Una promessa è una promessa

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Zulema's pov

Sono ormai passate due settimane da quando ho varcato i cancelli di quel buco di merda Cruz del Norte, lasciando al suo interno un branco di figlie di puttana che spero di non rivedere mai più in tutta la mia vita ed assaporando la tanta agognata libertà.

Bisogna sapere che è stata proprio la voglia di libertà a tenermi così attaccata alla vita quando ero in carcere, che ha dato un senso ai miei giorni e che mi ha spinta a svegliarmi ogni mattina dandomi la forza di dire "porca puttana prima o poi uscirò anch'io da qui dentro". 
Effettivamente sono uscita, dopo anni, finalmente sono fuori ma non è esattamente come lo immaginavo: essendo una ex detenuta, non posso lasciare ancora il paese per i prossimi 2 anni, infatti già mi immaginavo in Marocco a vivere una vita completamente diversa, ma evidentemente non posso; inoltre devo fare i conti con il mio agente di libertà vigilata, ogni mattina, infatti, mi raggiunge nel buco dove vivo insieme ad altre ex detenute (mi è stato assegnato dagli ufficiali del carcere fino a quando non trovo un lavoro stabile e possa permettermi un mini appartamento) e mi obbliga a fare le analisi delle urine, per accertarsi che io non mi drogassi o non bevessi alcolici fuori orario, inoltre mi tartassa chiedendomi se ho trovato un lavoro e si aspetta anche che io gli paghi le spese per il servizio.

Insomma, sto nella merda fino al collo.

Effettivamente l'ho trovato un lavoro, un misero lavoro in un autolavaggio pagato 7 euro al giorno con un extra di 3 euro  ma solo se il cliente desidera che gli vengano puliti anche gli interni della sua vettura.
Ovviamente con questo lavoro non riuscirò mai a permettermi un mini appartamento e quindi sono obbligata ancora a vivere insieme a queste figlie di puttana: alcune le conosco, altre un po' meno, ma alcune facce ti restano impresse ed è esattamente quello che sta accadendo con una di loro...

"che cazzo guardi da mezz'ora?" sbotto infatti contro quella che un tempo era il braccio destro della cinese Akame "ti devo spaccare la faccia?" insisto ancora nervosa, alzandomi di scatto da questo lurido divano sopra il quale sto seduta quasi tutta la giornata.

Con le cinesi non ho mai chiuso davvero la questione, non credo di riuscire mai a perdonare loro la bassezza e la pochezza con la quale hanno tentato di uccidere Macarena Ferreiro; un gesto da vigliacche che mi fa semplicemente voltare lo stomaco.
Non potevo, non potevo assolutamente permettere che il mio peggior nemico ci lasciasse le penne in una maniera così poco dignitosa, ma soprattutto, non potevo permettere a nessuno di ucciderla.

Dovrò essere io a farlo, dovrà morire per mano mia e nonostante io abbia provato tantissime volte ad ucciderla, guai a chi la tocca, guai a chi la sfiora.

Ho pensato a lei spesso in questi anni, ricordo che è uscita dal carcere qualche anno prima di me per buona condotta, ovviamente, e di lei non ho mai più saputo niente.

Però una promessa è una promessa: Macarena Ferreiro giuro che ti troverò e ti ucciderò per mano mia. 

"sei ridicola" mi risponde intanto la cinese sorridendo beffardamente "ti proclamavi la regina del carcere, ma non appena la bionda stava per tirare le cuoia, hai cercato di rianimarla piangendo" insiste lei, ridendo insieme a quelle galline delle sue amiche

"sei fortunata" rispondo poi io tranquilla e sorridendo sicura di me "oggi sono di buon umore" dico ancora alzandomi dal divano ed avvicinandomi alla porta per poter uscire e fare due passi in questa fredda notte di marzo "ma inizia a pregare perché non appena torno..." aggiungo ancora, mettendo la mano sulla maniglia della porta, per poi girarmi un'ultima volta verso di lei con uno sguardo di sfida "...sei morta".

Esco così dalla casa famiglia in cui sono costretta a vivere, prendo il cellulare dalla tasca e attivo il navigatore che mi porterà esattamente dove desidero andare da quando sono fuori da Cruz del Norte.

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