica, ti devasta. Di certo non sto parlando del dolore fisico, anche se pure quello non scherza. Ma quello di cui parlo è il dolore mentale, quel tipo di dolore che ti annienta, ti fa desiderare di invocare qualcuno, nonostante si sa che mai nessuno verrà in tuo soccorso. Io ho delle persone al mio fianco, ho John che mi sta aiutando molto, ho Derek e Jiin e poi ho lui, il mio grande amore. Io so che sto ammattendo, so che non è normale vederlo. Ma invece è così, lo vedo sempre, gli racconto la mia giornata, gli dico che senza lui tutto sta diventando più pesante e più difficile.

Lo vedo spesso quando faccio qualche cosa di sbagliato, che sia parlare con uno sconosciuto o che sia chiudermi in me stessa. Ho ripreso a parlare ma senza di lui, che senso ha ricominciare.

Tutti i miei pensieri contorti, vengono interrotti da John

"Camelia" dice guardandomi sempre nostalgico. So per certo che tutto anche per lui sta andando a pezzi, ma non me lo dice. Stephen era tutto per noi e pian piano la sua assenza ci sta piegando.

Annuisco, non ho bisogno di parlare con lui. Mi capisce meglio di chiunque altro

"Non guardarmi così, sono arrabbiato con te" dice lui guardandomi torvo. So già dove vuole andare a parare, oggi sono ritornata nel luogo che ha posto fine a tutto. Lì mi sento più vicina al mio amore perduto, perduto per sempre

"Non ignorarmi Camelia, è pericoloso" continua alzando la voce. Le sue mani iniziano a tremare, ultimamente le sue emozioni lo travolgono e molto spesso non riesce a trattenerle

Difatti, mi avvicinò a lui stringendo forte, so che in questo modo si calma rapidamente.

"Non usare il mio amore per te come strategia Camelia, non farlo. Questa volta no" si allontana, non lasciandosi accogliere nel tepore che cercavo di creare. Sono mesi che so che lui prova qualcosa per me, e ammetto che qualche volta, sfrutto questo suo sentimento per calmarlo, per fargli capire che almeno io ci sono. Ma ora mi rendo conto che lui non ha bisogno di questo, come nemmeno io.

"Scusami" dico abbassando il capo, non volevo farlo star male ma allo stesso tempo desidero tornare in quel posto, ho bisogno di ripercorre gli ultimi momenti che ho passato con Stephen, seppur dolorosi

John si avvicina e in un secondo, mi stringe forte a sé. Siamo diventati quasi inseparabili io e lui forse perché accumunati dallo stesso dolore.

"Non metterti in pericolo Camelia, non potrei sopportare il pensiero di perdere anche te" il suo timbro è tremolante e so che è proprio questo il momento di andarmene. Questo è il momento in cui lui crolla e so che non desidera nessuno al suo fianco, nemmeno me.

"Ora vado, prometto di chiamarti appena arrivo e appena parto per venire qui" nell'ultimo periodo, all'incirca da 1 anno io e lui viviamo insieme, da quando l'ultima volta che sono rimasta sola...

"Va bene bocconcino, non fare tardi, oggi preparo la pizza, quella che ti piace tanto" dice lui speranzoso. Dalla morte di Stephen, per me il cibo è un optional così come il sonno.

"Vedremo John, a dopo" dico per poi lasciarlo nuovamente solo e per poter finalmente vedere il mio amore

Appena arrivata al capannone, scendo dalla macchina ed entro nella stanza dove, quasi un anno e mezzo fa, eravamo insieme io e Stephen. Guardo il piccolo lettino posto sotto la piccola finestra, l'ho messo io dopo solo tre mesi dalla scomparsa di Stephen. Dormivo qui i primi tempi e c'era sempre John pronto a riportarmi a casa.

Mi siedo sul piccolo letto e posiziono i soliti fiori, tulipani con precisione. Ed ecco che inizia tutto quello a cui John vuole sottrarmi, ecco che lo vedo.

È lì, con la spalla attaccato allo stipite della porta, mentre mi guarda sorridente.

La testa inizia un po' a girare, ma sono felice. Felice di poterlo rivedere

"Sempre più bella, piccola mia" dice lui sorridendomi radioso

Le lacrime iniziano a scendere copiose ma tanto so che lui adesso le asciugherà.

