Comfort Zone

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Alle sei di pomeriggio, sentii suonare il campanello di casa mia e mi affrettai a scendere le scale.

-Vado io! Sono Sarah e Mike!- esclamai rivolta verso i miei genitori, tornati da lavoro da poco.

Rimasero sorpresi dal mio tono concitato ma fecero finta di niente. Okay, in realtà scorsi benissimo il sorriso commosso di mia madre e l'occhiata confusa di papà, ma decisi di non dargli peso.

Aprii la porta e feci accomodare i miei amici, i quali, salutati i miei genitori, mi seguirono fino in camera mia.

-Allora... dove andiamo di bello?- chiesi cominciando a riporre i libri nello zaino.

Sarah e Mike si guardarono complici.

-Be', noi pensavamo di uscire dopo cena...- cominciò lei, guardando in basso.

-In che senso, scusa?- intervenni, alzando un sopracciglio.

La mia amica lanciò un'occhiata a Mike, chiedendo aiuto con lo sguardo.

-Nel senso che avevamo intenzione di uscire stasera, abbiamo in mente un pub molto car- si bloccò quando gli chiusi la bocca con un dito.

Maledetti schifosi traditori!

-No! No, no e ancora no!- sbottai, gesticolando nervosamente.

Avevo voglia di uscire, ma non mi sembrava il caso di passare dallo stato catatonico in cui mi trovavo ad andare a bere e divertirmi la sera. Uscire il pomeriggio era una cosa totalmente diversa, soprattutto in vista dello shopping antidepressivo che avevo intenzione di fare.

-Ariel, per favore! Non faremo tardi, ma avevamo intenzione di divertirci un po'... potrebbe farti bene- mi implorò Sarah.

Sospirai e mi sedetti accanto a lei, guardandola negli occhi.

-Ascoltate, capisco che vi preoccupiate per me, ma non sono sicura di averne voglia-

-Nemmeno se ti permettessi di indossare le mie Jeffrey Campbell?- domandò la mia amica, con espressione furba.

Questa ti conosce meglio delle sue tasche... sa dove colpire, l'infame.

La guardai seccata e mi alzai dal letto, portandomi vicino alla finestra della stanza.

-Sei molto scorretta, sappilo- la accusai, provocando la sua risata.

A quel punto Mike mi raggiunse e cinse le mie spalle con un braccio, stampandomi un bacio sulla tempia.

-Piccola Ariel, sai che non potremmo mai divertirci senza di te. E poi non faremo tardi, appena avrai voglia di tornare a casa, provvederemo immediatamente!-

Ci pensai su e, oltre a capire che non avrebbero demorso facilmente, decisi di cedere.
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi, rassegnata.

-Voi due siete il gatto e la volpe, e no, sebbene io ami gli animali, non è affatto un complimento-

I miei amici si guardarono vittoriosi e si batterono il cinque.

-Quindi siete venuti a quest'ora per cosa...?- chiesi, guardando l'orologio.

-Per convincerti, ovviamente. Pensavamo di metterci più tempo, ma è stato più facile del previsto- mi fece l'occhiolino Mike, sollevando un angolo della bocca.

Tutti sanno che persino un corrotto è più fermo di te nelle decisioni.

-Posso almeno sapere dove andremo?-

-Sorpresa!- rispose Sarah, allargando le braccia.

Sbuffai e mi imposi di mantenere la calma. Alla fine salutai quelle due pesti dei miei migliori amici, con la promessa di rivederci davanti casa mia qualche ora dopo e l'obbligo da parte di Sarah di portarmi le scarpe che mi aveva promesso.

Questione di ChimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora