Stephen's Pov
La guardo asciugarsi delicatamente gli occhi, ma per il resto del tragitto non alza mai lo sguardo. Forse troppo pesante, troppo pieno di dolore e di delusione e forse per me è un bene non poterlo vedere. Ogni volta che i suoi occhi distrutti si fissano nei miei, il mio cuore si crepa sempre di più, sotto il peso del senso di colpa
Ma soprattutto della paura, la paura di perderla, di non poterla più avere e amare. Non mi perdonerà mai, questo lo so.
Sento un sospiro e, per farla sorridere un po' decido di chiamare John, anche per farla tranquillizzare
Il suono della chiamata invade l'abitacolo. Lei alza lo sguardo per capire chi sto chiamando e, quando nota il suo nome lampeggiare sul display, sorride sincera
Non devo essere geloso, è colpa mia
"Che vuoi?" chiede John diffidente
"John" dice Camelia prima ancora che potessi parlare. La sua voce, dolce e delicata, mi accarezza il cuore, con una carezza gentile ma allo stesso tempo dolorosa.
Non è per me, non è per me
"Bocconcino stai bene?" la voce preoccupata di John scuote la calma di Camelia, tanto da farla avvicinare ancora di più ai sedili di avanti. Il suo profumo mi fa girare la testa e il suo battito mi rimbomba nelle orecchie
Quanto posso sopportare tutto questo. Tutto questo dolore, questa rassegnazione, questa colpa.
"Sto bene John, non farlo più, ho avuto paura" dice lei triste
Aspetta che cazzo è successo la dentro. Mi giro verso di lei con un cipiglio sul viso, cercando la risposta che voglio.
"Non ti avrei mai fatto del male" dice lui colpevole.
Lui ha cercato di farle del male?
"Di che cazzo state parlando voi due?" dico ora arrabbiato al solo pensiero di lei in pericolo
"Restane fuori tu" dice John rabbioso ma non sa che più fa così e più, la mia labile calma, viene compromessa
"Col cazzo ne resto fuori" dico per poi chiudere la chiamata
"Ma che fai, volevo sapere se stesse bene" dice lei per poi rigettarsi sui sedili posteriori
Rimango in silenzio mentre continuo a guidare verso casa. Non riesco a fermare la mia rabbia, lui ha cercato di farle del male ed io non ero lì. Dio, quanto altro devo sopportare
Non mi rendo conto però che quest'ultima frase la dico ad alta voce. Guardo dallo specchietto e noto i suoi occhi rabbiosi sulla mia figura. Non dice nulla, non risponde, mi guarda solamente con quello sguardo. Un brivido mi percorre la schiena quando noto, limpidamente, in quello sguardo, la traccia del sentimento più forte e brutto del mondo, l'odio.
Continuo a guidare, cercando di ignorare il dolore al petto e il tremolio delle mani. I suoi occhi infuocati rimangono, per tutto il tempo, sulla mia figura. Ad un certo punto però, quando mi sento coraggioso di rivederla dallo specchietto, noto che i suoi occhi sono tornati vuoti. Guarda fuori dal finestrino con sguardo assente, le labbra sono strette fra loro e le mani sono raccolte in grembo. È la sua postura di difesa.
Si sta difendendo da te
Camelia's Pov
So cosa significa soffrire, l'ho fatto per anni, quando mio zio mi picchiava, mi umiliava, quando mi distruggeva. Ero certa che quello fosse il vero dolore, il dolore fisico. Non avevo provato altro nella mia giovane vita, solo questo tipo di dolore. Quando qualcuno mi feriva fisicamente, sapevo reagire. Il mio cuore non aveva paura, la mia pelle si era abituata al dolore, alle percosse. Ero tranquilla.
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My anchor - Sequel di Disorder
FanfictionStephen non c'è più e Camelia continua la sua vita nell'oblio. Il ricordo del suo grande amore la consuma giorno dopo giorno. Chi dice che il passato rimane nel passato, mente. Torneranno a tormentarla figure del passato, persone che credeva finalm...