"No bambina mia, non piangere. Non senti che sono qui" mi dice lui triste, come può non capire che io in realtà non lo sento, non lo percepisco. So che tutto ciò è nella mia mente, ma mi fa star bene.

"Hai ragione scusa amore mio" dico io sorridente, asciugandomi le lacrime copiose. Il dolore al petto è quasi opprimente perché nonostante la mente voglia mentire a sé stessa, il mio cuore sa che tutto questo non è reale e ne soffre.

Mi lascio cullare dalla sua voce, chiudo gli occhi e poso la testa, divenuta pesante, sul cuscino.

Mi manchi amore mio, mi manchi tanto da mancare il fiato. Ecco che la rabbia inizia a salire, cosa che succede molto spesso nell'ultimo periodo. La rabbia di essere qui senza di lui, la rabbia di essere sola, perché senza di lui mi sento persa, la rabbia del fatto che io ce l'ho fatta e lui no, la rabbia di una vita che non abbiamo mai potuto vivere insieme.

Mi alzo rapidamente, la testa gira ma so che devo soffocare le sofferenze fisiche. So a quello che vado in contro ma non mi importa. Una rabbia cieca mi fa dare pugni ad ogni cosa che trovo sul mio cammino. Distruggo quasi completamente il piccolo altarino, dove avevo posto la foto di me e Stephen insieme. Do pugni al muro, spaccandomi praticamente quasi subito le nocche. Del sangue scende copiosamente dalle ferite, macchiandomi il vestito preferito di Stephen, quello che misi al capannone la seconda volta che mi portò.

Dalla rabbia mi strappo anche parte di quel vestito, maledicendo il cielo per avermi portato via il mio amore. Il primo amore, quello che doveva insegnarmi ad amare, quello che doveva farmi dimenticare il mio passato, quello che doveva farmi sorridere ogni giorno.

"Me lo hai portato via, perché lo hai fatto. PERCHÉ" urlo invocando un Dio che rimane muto al mio dolore

Mi accascio a terra, il dolore delle mani dovrebbe far soccombere quello dell'anima ma invece non fa altro che aumentarlo. In quanto mi fa capire che io sono ancora viva senza lui

Mi addormento quasi subito su quel pavimento malconcio, proprio come me.

Il tempo passa velocemente e quasi non mi accorgo che al mio risveglio, c'è qualcosa che non va. Mi sento come se il mio corpo fosse sospeso in aria. Apro lentamente gli occhi e noto di essere fra le braccia di qualcuno. Subito mi agito e inizio ad urlare, dimenandomi per scendere

Appena scesa, mi allontano rapidamente e mi avvicino al muro del corridoio del capannone, mi stava portando fuori.

"Chi sei" dico spaventata. Anche dal fatto che non potevo vederlo in volto a causa di un grosso passamontagna. Potevo vedere solo i suoi occhi, il resto del corpo era coperto, così come le sue mani. I suoi occhi erano.. Erano così simili ai suoi che scelgo di abbassare il capo, tormentata dal ricordo di un amore sfumato nel vento e nel tempo

Lui rimane in silenzio ma mi porge la sua mano. Come a scegliere di fidarmi.

Qualcosa mi spingeva a farlo ma  scelgo in ogni caso di non tendergli la mano. Non lo conoscevo e non volevo altre persone nella mia vita, altre persone che magari avrei perso

Lui mi ignora e mi tende di nuovo la sua mano.

"No" dico secca

"Sono fidanzata" ed era vero, io ero di Stephen, per sempre

Lui inizia allora ad avvicinarsi, il suo profumo. Dio il suo profumo era dolore allo stato puro, era uguale al suo.
Questo non lo potevo reggere, ed ecco che i miei occhi iniziano a chiudersi per poi farmi crollare in un attimo fra le braccia dell'uomo misterioso, che si è avvicinato per prendermi.

Mi manchi Stephen, troppo

Angolo autrice

Ed ecco il prologo del sequel. Cosa ne pensate? Chi sarà questo uomo misterioso e perché gli ricorda troppo Stephen

Cosa pensate che succederà nel prossimo capitolo?

My anchor - Sequel di Disorder Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora