Capitolo 9

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“Raccontami tutto, senza bugie o t’ammazzo” Harry è seduto dietro alla sua scrivania e io sono qui di fronte a lui con Emily in baraccio.
 
“Ѐ stata una mia idea” si affretta a dire Emily.
 
Oh, brava piccola, parami le chiappe.
 
“Davvero?” il padre è sbigottito e la guarda con una faccia da WTF.
 
“Si papi” e salta giù dalle mie braccia per correre dal padre e abbracciarlo forte.
 
Perfetta, qualche lacrimuccia da Beautiful e saresti impeccabile. 
 
Si abbracciano per un periodo interminabile e io mi sento quasi di troppo. Sono a disagio. Fatemi uscire!
 
“Bene, ora possiamo andare…buona serata”  affermo io alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso la porta.
 
“Non così in fretta Olivia, io e te non abbiamo ancora finito” e subito dopo dice qualcosa nell’orecchio della bambina e lei va via.
 
“Se è per il fatto dei paparazzi, la colpa non è mia…”
 
“E sentiamo di chi sarebbe?” incrocia le braccia al petto.
 
“Di quel cameriere o che diavolo di mestiere fa”  le incrocio anche io, giusto per darmi delle arie.
 
Pft…buffone.
 
Nella mia mente Rudolf, si sposta i capelli dietro alle spalle con fare da civettuola.
Vai così Rudolf, che sei sexy! 
 
“Quello dell’altra sera?” e io annuisco convinta.
 
“Bene, perché mi stava pure antisimpy…ehm, volevo dire, antipatico” dice lui alzandosi dalla sedia e mostrandomi un mezzo sorriso.
 
E io lo guardo. Ha l’aria un po’ abbattuta, leggermente stanca e spiritosa. I capelli sono scompigliati e non sono ricoperti dal gel oggi. Gli occhi sprizzano una malinconia quasi felice e io mi chiedo come sia possibile una cosa del genere.
 
Scappiamo insieme e non te ne pentirai.
 
“Beh, cosa ci fai ancora qui?” chiede lui con un tono divertito.
 
“Non sono licenziata, vero?”
 
“Non ne vedo il motivo, sei tornata qui e Emily è tutta intera, sempre se non le hai mangiato qualche parte del corpo” rido perché mi sembra una cosa assurda. Con me non scherza mai o almeno non lo ha mai fatto fino a questo momento.
 
“No, non le toccato nemmeno un capello”
 
“Bene, allora puoi andare, Olivia” il mio nome, detto da lui sembra qualcosa di paradisiaco.
 
Anche quando parli sei super mega sexy, Harry.
 
Smettila di pensare porcate…oh, ma chi vogliamo prendere in giro,è vero.
 
Mi alzo felice e contenta e saltellando mi avvicino alla porta.
 
“E un ultima cosa” mi giro preoccupata.
 
Non avrà cambiato idea?! Ti prego! Ditemi che non lo ha fatto! 
 
“La divisa che indossi, accorciala di una o due taglie, ti sta malissimo”
 
Bene, è tornato alla normalità anche lui.
 
Però ammettiamo, siamo state grandi! 
 
Siamo…
 
Sei, ho detto sei…
 
Oh vieni qui!
 
E mentre mi abbraccio con Rudolf, Pamela fa la sua comparsa davanti alla porta di Harry.
 
“Ti ha licenziata vero? Bene, prepara le tue cose” dice con quel suo fare da gatta morta.
 
“Veramente…” provo a parlare, ma lei mi interrompe di nuovo.
 
“Ho detto, va a preparare le tue cose, entro domani mattina ti voglio fuori da questo hotel!” dice talmente forte che anche quelli al piano di sopra l’avranno sentita.
 
Mi immagino tutti quei ricconi che appoggiano l’orecchio al pavimento per sentire le conversazioni altrui.
 
“Senti Pamela miscopocanieporci Wilson, non mi ha licenziata e poi non vedo come questo come possa interessarti”
 
Stai calma Olivia, conta fino a dieci.
 
Calma un cazzo, Rudolf!
 
Conta!
 
Uno…
 
“Prenderò dei seri provvedimenti sul tuo linguaggio” dice e io stringo i pugni.
 
