Capitolo 12 - Sicurezza

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Senzafermarci un solo istante continuavamo la nostra corsa disperata allaricerca della salvezza. Se solo fossimo arrivati all'area 51,avremmo potuto cercare di chiuderci all'interno, magari combattendoquello che era rimasto al suo interno.

Idemoni urlavano in lontananza ma ormai eravamo già distanti. Avereuna macchina a quest'ora sarebbe stato davvero magnifico.

«Quantoci vorrà ancora?» domandò Doc. Sapevo che era distrutta, cosìcome tutti noi. Ma non ci saremmo potuti fermare.

«Troppo»tagliai corto.

«Ragazzi,non ce la faccio» iniziò a dire Flash. Mi voltai per vederlozoppicare vistosamente. Per quanto mi dispiacesse per lui, non c'eraniente che potevamo fare. La gamba era messa male e le bendeiniziavano ad essere logore ed inutili.

Correvamonel buio, con le sole stelle ad illuminarci il cammino. Pareva quasiche il cielo si tingesse a tratti di un colore rosso sangue maprobabilmente era solo la mia impressione. Ormai la mente eracompletamente fottuta da quella dannata invasione.

«Nonpossiamo fermarci? Almeno a riprendere fiato».

Osservandomiintorno notai come non ci fosse nulla che avesse potuto fare al casonostro. Eravamo dannatamente scoperti e avremmo rischiato inutilmentela vita. Per quanto avessi voluto riposarmi a mia volta, dovevodeclinare.

«Magaridopo».

«Buono,se provassimo là?» domandò Smilzo.

Indicòuna nicchia nascosta che non sarei riuscito a vedere nemmenoutilizzando un visore notturno e per quanto i miei sensi stesserodicendo che non era una buona idea, dovetti arrendermi. Dopotutto leurla degli zombie e dei demoni erano abbastanza distanti quindi unpo' di riposo non ci avrebbe fatto male.

Oalmeno così speravo.Cazzo, quanto mi sbagliai. Ogni volta chepensavo di fare una mossa intelligente, venivo smentito subito dopo.Una volta entrati all'interno della grotta, ci sedemmo tutti quanti aterra, per riposarci. Montammo alcuni turni di guardia, dovedecidemmo chi sarebbe rimasto a controllare l'entrata, onde evitaresorprese.

Cambiammoil bendaggio di Flash e lo sostituimmo con garze pulite edisinfettanti. Io e Doc ci passavamo una bottiglia d'acqua.

«Area51. Quante stronzate» disse lei.

«Cosapensi che troveremo?» domandai. Lei mi scoccò un'occhiataindagatrice e poi alzò le spalle.

«Nonne ho la più pallida idea, ma qualunque cosa sia...spero che possafunzionare. In ogni caso, l'umanità sembra fottuta».

Nonmi piaceva questo suo pessimismo. Dovevamo provare e qualsiasi cosafosse questo stupido progetto per la salvezza del mondo, dovevamotrovarlo. Però cosa avrebbe comportato?

Chesicurezza poteva avere intorno? Erano tutte domande a cui non avevamouna risposta.

Eravamorimasti in sei e tutti quanti dovevamo cercare di portare a terminequesta missione. Avrei tanto voluto anche fare un brindisi perl'aiuto che Tech ci aveva dato, ma non avrei voluto perdere ilcontrollo dei sensi con dell'alcol.

«Ache cosa pensi?» mi chiese Smilzo.

Dovevoavere una brutta faccia, se qualcuno si accorgeva dei miei pensieri.

«Atutto quello che sta succedendo. È ridicolo» borbottai. «Siamo inguerra contro l'inferno e stiamo cercando un modo per aprire unsarcofago che ci salverà tutti».

«Behper quanto ridicola» mi disse Doc. «Se funziona, perché no?».

«Noneri la più pessimista?» le chiesi.«Forse».

Citrovammo tutti quanti a ridere e scherzare, qualcosa che nonsuccedeva da tempo. Quel momento di pace sembrava cancellare tuttigli anni d'orrore che avevamo vissuto. E forse fu quello che cifregò. Perché nessuno di noi sentì il sibilo che proveniva dalleprofondità della caverna.

Sopravvivenza della TerraWhere stories live. Discover now