Hinata's Pov.
"Niente, è che l'ho supposto dato il fatto che cammini male stamattina" dissi ridendo per poi pensare alla sera prima.
"cosa mi nascondevi ieri sera?" gli chiesi subito dopo avvicinandomi al frigo per prendere qualcosa da mangiare. "Ieri sera? Niente perchè?" rispose lui avvicinandosi a me e abbracciandomi da dietro per poi lasciarmi un bacio sul collo ridacchiando.
"dimmi la verità bakayama"misi le mani sulle sue alzando la testa cercando di guardarlo quando lui chiuse il frigo con il piede e tirandomi indietro mi girò di scatto sbattendomi al muro.
Mise una mano di fianco alla mia testa, con l'altra mano mi prese il viso e disse "non chiamarmi bakayama che tu sei solo una piccola carotina, intesi?" ridacchiò avvicinandosi alle mie labbra.
"Bakayama" risposi sfidandolo con un piccolo ghigno sul volto per poi dargli un bacio pieno di passione.
Lui ricambiò il bacio e disse "Se ti prendo ti faccio camminare male io gamberetto, e non ti faccio nemmeno sedere più. Non intendo per il mal di schiena però" ghignò mettendomi una mano sul sedere.
Arrossii capendo perfettamente cosa intendesse e lasciandogli un paio di baci sul collo riuscii a sfuggirgli andando a sedermi sul divano.
"però... c'è qualcosa di strano in lui rispetto a ieri sera. Non capisco il motivo per cui se oggi mi ci avvicino sento un forte dolore al petto e non riesco più a controllare... ah, no sarà una mia impressione" pensai per poi sospirare affranto.
D'un tratto sentii di non poter più tenere per me il mio segreto, non chiedetemi perchè, lo sentivo e basta
Poco dopo Tobio mi portò un gelato e mi brillarono gli occhi per la felicità, certo il gelato di mattina non dovrebbe fare benissimo, ma per una volta volevo fare uno strappo alla regola.
Presi il gelato dalle sue mani e notai che cominciò a sciogliersi.
"merda... che problemi ho oggi?" pensai mangiando il più in fretta possibile prima che potessi sporcarmi tutto.
Tornai a casa mia la sera stessa dicendo che Natsu, mia sorella, non si sentiva molto bene.
Da quel giorno i miei comportamenti nei confronti di Tobio si fecero sempre più strani, perchè sapevo che continuando a stare con lui mi sarei fatto del male e gliene avrei fatto altrettanto. Cominciammo a vederci solo la sera per fare una passeggiata insieme, mano nella mano, nonostante il dolore che mi uccideva pian piano, mi dispiaceva così tanto non potergli stare accanto, ma non riuscivo a capire il motivo per cui più dimostravamo il nostro amore, più il dolore si faceva insopportabile.
Un giorno, tornando da scuola, decisi di parlarne con mia madre, per capire cosa mi stesse succedendo.
"Mamma... sai quel ragazzo di cui ti ho parlato?" dissi e arrossii quando lei rispose "Quello che mi dici essere il tuo migliore amico ma di cui sei palesemente innamorato perso e non si capisce per quale motivo ancora non ti ci sei messo? Si, forse ce l'ho presente, vuoi farmi vedere un'altra foto per sicurezza?" rise e mi guardò con la coda dell'occhio mentre cucinava.
"Dai mamma non è vero che mi piace!" risposi, ma lei si girò guardandomi con insistenza ricevendo un "si ok hai ragione, mi piace.".
"Si capiva soltanto da come ne parlavi Shoyo, non ti preoccupare, ho accettato molto di più nella mia vita, tu devi solamente essere te stesso" mi disse pensando che il mio problema fosse quello. Mi alzai dirigendomi verso di lei per poi dire "No mamma, il problema non è quello, il problema è che più mi avvicino a lui, più mi sento male e non riesco a comprenderne il motivo. Tu sai bene qual'è il mio problema, non voglio ferirlo così, non se lo merita, è una così brava persona in fondo" lei allora mi prese per le mani e mi disse "se tieni veramente a lui diglielo, parlagliene, svelati per quello che sei... mal che vada fai come hai fatto con... hai capito. Sai che non posso aiutarti su questo, non lo sa forse neanche tuo padre, inoltre dovresti tornare tu sai dove per avere una risposta in merito, o scavare ancor di più in te stesso per capire meglio". Piansi. Piansi senza più fermarmi per ore ed ore. Non riuscivo a credere che l'unico modo che avevo che avevo per non far star male me e Tobio era parlarne con lui e rischiare di perderlo per sempre o ancora peggio... tornare in quel maledetto luogo, dove tutto mi sarebbe stato negato già in partenza, e non sapere mai se sarei tornato o come sarei tornato.
STAI LEGGENDO
«il ragazzo che ero.» Kagehina
FantasiaPenso che la gente cambi tutti i giorni, anche se per cambiare profondamente serve qualcosa, qualcosa che cambia il modo di pensare e a volte anche il modo di esprimersi. Occasionalmente questo "qualcosa" diventa più simile ad un "qualcuno" o talvol...