Two.

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"Harry!" Grida.

"Harry!" Niente.

"Hazza!" Questo è il soprannome con il quale Louis chiama Harry subito dopo i loro baci rubati e segreti.

Trovato.

Il minore è rannicchiato negli spogliatoi, tra un armadietto e l'altro, in modo da non farsi vedere, cuffie alle orecchie, sigaretta in mano, braccia poggiate alle ginocchia rannicchiate contro il petto e sguardo rabbioso di un verde più tendente al nero che al solito smeraldo.

Vede Louis.

Percorre con gli occhi l'intero corpo fino ad arrivare ai tanto temuti occhi azzurri che lo sanno fregare sempre, sono  una calamita per il piccolo Harry, quel blu che gli fa pensare al cielo, al mare e tutto ciò che ricorda qualcosa di bello e solare.

"Che vuoi? Non mi sembra che siano già arrivate le tre, visto che non è neanche mezzogiorno! Dovresti tornare a lavorare.."

"Che ti prende?" La voce squillante, quasi fastidiosa di Louis fa aumentare il nervosismo dell'altro, il quale si riposiziona la cuffietta all'orecchio, precedentemente tolta, senza curarsi della domanda che gli è stata posta. Il maggiore però non ha intenzione di arrendersi, forse consapevole del fatto che se continua a tormentarlo, Harry parlerà di tutto ciò che vuole sentirsi dire, così si siede davanti a lui, gli sfila nuovamente la cuffietta con infinita calma, riuscendo a sentire la canzone che lo distrae dalle sue parole: Some Love.

"Mi dici che è successo? Non sarai mica geloso? Io non sono come te, lo sai.."

Louis, senza rendersene conto, ha appena distrutto il suo piccolo Hazza , che però non mostra alcuna espressione , resta neutro, né triste, né felice, come se non avesse neanche sentito le sue parole, pronunciate con estrema sicurezza. Ma in realtà il piccolo Hazza sta pensando, pensa se davvero è consapevole del fatto che il suo compagno non sia come lui, al motivo per il quale ha pronunciato quel "io non sono come te" quasi come un'accusa o un insulto, pensa a quanto possa essere fragile se solo cinque parole uscite da quelle esili labbra possano averlo frantumato in milioni di pezzi.

"Vattene!" Si limita a dire con estrema tranquillità, recuperando dalla sua mano la cuffia e indossandola.

Ed eccolo. L'ennesimo bacio. La coerenza di Louis..

Harry ha smesso di pensare, di porsi domande, l'unica cosa che è in grado di fare è muovere la lingua alla ricerca di quella dell'altro, sapendo che per lui sarà solo un altro dei tanti baci insignificanti da parte di un ragazzino che si diverte a fare il gay e attirare la sua attenzione. Questa volta però c'è qualcosa di diverso, appare un bacio più ricercato, anche da parte di quello che finge di essere etero, più passionale, quasi.. più vero.

Il maggiore poggia una mano sulla guancia di Harry e l'altra su un ginocchio per poter trovare la spinta per forzare di più le labbra su quelle dell'altro, ma, non appena le sue dita sfiorano l'uniforme arancione del più piccolo, quest'ultimo si ritira, non concludendo il bacio e lasciando Louis con gli occhi sbarrati e scioccato, non sa il perchè Harry si sia staccato, né perchè ora ha la testa china e le guancie rosse.

Istintivamente cerca solo di scusarsi con un banale "Ho fatto qualcosa di sbagliato, Haz?"

"N-no. Devo tornare a lavoro" Mente il minore, alzandosi velocemente, ma Louis, dotato di riflessi notevolmente più buoni di quelli del compagno, lo afferra per un braccio facendolo ricadere a terra, più vicino al suo volto.

"Dimmi cosa c'è che non va? Ti prego!" Sussurra imbarazzato, non è il tipo di implorare le persone a parlare, è troppo orgoglioso per farlo, ma questa volta è davvero curioso di sapere perchè il suo Hazza ha avuto questa reazione,alla fine non è cambiato nulla rispetto agli altri giorni, perchè in effetti Eleanor e Louis non fanno altro che punzecchiarsi ogni secondo, con battutine e frasi spiritose e perverse e l'altro non fa mai scenate di gelosia, tiene la rabbia dentro, abbassa la testa, distoglie lo sguardo e torna a pulire.

Neanche Harry è il tipo di rispondere facilmente alle domande del collega, soprattutto di questo genere, tolte le volte che si fissa a guardare i suoi occhi, che lo fanno cedere improvvisamente, eppure questa volta, anche con gli occhi bassi a guardare le scarpe, Harry parla:

"Tutto Tomlinson, non c'è nulla che vada bene!" Alza lo sguardo, lo fissa, ma non è per questo che ha deciso di parlare, è più uno sfogo di problemi accumulati, una rabbia troppo repressa, un macigno troppo grande da portare dentro, delle parole che vogliono uscire per essere spiattellate in faccia a quello che è la causa per eccellenza di tutte le sue complicazioni e allora continua: "Io non vado bene, perchè TU mi fai sentire sempre così maledettamente sbagliato! TU non vai bene perchè hai quel fottuto sorriso e quei fottutissimi occhi che io non riesco ad evitare! L'oca che è nell'altra stanza non va bene perchè per TE è sempre così attraente e sexy da meritarsi ogni giorno un giro gratis sul tuo fottuto cazzo."

Dopo ciò Louis non può far a meno di ridere, abbastanza forte da far sorridere anche l'amico.

"Scusa ma sembri davvero una checca isterica!" Continua a ridere, facendo però smettere il minore, infastidito per il suo comportamento infantile.

"Fanculo Tomlinson!" Sputa Harry, alzandosi di colpo e lasciando la stanza, lasciando nuovamente il compagno senza parole.

Non tutti gli sbagli vengono per nuocere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora