𝒮𝑒𝓅𝓉𝒾è𝓂𝑒

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𝒮𝑒𝓅𝓉𝒾è𝓂𝑒

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La galleria Madelaine di Londra era immensa, splendente e maestosa con i lampadari in cristallo e una grande entrata annunciata da un lungo tappeto rosso cucito dalla stessa. Il luogo era fastoso, lo stile Art Nouveau si incontrava alla perfezione con l'intenzione dell'autorevole proprietario, Michael Nicholson, uno dei più rinomati nomi della prima metà del nuovo secolo in tutta l'Inghilterra, che voleva fare del posto il riflesso della moglie defunta, Madelaine, appunto, a sua detta l'eleganza e la classe fatta a persona.

- Ho creato questo posto con la sua testa, ogni dettaglio, ogni particolare l'ho progettato esattamente come lei avrebbe voluto fosse, - raccontava alla signora Roberts con un tono carico di soddisfazione.

Il ritratto della donna, morta a soli quarantadue anni, lasciando un figlio che allora aveva a malapena l'età per bere da un biberon in totale autonomia, posava in un'espressione seria e altezzosa in un angolo illuminato da una luce soffusa, misurata, che le conferiva il giusto valore, ma che al tempo stesso non la metteva troppo in risalto. Ricoperta dei gioielli più costosi che possedesse, vestiva un abito di seta rosso champagne, dei guanti di uguale colore che coprivano fino al gomito e uno scialle di pelliccia bianca mentre sedeva su una poltrona che rimandava a un trono, con le mani adagiate con cura e attenzione sul grembo; dietro di lei, uno sfondo nero si stagliava risaltando degli occhi gelidi, di un verde molto chiaro, e dei capelli biondo cenere. Ricordava molto una regina, per via della posizione e dell'atteggiamento di superbia e di superiorità.

- Era una bellissima donna, signor Nicholson, - commentò la signora Roberts, che pensava di dover necessariamente farsi fare un dipinto come quello da mettere in una possibile futura azienda di famiglia, ma magari da viva. I suoi occhi si illuminarono al pensiero. Era così avida e ambiziosa, molto in contrasto con l'umiltà della confessione religiosa a cui lei aderiva.

Lilith osservò il dipinto a disagio, non le piaceva lo sguardo della donna, ma quasi come se la vita si stesse prendendo beffa di lei, si voltò e trovò due occhi identici a scrutarla.

- Oh, ecco Clay, mio figlio. - asserì Mr.Nicholson. - Clay, la signora Roberts e la figlia Lilith. -
Clay aveva un viso gentile, molto meno rigido e autoritario. Aveva soltanto qualche anno in più di Lilith, ma ciò non gli impedì di ammirarla intensamente e di iniziare una conversazione con lei, allontanandosi dai due adulti. Mostrandosi più che affabile con la più piccola, dimostrò di avere proprio delle buone maniere.

- Ti piace questo posto? - Le chiese ammiccandole un sorriso bonario.

Lilith annuì, quel posto trasudava soldi, ricchezza e potere, ma ancora non era in grado di avvertirlo, l'attirava soltanto la bellezza, l'estetica dei costosi mobili e dei diamanti che illuminavano le stanze, insieme a dei raffinati e chic abiti sparsi qua e là. Si chiedeva se ne avrebbe mai posseduto uno, sua madre sembrava pensarla così, quindi dentro di sé si mostrava fiduciosa e si immaginava già a girare su sé stessa tra una grande folla di gente che la applaudiva mentre sfoggiava il suo carissimo Nicholson e tra i più ricercati gioielli.
Lilith però si sentì invisibile, il posto era in disordine e confusionario, tutti erano impegnati ai preparativi di una prossima sfilata e nessuno sembrava vederla.

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