Capitolo 3: interrogativi e medicine

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Parcheggiò la macchina vicino alla farmacia e vi si diresse. Era molto vecchia e secondo la targa era in piedi dal 1970 e quindi era un po' malandata ma ancora in piedi, era stata da poco ridipinta e lo si poteva notare da alcuni grumi negli angoli dell'insegna che recitava la scritta " farmacia da Angelo" quindi era stata fondata da persone di origini italiane.

Le vetrine non avevano decorazioni tranne che per gli stand di medicinali, creme e altro ancora al loro interno.

L'entrata era nell'angolo tra una vetrina e l'altra che davano su due strade diverse.

Lauren aprì la porta e questo suo movimento fu accompagnato da un tintinnio proveniente dall'angolo superiore sinistro dell'entrata.

Alzò lo sguardo e notò che in quel punto vi era un acchiappa sogni pieno di perline e piume.

Si diresse verso il bancone dove vi era un ragazzo di circa vent'anni con i capelli rossi e da poco sbarbato che la stava osservando.

"Salve signorina, che cosa desidera ?"
Chiese il ragazzo facendo un largo sorriso.

"Salve sono l'agente Lauren Sanders dell' FBI e vorrei vedere il suo capo" rispose lei mostrando come di consueto il suo distintivo.

Il ragazzo, con una faccia un po' preoccupata, rispose:"Venga da questa parte per favore", così dicendo aprì una piccola anta che era nel muretto del bancone, per permetterle di entrare.

La farmacia non era molto grande infatti, il corridoio che percorsero per arrivare allo studio del direttore era talmente stretto che dovettero camminare a fila indiana, con l'impiegato davanti e Lauren dietro.

Quando arrivarono a quella stanza il ragazzo bussò e nei pochi secondi prima che la porta fosse aperta dall'interno, Lauren aveva intravisto la targa che recitava la scritta "Dott. Donald Greyson, direttore".

"Salve signorina, cosa posso fare per lei?" Chiese l'uomo che aveva aperto la porta. Era un uomo anziano di circa sessant'anni, con una barba incolta con striature grigie. Aveva gli occhi castani, il riporto e i pochi capelli che gli restavano, erano quasi tutti grigi tranne qualche ciocca nera, che mostrava il loro colore originale.

Aveva dei lineamenti comuni, con un naso a patata e gli occhi erano coperti da un paio di occhiali molto spessi con la montatura marrone chiaro.

"Sono l'agente dell'FBI Lauren Sanders e ho bisogno di porle qualche domanda su Sarah Brown, una sua impiegata" chiarì Lauren, mostrando di nuovo il distintivo all'uomo che dopo la sua affermazione aveva abbandonato la sua espressione gioiosa per una triste e sconsolata.

"Si accomodi pure , agente," la invitò l'uomo. Lauren si sedette su una delle sedie davanti ad una scrivania mentre l'impiegato chiudeva la porta.

Intanto il direttore si era seduto sulla poltrona che era posta dietro alla scrivania e le aveva chiesto osservandola :"cosa desidera sapere su Sarah Brown ?"

" Come era come impiegata? Aveva problemi con qualche suo collega? " Domandò a mitraglietta lei, ripensando agli argomenti che voleva approfondire dopo la chiaccherata con i genitori della vittima.

"Era un ottima impiegata, non mi ha mai dato problemi, anzi, nell'ultimo periodo ha lavorato e fatto più straordinari di chiunque altro. Non credo che avesse problemi con i colleghi, ricordo che era molto legata a una in particolare, credo la signorina Miller, lo rammento poiché mi aveva chiesto più volte di avere il turno contemporaneo al suo. Essendo il suo capo non ho mai saputo molto della sua vita privata, so solo che ogni tanto usciva con i colleghi per qualche birra o altre cose di questo tipo" Rispose l'uomo, ma verso la fine aveva assunto un'espressione ancora più triste di quella di prima.

Un mondo di persone grigie , dalle ombre rosseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora