Questa è guerra

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-Ehi, White! Sei per caso un'agente dei servizi segreti?-

Mi bloccai con il libro in mano, davanti al mio armadietto, e mi voltai confusa verso quella voce.

Cameron Right mi stava sorridendo, a pochi metri di distanza, con le mani in tasca.

-Perché questa domanda?- gli risposi, richiudendo l'anta e sistemandomi lo zaino sulle spalle, mentre lui mi si avvicinava.

-Be', perché è impossibile trovare un modo per contattarti!-

Inarcai un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisse.

A quel punto, lui estrasse il suo cellulare dalla tasca dei jeans e lo pose ad un palmo dalla mia faccia.

-Non sono riuscito a trovare il tuo numero di telefono, quindi ti ho scritto su Facebook e su Instagram, ma non hai neanche visualizzato- mi spiegò, senza irritazione o risentimento nel suo tono.

Sorrisi imbarazzata e scossi la testa.

-Scusami davvero, ma ieri sono rimasta a casa e ho ignorato di proposito il mio telefono- risposi in tutta sincerità, scatenando la sua risata divertita.

Riprenditi subito e trova una scusa migliore!

Poi mi schiarii la voce e mi affrettai a correggermi.

-Non che abbia volutamente ignorato te! Ho solo tolto le notifiche in questi giorni, avevo bisogno di disintossicarmi un po'-

Salvata in corner.

-Non ti preoccupare, non volevo insinuare niente- mi rispose lui, mentre mi seguiva per i corridoi.

Ma lui non ci va mai a lezione?

-In realtà...- cominciò guardando il pavimento, -volevo chiederti se volessi uscire con me, uno di questi giorni-

Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva, colpita da tanta audacia. Pensavo che avesse rinunciato, dato che non ero stata particolarmente disponibile nei suoi confronti.

A quanto pare mi sbagliavo.

Boccheggiai, in cerca delle parole giuste, che ovviamente non trovai.

-Ma tu non hai lezione, adesso?-

Mi schiaffeggiai mentalmente per quell'uscita senza senso e senza alcun tatto, che però lo fece ridere ancora più forte di prima.

-Sei uno spasso, White. Sì, ho lezione, ma prima volevo parlare con te- spiegò, sbarrandomi la strada, facendo sì che ci fermassimo nel corridoio in cui si trovavano l'aula di inglese e quella di biologia.

Sarebbe proprio divertente se in questo momento spuntasse Noah da qualche parte...

E, ovviamente, come in una scadente soap opera argentina, Carter svoltò lungo il corridoio.

Non appena i miei occhi incrociarono la sua figura, lo stomaco si strinse in una morsa fastidiosa e i battiti del mio cuore aumentarono.

Notai con leggero disappunto che non era da solo, ma stava parlando molto amichevolmente con la professoressa Cooper.

Chi altre, se non la bella, intelligente e provocante trentenne Karen Cooper?

Insegnava storia al primo e secondo anno, ma non era mai stata la mia insegnante, dato che era stata assunta l'anno prima, quando io frequentavo già il terzo. Ovviamente, chiunque a scuola la conosceva; se l'arrivo di Noah non era passato inosservato agli occhi del corpo studentesco femminile, quello di Karen aveva davvero scombussolato gli ormoni di quello maschile. Oltre ad essere giovane, era sempre elegante ed era anche una brava professoressa, da ciò che avevo sentito sul suo conto.

Questione di ChimicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora