Capitolo 11 - Imboscata

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Scappammo rapidi. Non potevamo rischiare di essere uccisi da quell'imboscata. Le urla degli zombie e dei demoni si udivano in tutta l'area circostante. Dovevamo sopravvivere e trovare il vero salvatore del mondo. Ma quei dannati demoni non ci avrebbero lasciato scappare così facilmente.
Flash, il più veloce tra noi, aveva qualche difficoltà con la gamba ferita ma teneva duro.
Doc era un'esperta di cardio quindi non aveva problemi.

Smilzo e Poker gridarono qualcosa ma non riuscii a sentire. Quello che udii fu solo l'esplosione che mi lanciò a terra. Rotolai per qualche metro, imprecando per l'improvviso dolore alla spalla. Le lacrime mi impedivano di vedere cosa ci aveva colpito. Ma l'odore di zolfo era davvero forte e mi nauseava parecchio.

«Un portale!» gridò Poker. Adesso capii. Cercai di rialzarmi in piedi il più in fretta possibile, tenendo il fucile ben saldo. Se solo fossi stato disarmato per me sarebbe stata la fine.

«Dove?» chiesi di rimando. Quando sentivo la parola "portale" mi si rizzavano tutti i peli in corpo. Quelle creature li usavano per spostarsi in ogni punto del mondo, senza difficoltà. Abbiamo sentito di umani che hanno provato ad entrarci. Chi ne è uscito aveva due possibilità.
Impazzire o diventare un puzzle umano. Non avrei saputo dire qual era la peggiore.

Un'altra orda di nemici comparve davanti ai nostri occhi ma non ci facemmo intimidire. Iniziammo a sparare verso la loro direzione, falciando le prime linee nemiche. Dopo questa lotta, avremmo dovuto cercare in qualche dannato villaggio abbandonato per munizioni e stronzate simili.

«Adesso ci penso io!» gridò Poker. Tirò fuori da una delle tasche anteriori una granata, tolse la sicura con i denti e la lanciò vicino al portale. Un'idea intelligente, non potevo negarlo. Questa esplose, così come il portale e tutti i nemici che stavano provando ad attraversarlo.

Il caos del deserto venne interrotto da un silenzio terrificante. Non mi sarei mai immaginato di poter sentire quasi i miei pensieri, non accadeva da molto tempo.

«Allora, capo. Cosa facciamo adesso?» mi domandò Doc, con fare ironico.

Io la guardai e diedi un calcio ad uno degli zombie morti, facendo della sua testa una palla da rugby.
«Ci servono provviste» dissi.

Sapevo che quell'imboscata era solo l'inizio dei nostri problemi.

Sopravvivenza della TerraWhere stories live. Discover now