Nella prima metà del 1900, una famiglia qualsiasi, la famiglia Roberts, di forti valori ed estremamente religiosa, si trasferisce in una cupa città d'Inghilterra.
Quando tutto ciò che si possiede è la fede e questa improvvisamente pare non bastare...
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La camera da letto della madre sembrava più grande di quanto ricordasse quando Lilith vi entrò. Da lì poteva ancora sentire la musica provenire dal grammofono al piano di sotto che riproduceva Suor Angelica, un'opera lirica in un atto di Puccini, il quale - da ciò che aveva imparato durante le varie lezioni di piano - era stato un grande compositore, scomparso troppo presto e solo recentemente. La musica aggradava la signora Roberts, anche se non avrebbe mai ammesso di adorarla, perché per quanto questa potesse essere usata come strumento di diffusione della fede, era giusto e corretto adorare solo e soltanto Lui. Lilith si trovò al centro della stanza, incapace di elaborare dei pensieri logici circa le ragioni per cui si fosse recata proprio là. Il cuore, però, come una sorta di presagio, le batteva molto forte, consapevole forse che le future azioni avrebbero avuto delle conseguenze, ma una vocina dentro la testa le diceva di non curarsene, di destarsi dal mondo di Morfeo e di iniziare quantomeno a prendere coscienza della realtà vera, concreta e cruda che la circondava, quella che la propria famiglia si ostinava tanto a nasconderle. Glielo aveva persino lasciato intendere Luna, sottoponendola al suo giudizio:"Sei così innocente e ingenua", aveva difatti detto. Eppure non aveva parlato con la stessa tonalità con cui il fratello era solito dirglielo, anzi, sembrava tra il divertita e l'esasperata. A Lilith non piaceva ricordare quegli istanti, ne sentiva ancora l'umiliazione addosso.
Una volta aver messo in ordine i pensieri, si guardò circospetta intorno finché non trovò proprio il fine ultimo della propria ricerca: la toilette antica della nonna che la madre si ostinava a tenere con sé, in ricordo della defunta. Non che la signora Bethany avesse amato in maniera genuina la madre, che in vita era stata una bisbetica e stizzosa che la cacciava dagli incontri con le amiche perché non ritenuta degna di stare tra loro, ma era tradizione della famiglia che si tramandasse almeno un oggetto di valore alla progenie, e lei non si era sentita di disobbedire. Lilith si sedette dunque sulla piccola e morbida sedia, grazie al cuscino di colore rosso. Non sapeva esattamente cosa stesse cercando, ma era sicura che lì avrebbe trovato qualcosa che poteva suscitarle emozioni, sentimenti. Aprì il cassettino e vi trovò solo fermagli dorati e svariati oggetti curiosi con cui la madre si abbigliava il volto e i capelli. Afferrò quello che le sembro più familiare: era un piccolo tubetto dorato da cui tolse il coperchio. Dentro vi era una punta colorata di rosso. Lilith scavò nella sua memoria mentre lo osservava con attenzione, fin quando improvvisamente non ricordò la madre che ne applicava un poco mentre sedeva sul letto con uno specchio a mano color oro. L'aveva rimproverata e cacciata via, ma Lilith non aveva compreso esattamente perché: sua madre urlava talmente spesso che non ci faceva più caso. Tranne in presenza di estranei. In presenza di questi ultimi, Bethany era pacata, sicura di sé, equilibrata. Aveva tutto sotto controllo. Lilith si guardò allo specchio. Non aveva mai prestato particolare attenzione al proprio viso, mai concentratasi sui dettagli, l' osservarsi si riduceva al momento in cui la mattina, una volta sveglia, si recava in bagno per lavarsi il volto.