Due…
 
“Sai, l’altra sera ci siamo divertiti un sacco...”
 
Tre…
 
“Ma aspetta, tu non potrai mai saperlo, perché sei solo una serva”
 
E con uno slancio mi getto su di lei e comincio a tirarle quei suoi capelli platinati. In questo momento godo come una matta. La mia occasione di tirarle i capelli si è presentata!
 
Almeno è arrivata a tre questa volta.
 
Sento la mia Rudolf piangere sconsolata, ma so che una parte di lei gode almeno la metà di quanto lo sto facendo io.
 
Pamela urla come una disperata e mi prega di lasciarla stare, ma non posso. Sono troppo infuriata e mi sento come se il pubblico mi incitasse a continuare.
 
“Che succede?” una voce poco familiare mi sveglia dal mio stato aggressivo. Due mani mi sollevano e i miei piedi non toccano più il pavimento.
 
“Andiamo via” questa è la voce di Louis, adesso ho capito. Mi carica in spalla e io ho l’ultima occasione di ripetere alla mia dolce sorellina quanto le voglio bene.
 
Mi tocco il collo con la mano e faccio finta di morire.
 
Credo che più palese di così si muore. Lei mi guarda spaventata e la vedo correre nell’ufficio di Harry.
 
Intanto io mi dimeno sulla spalla di Louis e lui mi da uno schiaffo sulle natiche.
 
Anche io ti trovo sexy, ma ci troviamo in una hall e non mi sembra il caso.
 
Non è proprio il caso.
 
Comincio a schiaffeggiare il suo di sedere e lui ride giocosamente. Pagherei per poter vedere la sua faccia in questo momento.
 
“Dove vuoi andare?” mi chiede.
 
“Non lo so fai tu”
 
E dopo aver camminato per circa cinque minuti capisco che ci troviamo fuori. L’aria umida colpisce la pelle delle mie gambe scoperte e subito dopo Louis mi fa sedere su una sedia.
 
Mi guardo attorno e quello che vedo è un tavolo apparecchiato con due candele e un mazzo di rose sopra il mio piatto. Lo prendo e ne annuso il profumo.
 
Però, potevi avvertirmi, mi sarei vestita decentemente eh.
 
“Ti ringrazio” dico capendo le sue intenzioni per il resto della serata.
 
“Non c’è di che” si siede anche lui e subito dopo Mary viene a servire al nostro tavolo. Mi guarda complice e capisco che lei ne era a conoscenza.
 
Questo tipo che ho incontrato questa mattina mi sta offrendo una cena e come se non bastasse mi ha regalato anche un mazzo di rose.
 
Sposami. 
 
Stai tradendo Harry.
 
Non mi sembra che lui ci abbia pensato due volte a spassarsela con Pam e poi il cibo è gratis.
 
Ma…
 
“Del vino?” annuisco e lui stappa la bottiglia facendo volare il tappo e riempie i bicchieri.
 
“Spero che la cena sia di tuo gradimento, Luigi mi ha detto che questo ti avrebbe conquistata” allude a quello che abbiamo nel piatto e poi cominciamo a mangiare.
 
Passiamo il tempo a parlare della sua vita per tutto il primo piatto e poi arriva il secondo.
 
“Parlami un po’ di te” dice e mi guarda in faccia mentre io prendo un altro sorso di vino.
 
Cosa dovrei dirgli?
 
“Come mai ti trovi a lavorare qui?” mi chiede notando che non trovo le parole per rispondere alla domanda di prima.
 
“Mi servivano i soldi per pagarmi gli studi all’università, appena compiuti i diciotto anni mi madre non ne ha voluto più sapere di me” spiego ricordando che ci fu una lunga discussione su questo.
 
“Oh, mi dispiace” dice e io infilo una forchettata di pollo in bocca.
 
“E non hai trovato un lavoro adesso che sei laureata?”
 
“Ho presentato domanda ad un paio di aziende e case editrici, ma non ho ancora ricevuto risposta” spiego cercando di alleggerire l’aria tesa che si è formata.
 
“Beh, spero che riceverai subito una risposta” sorride premuroso e io ricambio.
 
Passiamo il resto della serata a parlare di cose serie e a ridere come matti quando lui mi mostra l’imitazione di Spongebob.
 
Potrei farci un pensierino.

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