La Fine.

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Sono rinchiuso nella stanza, ho chiesto di non rimandare l'operazione al giorno successivo.
So che Michael non avrebbe voluto che mi suicidassi, in fondo questo poteva essere un buon compromesso.
Io non sono abbastanza forte.
Non faccio altro che rivederlo cadere. E cadere. E sanguinare. E sentire il suo peso schiacciarmi a terra per poi essere strappato dalle sue braccia. Il sangue uscirgli dalle labbra, gli occhi aperti e velati.
Mi stringo la testa fra le mani, i ricordi sono freschi, come il sangue, il suo sangue, scuro, che macchia il pavimento. Si starà seccando in questo momento? L'avranno già ripulito? E il suo corpo?
Cerco disperatamente di non pensarci, tra poco finirà tutto.
Sento la porta cigolare.
È il dottor Irwin, il camice sporco di rosso scuro. Non riesco a guardarli, quegli occhi, tengo la testa bassa, mi stringo le gambe, ho degli spasmi. Però non sto piangendo.
"59?"
Dovrei alzare il viso, non lo faccio.
"Mi dispiace per Clifford, era un brav'uomo dopotutto, aveva solo bisogno di alcune cure... Mi spiace riferirle che non potrà visionare il cadavere."
Annuisco, le sue parole arrivano ovattate alla mia mente.
Si sovrappongono alle sue.
Sento la sua voce.
Sento il suo respiro.
Sento il sapore agrodolce delle due labbra allo schioccare dei baci.
Forse, a questo punto, ho davvero bisogno di stare qui, in un manicomio, sto diventando pazzo.
Non ho più il controllo del mio corpo.
Mi alzo di scatto.
"Lui non aveva bisogno di cure. IL MIO CAZZO DI PADRE AVREBBE BISOGNO DI CURE."
Tiro un pugno al muro, inconsciamente.
Le nocche della mano scrocchiano, ma non ci faccio caso.
Urlo, sommessamente, tirando un altro pugno.
Sento qualcuno correre verso la stanza, ma Irwin chiude la porta girando la chiave.
Le mie mani sanguinano, sono violacee.
"Cazzo. Perché lui?! PERCHÉ DOVEVATE UCCIDERLO?! Perché hanno voluto portarmelo via...perché muoiono sempre le persone migliori?"
Non sono più in piedi.
Ho la schiena appoggiata al muro.
Ora sto piangendo, sento le lacrime uscire dai miei occhi, grandi, salate e calde, con una potenza indicibile.
Penso di stare tremando.
Mentalmente pronuncio un nome, il nome dell'unica persona che mi abbia mai voluto bene.
"Al diavolo, Luke..."
Mi ha chiamato per nome?
Lo guardo, gli occhi spalancati.
"Lucas, quando raccogli un fiore quale prendi?"
Sento la gola stringersi, rendendomi praticamente impossibile rispondergli.
Prendo un profondo respiro.
"Q-quello più bello..."
"Esatto."

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